Tu da ieri (ufficialmente) cammini. E lo fai così… senza neanche farti notare. Ti sposti da un punto all’altro della casa con i tuoi passetti incerti e le braccia a darti equilibrio. E mi commuovo e mi sento anche un po’ una caccola perchè ne gioisco sì con te, ma forse non come ho fatto all’epoca con tua sorella. E’ proprio il tuo esserci riuscito da solo e il tuo spostarti così “silenziosamente” che mi fa capire quanto tu sia speciale. Stai facendo tanti di quei progressi e adoro il tuo essere così indipendente e discreto.
Da poco hai scoperto l’ebbrezza di mangiare da solo e spalmarti in faccia e nei capelli il sugo e ciancicare la pasta con le tue dita sudaticce come fosse la plastilina. E poi quando inizi ad infastidirti di tutta questa roba appicicaticcia la lanci per aria.
Quando tua sorella è in altro affaccendata tu giochi per conto tuo scoprendo nuove cose e nuovi utilizzi di alcuni giochi (tipo martellare la fattoria parlante per farla funzionare, usare i mestoli della cucina di legno come bacchette per lo xilofono), arrampicarti sullo sgabello del bagno e prendere gli spazzolini, rovistare i cassetti o svuotare il mobile della cucina per divertirti a srotolare la carta da forno. Togliere i tappi a tutti i pennarelli e scrivere sul pavimento, assaggiare talvolta i colori a cera. Schiacciarti le dita sotto la tavolozza, dopo aver fatto finire il ciuccio nel cesso.
E così… per fare paragoni: tua sorella è volata dal letto dei nonni alla soglia dei tre anni. Tu che hai un anno hai già assaggiato il pavimento di casa 3 volte, per fortuna qui abbiamo un tatami.
Qualcuno direbbe… è un maschio. Io dico che sei tu, Elias, il mio specialissimo bambino, speciale come tanti, ma unico per me. E di questa unicità si arricchiscono le mie giornate.