Era primavera ed ero in palestra. Frequentavo il corso di Karate da un paio d'anni con un'amica.Una vera e propria folgorazione per quella disciplina così dura, così rituale ed antica, così profonda.Nella fatica, nel sudore dell'allenamento, in quel silenzio imposto durante gli esercizi, ingabbiavo e scaricavo le energie esplosive dei miei venti anni. Non perdevo una lezione. La prima immagine che ho di lui è un controluce di spalle. Appare in fondo al dojo ad allenamento iniziato." E questo chi è?" penso.Indossa il kimono e una cintura blu. Saluta gli altri con confidenza. " Però che belle spalle" mi sorprendo a pensare.Poi si gira e di colpo incontro il suo sguardo.Ma che razza di occhi. Rimango senza fiato. Verdi chiarissimi, quasi gialli molto simili a quelli di un gatto. Non so perchè ma il mio cuore comincia a galoppare. Il maestro scandisce la sequenza degli esercizi che io eseguo in automatico. Nella mia gola un groppo, nel mio cuore stampati, quegli occhi verdi. Lo osservo a distanza incuriosita per tutta la lezione cercando di valutare approssimativamente quanti anni possa avere, cosa non proprio facile. Con il kimono infatti, siamo un po' tutti uguali, io a dir la verità sembravo proprio una bambina della scuola media anche se avevo vent'anni. Il kimono annnulla gran parte delle differenze, che tu sia giovane, vecchio, donna, uomo o ragazzino, che tu sia operaio o manager, ricco o povero, quella veste bianca annulla tutto. In quel momento sei un praticante e quello che ti contraddistingue è solo il colore della tua cintura che indica il livello di esperienza.
Poi arriva il momento del combattimento a coppie.Ci posizioniamo in ordine di grado e ci mettiamo uno di fronte all'altro. Combatto con il maestro. Sono un po' distratta e non riesco bene a parare qualche pugno che mi arriva di striscio. La pelle mi brucia, ma non sembra interessarmi un gran chè. Con la coda dell'occhio seguo il nuovo arrivato. Il maestro comanda di fermarsi e di cambiare le coppie.
Quegli occhi verdi sono di colpo ora di fronte a me.
Mi fissano. Occhi negli occhi. Come in ogni combattimento.
Mi fissano, stavolta sento che non è come in ogni combattimento. In quegli occhi mi perdo.Mi assento e non sento il comando dell'attacco.Un pugno controllato ma deciso mi colpisce in piena pancia.Occhi verdi, non scherzi! Bel contatto!Cado all'indietro seduta in terra. Mi raggiungi e mi porgi la tua mano per rialzarmi. Quel contatto mi fa vibrare dentro qualcosa. Mi chiedi se è tutto ok, e per la prima volta sento la tua voce. Mi incollo a quegli occhi col cuore che batte.
Quanta strada da quel primo incontro-scontro.
Quegli occhi verdi hanno poi avuto un nome, un sapore, un profumo e sono diventati presto il centro dei mie pensieri. Il nostro amore, nato in un dojo, è cresciuto con tempo ed è diventato la nostra scommessa. Ci sono state tante uscite insieme, qualche viaggio, un matrimonio, una casa, due figli, il lavoro che cambia, gioie e dolori e la vita quotidiana insieme. E proprio oggi che i doveri e le incombenze ci risucchiano, proprio oggi che sento il peso e la fatica della quotidianità proprio oggi mi piace ricordare quel giorno.
Per riassaporare il momento in cui i nostri sguardi si sono incontrati ed è nato tutto.
Ironicamente, da un pugno.
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