La Timoshenko ieri ha ringraziato pubblicamente i leader europei che hanno espresso sostegno alla sua causa, ma si è detta scettica sulla trasparenza auspicata soprattutto da Monti e Rajoy. E forse non ha tutti i torti. Nonostante il suo caso giudiziario-politico sia stato per tutto il torneo una spada di Damocle sulla testa del governo, il 23 e 24 giugno scorsi (in pieno Europeo) molte emittenti televisive locali del paese hanno mandato in onda un controverso documentario che raccontava la vicenda-Timoshenko con toni molto diversi da quelli usati in Europa occidentale.
Già il titolo scelto, “La principessa sul pisello”, lascia intuire l’obiettivo del servizio: smontare l’intera vicenda delle presunte violazioni dei diritti umani nei riguardi della detenuta Timoshenko, causa scatenante delle proteste internazionali nei confronti di Kiev, per preparare l’opinione pubblica ucraina ad una eventuale conferma in appello della condanna per la pasionaria della Rivoluzione Arancione del 2004, e alla conseguente ondata di polemiche internazionali che ne verrebbe. Il documentario accusa l’ex premier di aver mentito su molte cose, a cominciare dalla questione del ricovero in un ospedale di Kharkiv (città che ha peraltro ospitato varie gare di Euro 2012) per curarsi l’ernia del disco, su cui a maggio si era aperta la polemica tra Germania e Ucraina, per via dell’offerta della Merkel, respinta dalle autorità locali, di far ricoverare l’illustre detenuta in un ospedale tedesco. Il filmato nega che l’ex premier possa soffrire di una tale patologia: “E’ molto dolorosa e impedisce al paziente di camminare” si sente nel commento, sottolineando come la Timoshenko non registrasse invece particolari difficoltà motorie. “Le sue condizioni fisiche non sono diverse da quelle di una persona che ha passato i quarant’anni – racconta uno dei medici del carcere -, oltretutto, circa il dieci per cento della popolazione carceraria soffre dello stesso malanno”.
Una dichiarazione che dà occasione per criticare pesantemente l’atteggiamento spavaldo della leader dell’opposizione, ironicamente chiamata Principessa sul pisello perchè “si rifiuta di tenere gli stessi comportamenti delle altre prigioniere”, come “mangiare il cibo della prigione, impegnarsi nelle attività giornaliere o indossare la tuta”. Poi la stoccata, tipica di tutte le campagne anti-oligarchi: “Essendo abituata al lusso, è molto lontana dalla popolazione reale”, recita il commentatore, sottolineando il fatto che la Timoshenko stia fingendo di star male “solo per avere un trattamento privilegiato”.
Ovviamente, nessuna traccia del diritto di replica da parte della diretta interessata. A replicare è stata però l’opposizione, che ha parlato di un servizio realizzato solo per gettare discredito sulla Timoshenko, strategia che il governo sta utilizzando sempre più con l’avvicinarsi delle elezioni politiche di ottobre. “Un’orrenda manipolazione che umilia il giornalismo e l’intero paese”, è stato il commento del presidente della commissione parlamentare per la libertà di parola, Jurij Stets. Per la verità, è difficile parlare di giornalismo se si pensa che l’autore del documentario, Oleg Kalashnikov, è un ex parlamentare del partito del presidente Janukovic, espulso nel 2007 per aver picchiato alcuni giornalisti. Intervistato dal quotidiano Kyiv Post, Kalashnikov non ha voluto rivelare se ha ricevuto denaro per realizzare il servizio: si è limitato a giustificare il suo lavoro come “un tentativo di illustrare alla gente le attività illegali della Timoshenko”. Peccato però che, in un’ora abbondante di documentario, di riferimenti ai retroscena politici della vicenda non ce ne siano.