Il titolo del lungometraggio potrebbe essere fuorviante, la ragazza co-protagonista del film non è la classica principessa che potremmo aspettarci da un cartone animato rivolto a piccole fanciulle, infatti non è questo il target di riferimento più adatto all'opera. Alcune scene sono effettivamente forti per delle piccole bambine, la mia Laura ha avuto grosse difficoltà con alcune sequenze dove comparivano sangue, scontri feroci e finanche teste e arti mozzati. Non è ovviamente un film inadatto ai ragazzi, ai genitori consiglio però di valutare l'età e la sensibilità dei loro bambini. Laura per esempio non ha portato a termine la visione preferendo andare a dormire nonostante il film non fosse per nulla noioso, anzi.
L'arte dello Studio Ghibli si conferma di altissimo livello, i disegni impressionanti per bellezza, fluidità e sensibilità fanno sperare vivamente che l'uso della computer graphics non convinca mai i produttori a mettere da parte completamente un lavoro artigianale in grado di regalare agli spettatori ancora così tanto. Non c'è freddezza in questi cartoni animati, i personaggi sono vivi, a un passo da noi e noi tifiamo per loro. Almeno io, personalmente, lo faccio.
Il film si apre in maniera dinamica con una bellissima sequenza dove il principe Ashitaka, in sella al suo fido stambecco, combatte contro lo spirito del cinghiale Nago, trasformato in demone dall'atroce sofferenza causata da una palla di metallo di origine ignota. Nello scontro Ashitaka viene infettato dal demone ritrovandosi con un braccio piagato che gli procurerà atroci sofferenze e con tutta probabilità anche una morte prematura.
Per porre rimedio a questa condizione di sofferenza il principe intraprende un viaggio alla ricerca della fonte del metallo che tanti danni ha causato a lui e allo spirito cinghiale. E' così che si imbattera nella città del ferro retta da Lady Eboshi, interessata a disboscare la foresta per estrarre il prezioso metallo incurante degli spiriti della natura. Durante lo stesso viaggio Ashitaka incontrerà San, una ragazza umana cresciuta dallo Spirito dei Lupi che si batte per scacciare gli uomini dalla foresta e garantire la supremazia della natura, una forza elementale che però ha dalla sua la potenza del Dio Cervo, lo spirito che rappresenta la natura stessa.
E Mononoke? In realtà Mononoke è una parola di difficile traduzione equiparabile a spirito, la Mononoke del titolo è semplicemente Sun, la ragazza combattiva della quale il principe Ashitaka non potrà fare a meno di innamorarsi.
Le ambientazioni nella foresta sono incredibili, immersioni pure nella natura che Miyazaki così tanto ama e rispetta, bellissime e sognanti le apparizioni dei Kodame, gli spiritelli della foresta, così come perfette sono tutte le immagini che portano avanti la storia. Il messaggio è chiaro e di parte, non potrebbe essere altrimenti. Da un parte la fiorente e selvaggia natura, dall'altra lo sfruttamento da parte dell'uomo delle risorse della Terra che porta spesso a scontri, guerre e alla creazione di strumenti di morte. Il film è molto dinamico e anche cruento in alcuni passaggi, magico e sognante per tutto quello che riguarda la parte degli spiriti ai quali la tradizione giapponese sembra così legata. Insomma un'altra opera grandissima, ora non ci rimane che aspettare la nuova fatica da regista del maestro prevista per questo mese in giappone con il titolo Kaze Tachinu. Chissà quando si potrà vederla anche in Italia.