Prisoners

Creato il 20 novembre 2013 da Jeanjacques

Certe volte la decisione di vedere un film viene dal mondo esterno. Ma non quello dei tuoi conoscenti e dei tuoi vicini di casa, perché all'alto della mia personale spocchia penso di essere circondato da gente che di cose belle ci capisce meno di quanto Sgarbi con l'educazione. Parlo dei miei colleghi blogger, che hanno segnalato questo film come una delle perle della stagione. Con mia grande sorpresa, ammetto, perché dal trailer mi ispirava davvero poco, e la locandina mi fa pensare a una robaccia senza precedenti. E non me ne vogliano due signori attori come Hugh e Jake, ma proprio a pelle questo film mi ispira poco. Ma dinanzi alle opinioni di gente i cui pareri rispetto e ammiro, non ho potuto esimermi dal dare un occhiata al tutto, rimanendo piacevolmente sorpreso di come il mio istinto abbia toppa clamorosamente questa volta. Perché Prisoners, pur non essendo a mio parere il capolavoro che molti hanno decantato, è un film che merita di essere visto e che sotto la superficie ghiacciata ha molto da offrire.
Durante il Giorno del Ringraziamento le figliolette delle famiglie Dover e Birch vengono rapite. Le indagini portano a un certo Alex Jones, ritardato mentale il cui camper era nei paraggi nel momento della scomparsa delle due piccole. Keller Dove, duro e rude boscaiolo, decide quindi di rapire il giovane demente e di torturarlo per estorcergli informazioni. Ma proseguendo...Molti hanno paragonato questa pellicola a quel lavoro seminale che è Mystic river, vero classicone moderno targato dallo zio Clint, nonché uno dei miei dieci film preferiti. Capirete quindi che il paragonare questo film a un lavoro immenso come quello per me è difficile ma, senza divagare troppo, posso dire che questo è davvero un film che merita. Non conosco gli altri lavori di questo regista [ma ora voglio assolutamente rimediare] quindi scusate l'ignoranza, ma la mia recensione si baserà unicamente su questa pellicola. Che è davvero bella, non la reputo un capolavoro, ma ha davvero molto da dire, e lo fa con un eleganza e un cinismo non indifferenti. I temi sono quelli del thriller classico, da quel punto di vista non si inventa nulla di nuovo e si procede lisci come l'olio, imbastendo una storia con qualche colpo di scena e un paio di finte piste che possono far credere fino all'ultimo al colpevole sbagliato. I personaggi sono ben costruiti e non sfociano mai in comportamenti schizofrenici come può accadere con delle pellicola che hanno uno script pessimo, quindi gran merito va allo sceneggiatore Aaron Guzikowski per il coraggio avuto nel mettere in scena uno scenario così glaciale e indescrivibile. I temi affrontati sono molti, e possono andare dal quesito che domanda cosa rende la giustizia personale accettabile al senso della paternità e della perdita, ma da quel che vedo si sono formate due scuole di pensiero abbastanza valide. Molti amici blogger hanno sottolineato come il titolo sia polivalente, perché con quel prigionieri non indica solo le due bambine rapite, ma pure tutti i personaggi di contorno, tutti prigionieri di alcuni preconcetti che sembrano castrarli. C'è il padre boscaiolo che deve riprendersi da una vita di merda e che vuole fare di tutto per riuscire a salvare la sua piccola, così come c'è il poliziotto che sente su di sé il peso del fallimento ed ha paura di non far valere la propria legge (per me il personaggio più interessante), così come la madre invasa dagli psicofarmaci. Quella però che mi ha convinto maggiormente è l'idea dell'amico Myers, un povero stronzo che quando vuole però riesce a dire qualcosa di buono [scherzo, lo sai che ti voglio bene!]. Questo è un film che parla del dolore, un dolore che per ognuno dei personaggi è personale e che conduce ogni azione. Non per nulla i 'cattivi' del film hanno agito in quella maniera proprio perché spinti da un fatto che li ha fatti molto soffrire, e che volevano quindi far provare anche alle altre famiglie la loro medesima sofferenza. Questa è l'ipotesi che mi ha colpito maggiormente e che mi sento di divulgare, perché mi sembra che il film lo faccia davvero bene e con un tocco per nulla perbenista che ne eleva ulteriormente le qualità. Pure il finale, nella sua semplicità, l'ho trovato molto efficace, e lascia quel lieve alone di speranza senza però tingersi di colori pastello. Alla regia semplice ma solida e a una fotografia fredda e ben architettata dobbiamo segnalare anche una tripletta di attori davvero eccelsa. Jake Gyllenhall dimostra di essere sempre bravo e Hugh Jackman, con tutto il benestare per il dr Cox, è intenso e davvero molto bravo, e qui offre una delle sue interpretazioni migliori degli ultimi anni. Da annotare pure Paul Dano, che dopo Ruby Sparks qui si offre per una parte più marginale ma ugualmente difficile da gestire senza correre il rischio di apparire ridicoli. Un po' sottotono invece Maria Bello e Terrence Howard.Quindi andate a vederlo tranquilli, perché proprio merita almeno una visione, se non altro per le riflessioni che porta con sé. Anche se la durata forse eccessiva e un paio di scene un po' ostiche potranno rendere la visione un po' ostica per alcuni.Voto: ★½





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