Il post che segue non è scritto da me, ma dalla brava Chicchina.
Mi sono resa conto di non potere scrivere niente su questa ricorrenza del primo maggio, che per tanti anni è stata onorata, celebrata, come festa dei lavoratori.
Oggi dovremmo ricordare tutti coloro che non hanno ancora un lavoro, o l’hanno con stipendi o salari da fame, o sono precari da anni, senza alcuna sicurezza. I giovani senza futuro, gli anziani che stavano per andare in pensione e all’ultimo minuto si sono trovati a dovere lavorare ancora per anni, i piccoli imprenditori che sono falliti, i suicidi.
Non è festa, oggi.
Ma Chicchina ricorda com’era il suo primo maggio e credo valga la pena di ricordare, assieme a lei.
"LUNEDÌ 30 APRILE 2012
IL PRIMO MAGGIO NEI MIEI RICORDI
E' il I° maggio: festa dei lavoratori e del lavoro.
Ma di questi tempi il lavoro manca e i lavoratori hanno poco da festeggiare.
Negli anni sono cambiati i bisogni, è cambiato il lavoro, sono cambiati i motivi di lotta, i traguardi da raggiungere.
E la giornata del I° Maggio, nelle sue manifestazioni nazionali, si è adeguata, diventando negli ultimi anni momento di festa, di partecipazione, di colore.
Quando la festa era stata ripristinata, dopo la parentesi del fascismo, ero una bambina. Da allora e per moltissimi anni è stato per me un appuntamento fisso.
Aspettavamo con gioia, e per noi ragazzini era un'occasione unica, coincideva anche con la fine dell'inverno, i primi vestiti leggeri.
Ci preparavamo per tempo, io e i miei fratelli e poi con mio padre arrivavamo in paese. Lungo la strada si formavano dei gruppi, sempre più numerosi, perché il nostro era un paese agricolo e per un giorno il lavoro, tutto, si fermava.
Facevamo sosta dagli zii che abitavano all'inizio del paese.
La zia ci faceva trovare sempre qualche dolcetto, della limonata fresca e dissetante.
Mio padre ci lasciava per andare con gli altri compagni: c'era da organizzare il corteo, distribuire le bandiere, assicurarsi che ci fosse la banda, il palco per i comizi, i volantini da distribuire.
Noi assaporavamo il lato più "commerciale “della festa: gelati, qualche banchetto con nocciole, torrone, collanine e roba simile.
Ma quando il corteo era pronto, tutti noi ragazzi eravamo in prima fila, con le nostre coccarde le nostre bandiere,(chissà se erano formato speciale adatto a noi?).
Era una festa di colori, un fiume di persone sotto un mare di bandiere che si muoveva per le strade del paese, e cresceva ad ogni angolo di strada, le porte e le finestre delle case aperte amplificavano se possibile gli inni che la banda
intonava ,e che molti di noi cantavano.
Il corteo terminava in piazza dove c'era sempre qualche bravo oratore che spiegava il senso della festa, le lotte che bisognava portare avanti, i risultati che si erano ottenuti, o sperati soltanto...
Finita la festa era problematico ritornare a casa perché mio padre si fermava continuamente a parlare con gli amici, a commentare, a salutare. E noi non vedevamo l'ora di arrivare e riposare.
L'inno, scritto da Filippo Turati nel 1893,quì completo, risente certamente della retorica del tempo, ma emoziona ancora.
Spero piaccia anche a voi
http://youtu.be/yUNo8g7v8rc
Fonte: http://scrivoescambio.blogspot.it/2012/04/il-primo-maggio-nei-miei-ricordi.html di Chicchina
Immagine dal web