Da un po' di tempo mi vado interrogando su cosa sia un classico e cosa fa sì che un libro lo diventi. Quasi tutti gli editori ospitano nei loro cataloghi una collana di classici: paperback, cartonati, con illustrazioni o senza, sono libri che ripropongono gli stessi autori, ed è così da oltre un secolo. Salgari e Verne, Collodi e Carroll, la Burnett e la Alcott, Kipling e London; ma di nuovi ingressi nel Pantheon non se ne trovano. Ho letto di recente un romanzo di Giana Anguissola che ha riaperto la mia domanda sui classici. Priscilla è un libro che mi è passato fra le mani sin dall'inizio della mia avventura come libraia, ma non lo avevo mai letto nonostante dell'autrice amassi tutto ciò che conoscevo. Forse a tenermi a distanza era stata la ballerina in copertina, o forse, più semplicemente, non era venuto il suo tempo. Un lavoro sulla danza ha fatto sì che potessi entrarci dentro e rimanervi con il pensiero per diversi giorni, fino a poterne formulare un'idea dai contorni precisi. Se un classico è un libro che non ha ancora finito quel che ha da dire, Priscilla è un classico. Giana Anguissola merita di stare fra gli scrittori che sanno dire molto, e mi chiedo come mai, a differenza di altri paesi che celebrano la loro letteratura per ragazzi del Novecento con edizioni speciali, da noi non sia cominciato questo lavoro di ricostruzione della memoria letteraria. Con Priscilla siamo nell'Italia del Dopoguerra, nella Milano capitale morale, alla Scala per studiare danza, agli albori del miracolo economico. I temi sono quelli di sempre, raccontati fra realismo e fantastico. Ricordate il film Miracolo a Milano? Era il 1951 e la favola moderna non piacque né a destra né a sinistra, perché troppo comunista o troppo evangelica. A Giana Anguissola il film sembra aver dato una chiave per aprire una porta sulla vita, con esattezza, precisione realistica e piroetta fantastica, o leggerezza, come sa fare la buona letteratura. Nel 1958 il romanzo vinse il Premio della Presidenza del Consiglio ed ebbe l'onore di entrare nella rosa dei candidati all'Hans Christian Andersen, il prestigioso premio promosso da IBBY. Come i lettori di Zazie sanno, un gruppo di persone, in rappresentanza di istituzioni pubbliche e private, ha rimesso insieme Ibby Italia; grazie al loro lavoro Bianca Pitzorno è entrata nella rosa come ai tempi dell'Anguissola, Roberto Innocenti ha vinto come vinse Rodari negli anni Settanta. E così, la Storia continua... Grazia Gotti
Da un po' di tempo mi vado interrogando su cosa sia un classico e cosa fa sì che un libro lo diventi. Quasi tutti gli editori ospitano nei loro cataloghi una collana di classici: paperback, cartonati, con illustrazioni o senza, sono libri che ripropongono gli stessi autori, ed è così da oltre un secolo. Salgari e Verne, Collodi e Carroll, la Burnett e la Alcott, Kipling e London; ma di nuovi ingressi nel Pantheon non se ne trovano. Ho letto di recente un romanzo di Giana Anguissola che ha riaperto la mia domanda sui classici. Priscilla è un libro che mi è passato fra le mani sin dall'inizio della mia avventura come libraia, ma non lo avevo mai letto nonostante dell'autrice amassi tutto ciò che conoscevo. Forse a tenermi a distanza era stata la ballerina in copertina, o forse, più semplicemente, non era venuto il suo tempo. Un lavoro sulla danza ha fatto sì che potessi entrarci dentro e rimanervi con il pensiero per diversi giorni, fino a poterne formulare un'idea dai contorni precisi. Se un classico è un libro che non ha ancora finito quel che ha da dire, Priscilla è un classico. Giana Anguissola merita di stare fra gli scrittori che sanno dire molto, e mi chiedo come mai, a differenza di altri paesi che celebrano la loro letteratura per ragazzi del Novecento con edizioni speciali, da noi non sia cominciato questo lavoro di ricostruzione della memoria letteraria. Con Priscilla siamo nell'Italia del Dopoguerra, nella Milano capitale morale, alla Scala per studiare danza, agli albori del miracolo economico. I temi sono quelli di sempre, raccontati fra realismo e fantastico. Ricordate il film Miracolo a Milano? Era il 1951 e la favola moderna non piacque né a destra né a sinistra, perché troppo comunista o troppo evangelica. A Giana Anguissola il film sembra aver dato una chiave per aprire una porta sulla vita, con esattezza, precisione realistica e piroetta fantastica, o leggerezza, come sa fare la buona letteratura. Nel 1958 il romanzo vinse il Premio della Presidenza del Consiglio ed ebbe l'onore di entrare nella rosa dei candidati all'Hans Christian Andersen, il prestigioso premio promosso da IBBY. Come i lettori di Zazie sanno, un gruppo di persone, in rappresentanza di istituzioni pubbliche e private, ha rimesso insieme Ibby Italia; grazie al loro lavoro Bianca Pitzorno è entrata nella rosa come ai tempi dell'Anguissola, Roberto Innocenti ha vinto come vinse Rodari negli anni Settanta. E così, la Storia continua... Grazia Gotti
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