Prisoners, in 155 minuti, riesce a convincere nonostante quache calo di tensione, qualche momento morto di troppo e qualche battuta infelice, ma non spreca e non si dimentica di nessuno degli elementi che ci mette davanti agli occhi in ordine sparso e apparentemente senza un motivo: un fischietto, un medaglione, un labirinto – ma non stiamo parlando di Indiana Jones. Ci vuole solo pazienza per arrivare fino in fondo e capire che la storia c’è, è ben sviluppata (forse sarebbe parsa ancora migliore in lingua originale) e che i personaggi non cadono nel tranello dell’essere troppo buoni o troppo cattivi, perchè molti di loro (Keller più degli altri) sperimentano più prospettive di una tragedia: vittima, spettatore, carnefice, rimanendo generalmente sempre credibili. Il ritmo della sceneggiatura, lento e costante per la maggior parte del film, centellina informazioni poco alla volta e accelera nell’ultima parte, quando sia Keller che Loki si rendono conto di una verità fondamentale e diversa per ciascuno di loro. Sarà d’aiuto per ritrovare entrambe le bambine, ancora vive?
Ecco la recensione su Cinema4stelle
Paolo Ottomano
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