Primavera di Verga e l’odore della carta

Da Olga

Atto Primo.

“no. è solo che sono angosciata per il lavoro”

“oh, figurati, allora non preoccuparti. E io che in uno slancio tardoromantico pensavo che fossi incinta”.

Atto secondo.

“com’è leggere sull’ebook?”
“è come leggere”
“ah, sarà che io sono ancora legato al sapore tardo romantico della carta, ma non riuscirei a leggere su un ebook”

“io riesco a leggervi perché riesco a leggere”

Epilogo.

Sarà che non ci vedo nulla di particolarmente romantico in uno Struzzo Einaudi, e che il profumo della carta ha un senso se le parole impresse su di essa sono degne di odore, e che essere incinta è un problema, al più,  tardo adolescenziale, ma non avrei mai detto, che dei due nei due dialoghi, sarei stata io a indossare le vesti della cinica. (le vesti della cimice).

Tuttavia, di comico ci sono quelli che denigrano l’ebook perché preferiscono l’odore della carta. Ti scrutano con una quasi superiorità morale come se tu, con questa tecnologia,  stessi contribuendo alla fine del mondo e dei buoni costumi – che si sentano pure più intellettuali e lettori di te, che di solito siano uomini, e che siano persino inconsapevoli di quanto la scrittura sia stata, a sua volta, tecnologia denigrata, questi sono solo fatti corollari alla fine del mondo. Che a questo punto spero imminente ci colga tutti con un libro in mano,  romantica. CRAC.

Epilogo II.

Il tutto mi rimanda anche all’inizio di Anna Karenina o di un altro russo cominciato e non finito in cui a un certo punto, del carattere di un inetto si dice più o meno: leggeva i giornali e la pensava come l’opinione pubblica voleva che pensasse. E’ che per me “l’odore della carta” è un’espressione brutta e abusata come “nosocomio”, “il sisma”, e “mia madre”.

Epilogo III

E che poi a un certo punto mi dà pure noia che mentre sto leggendo in grazia dyddio la gente mi debba bloccare per dirmi che preferisce l’odore della carta. Il prossimo che me lo dice rispondo “Sai io ho un blog… “.

Epilogo 4, aggiunto postumo.

Mi hanno persino detto che sono di un postmoderno inconsapevole e coerentissimo. Io ho riso, dentro di me, sentendomi vanamente beffata e beffandomi vanitosamente dell’intellettualino di turno, mica è roba da televisione, mi son detta. Poi ho riletto fino all’epilogo 3 e ho pensato “o-o” (che in smile è: o_ O).