E come status ha tutto il suo bel protocollo che non va mai ne dimenticato, ne evitato, ne sotto o sopra valutato.
La fighetta bresciana è quella che la riconosci a due chilometri di distanza perché ha la borsa di Vuitton penzolante da un braccino magretto, l'occhiale con le lenti a specchio, il capello lungo e l'aria della vorrei ma non posso, ma faccio uguale che tanto paga papà...
Questo ritratto meraviglioso vi è stato offerto da una rappresentante d'eccezione della categoria:
la SOTTOSCRITTA!
Ebbene si.
Sono bresciana e fighetta, non mancata ma riuscitissima.
[...però senza lungo capello...]
Sebbene mi sia a lungo nascosta dietro una parvenza da pseudo femminista guerrigliera, del genere che, alla discussione della maturità, sono arrivata con cartelli dagli slogan suffragetti: "L'utero è mio e lo gestisco io" e "Uomini tremate le streghe son tornate", la mia vera natura da principessina si è poi rivelata con violento ardore nel seguito della mia storia.
E va bene che l'esame della maturità aveva come argomento il femminismo, declinato in praticamente tutte le materie, e l'esposizione fu un trionfo [a parte il biasimo del professore di "scienze della terra", avevo fatto il conto delle teste e sapevo che ne sarei uscita vincitrice, con un parterre di professoresse vaginomunite], ma da lì, il mio essere una Erica Joung si è precipitosamente interrotto, lasciando molto più spazio ad altri elementi imprescindibili nella vita di una fanciulla.
Punto primo: le femministe NON possono accettare altro che la parità nei confronti del proprio compagno; questo comporta niente cene offerte, ma il pagare "alla romana", niente porte spalancate, niente favoritismo di nessun genere e tipo.
Punto secondo: le femministe NON accettano di mercificare i propri corpi, e scelgono un castigato modo di esistere, piuttosto che far parte di un sistema che le sfrutta e le ridicolizza.
Punto terzo: le femministe DEVONO essere solidali tra loro, a prescindere dalle idee e dalle opinioni, per il semplice fatto di essere donne, devono andare d'accordo.
Una volta appurato che questo ABC del retto comportamento da tenersi, non avrebbe fatto per me, ho deciso di declinare la languida offerta di immolarmi sull'altare della sorellanza totale e ad occhi chiusi... e mi sono lanciata nel mondo della figliaggine di papà.
Ora, questo comportamento sociale, sempre molto criticato e mai sufficentemente supportato da magazine femminili, tribune politiche, Barbara D'urso & company, io lo trovo la normale evoluzione della donna astuta che gli antichi oratori raccontavano, parlando dei miti greci e romani...
Novelle Euridice capricciose, che mettono il proprio star bene avanti a tutto e tutti, uomini e donne senza alcuna distinzione.
Egoiste?
Certo!
Leggere e frivole?
Come no!
Sono molte cose, e molti diffetti in particolar modo; eppure aggrappate ad un'idea che ha dell'innovazione nel suo solo pronunciarsi:
si mettono al centro del proprio mondo.
Che parlare di egoismo, o tirare in ballo la facilità di costumi e la mancanza di morale, si è sempre a tempo, ma a sottolineare l'indipendenza e l'amor proprio si è quasi di fronte al peccato.
Le femministe del 2014 si fanno la ceretta sotto le ascelle, indossano i super push up di "Intimissimi", e dai loro compagni si lasciano offrire la cena; non pretendono di cambiare il mondo sfilando per le strade, lo fanno portando i figli a scuola e non dimenticandosi il saggio di danza classica della più piccola, lo fanno cucinando tutte le sere manicaretti da Benedetta Parodi, e presentando il progetto nella scadenza dovuta.
Le femministe del 2014 non somigliano poi tanto a Sylvia Plath, forse sono più simili alla vostra mamma, o forse il femminismo non c'è più, e ci è finalmente concesso di essere chi siamo...
PRINCIPESSE PROTAGONISTE DELLE NOSTRE VITE
dove me lo dite voi...