Primi appunti Azzurri in vista del 6 Nations

Creato il 04 gennaio 2012 da Rightrugby
Il commissario tecnico Jacques Brunel è stato intervistato da Domenico Calcagno per il Corriere della Sera, ad un mese dall'inizio del Six Nations 2012. E in ciò che risponde lascia interessanti appunti da fissare su qualche post-it e da riprendere poi durante il torneo. E con il primo - speriamo - sgombra il campo da qualsiasi altra domanda sull'affermazione con la quale si era presentato all'Italia, vale a dire quando affermò di voler vincere il 6N entro tre anni. "Se l'ho detto è perché ne sono convinto", risponde l'ex Perpignan. Dopo tutto, che altro dovrebbe dire un allenatore appena arrivato per gasare i suoi? Per cominciare a costruire non solo un gruppo, ma soprattutto uno spirito? Dovrebbe infondere fiducia e "aumentare" il loro testosterone o raccontare ai suoi ragazzi quanto è dura stare al mondo? Non servono indagini sociologiche per arrivare alla conclusione più logica, specie in termini di spogliatoio. "Al primo raduno ho detto ai giocatori che non sono venuto qui per finire sempre in fondo al torneo. Non è questa la mia ambizione" e non è l'ambizione di nessuno. "Gli italiani sono latini, sono simili ai francesi per cultura e modo di vivere. Devono migliorare nel gioco, nella disciplina. Ma se ci sono riusciti i francesi, perché non dovrebbero riuscirci gli italiani?".

Per Brunel - che aggira subito l'ostacolo "litigiosità nel rugby" ricordando che in 23 anni di carriera da allenatore ne ha visti di scazzi e la Francia, poi lo sappiamo, ogni anno regala nuove polemiche nei rapporti club / nazionale per esempio - "la struttura (per far bene) c'è: le accademie, le franchigie, il campionato d'Eccellenza. Dobbiamo farla funzionare al meglio. Ho visto giovani con un grande potenziale, sono la nostra ricchezza per il domani. E ho visto che bisogna migliorare il rapporto tra federazione e franchigie, trovare una complicità". Complici nel piano: lascerebbe intendere che è il momento di lavorare con i patti chiari, evitando certe sparate (del tipo "guardate che voi siete in Celtic per il bene dell'Italia e non per vostro tornaconto personale"?) e guerre di raccomandate espresse. Sarebbe anche interessante che qualche luogotenente federale uscisse definitivamente allo scoperto, mostrasse le carte che ha sul tavolo per sbrogliare la matassa una volta per tutte, senza tirare ovviamente in ballo gli Azzurri come squadra a mo' di scudo umano. 

Il pirenaico sa che il 6N è competizione dura: "Sarà difficile, poche storie", sottolinea guardando alla realtà dei fatti. "Ma tutto il torneo sarà difficile", considerate pure le trasferte a Parigi, a Cardiff e Dublino, mentre all'Olimpico si affronteranno Inghilterra e Scozia. Par di intendere che nel clima generale la vittoria sugli scozzesi sia data per assodata e che lo scalpo per il 2012, dopo les Bleus di un anno fa, debbano essere gli inglesi. Ma Brunel ci va piano: "Battere gli inglesi che escono da un Mondiale disastroso? Attenzione, l'Inghilterra è la squadra più fisica, quella che ti lascia più segni addosso il giorno dopo". Stavolta non dovremmo dunque metterci a imitarli per il campo come nella mossa suicida di Twickenham nella passata edizione. 


"Ho tre leggi: velocità, scelte e larghezza del campo", fissa il mister. "Una squadra deve avere equilibrio, un gioco completo, diverse opzioni". E quindi? E quindi si va al 6N con il gruppo che era in Nuova Zelanda, "c'è poco tempo e poco da scherzare" e Sergio Parisse capitano (sempre che la terza linea lo voglia ancora). Poi arriverà l'estate e allora e una nuova stagione. E non dite che non aveva avvertito.  

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