Privatizzazione RAI è una soluzione?

Creato il 21 ottobre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Di tanto in tanto si rilancia l’idea di privatizzare la Rai, ovvero  venderla, per ricavarne denaro. Dopo di che si farà una bella asta  e vinca il miglior offerente.  Un’idea liberale che potrebbe davvero rappresentare un punto di svolta nell’annosa discussione sul pluralismo televisivo.

Ma siamo sicuri che sia una buona idea?

La de-statalizzazione della RAI risponderebbe alle tante ragioni economiche e politiche per le quali apparirebbe  ogni giorno più utile e più necessaria perché  consentirebbe “di creare una reale  concorrenza ed un maggior  pluralismo nel mercato dei media italiano”,  permetterebbe  l’eliminazione del canone e quindi una diminuzione del carico fiscale sui contribuenti.

Il timore però che la privatizzazione si traduca in un indebolimento del patrimonio  culturale dell’azienda a vantaggio del mero interesse economico esiste e spaventa un po’  inoltre,  confesso di far parte di una vecchia mentalità forse superata dai tempi ma, a me sta caro il modello  di salvaguardia del  concetto di “servizio pubblico”,  nel rispetto degli scopi istituzionali, culturali, educativi  e sociali che fino ad oggi gli sono stati assegnati.

Il  pericolo che i rapporti tra potere e tv venga totalmente affidato al mercato obbliga alla  riflessione  anche perché,  quando i miliardari puntano  a qualcosa non lo fanno solo per l’ideologia o per un attacco di  improvvisa generosità ma, perché è un affare che  conviene.

Altrettanto vero è che il sistema dell’emittenza  appare da tempo paralizzato e la privatizzazione consentirebbe  l’aprirsi di quelle  effettive condizioni di pluralismo televisivo che un po’ tutti auspichiamo .

Comunque personalmente ci penserei bene a gettare alle ortiche  la Rai, vendendola a privati  o quanto meno vorrei che prima mi si garantisse un reale controllo  sulle regole televisive che valorizzerebbero il suo effettivo rilancio  garantendone l’uso  al servizio del pubblico e non al servizio di partiti o di interessi economici.