Esistono i problemi comparto vitivinicolo
Gli imprenditori attendono un Piano vitivinicolo regionale più volte auspicato, ma non ancora attuato.
Sarebbe quanto mai urgente capire che vino si vuole produrre, quale mercato aggredire e con quali mezzi. Altrimenti tutti gli sforzi fatti sul fronte della qualità rischiano di essere vanificati.
Ma il problema, lo sappiamo, non è sulla quantità.
Perdere l’export significa perdere posizioni anche sul fronte della qualità e chiudere le porte al futuro.
Concordi sul fine, si aspettano di capire quale strada abbia ipotizzato l’ente e gli enti preposti, quale progetto attuare ed entro quanto tempo realizzarlo.
Una cosa è certa: gli imprenditori hanno fatto e faranno la loro parte e il vino del FVG continua a dimostrare di essere la vera risorsa per tutto il settore agroalimentare regionale, ma manca l’indotto che possa spaziare dall’industria di trasformazione alla commercializzazione, ai trasporti, alle bioenergie, all’enoturismo.
E’ un qualcosa di cui tener conto in sede di programmazione. Perché i problemi restano.
Abbiamo un potenziale in FVG 1200 ettari di vigneti coltivati solo nella zona Collio ma abbiamo difficoltà ad andare sui mercati dove la concorrenza è invece in continua crescita.
Troppa frammentazione, senza un piano guida unitario. Promozione quindi, ma anche semplificazione per vincere la guerra dei campanili e dei tantissimi piccoli produttori che annaspano rispetto alle grandi imprese; una fra tutte come semplificazioni potrebbe essere l’estensione dei voucher anche a persone diverse dei pensionati e degli studenti, portandole al livello del settore commercio.
Ultima ma non ultima, la necessità di una programmazione concertata dei bandi e delle risorse a disposizione, sull’esempio di quanto già fatto da altre regioni, come le Marche, ad esempio, o la Toscana.
Il tanto pubblicizzato Piano della Provincia “Strada del vino e dei sapori” non ha dato il risultato sperato lasciandoli da soli in balia e senza interlocutori.
Da questa situazione manca un’attività di marketing che, attualmente non è in grado di veicolare il brand cogliendone appieno il valore aggiunto attraverso un progetto organico di coordinamento con la miriade di altre azioni che Regione, Province, Camere di commercio, Apt, Comunità Montane e Comuni finanziano poco o niente ogni anno.
Un’ultima riflessione si impone poi sul ruolo della Regione e sulla sua effettiva volontà di creare le condizioni per una auspicabile sinergia tra le varie realtà del nord Italia finalizzata alla promozione del vino, ritenuto a ragione o torto un prodotto-simbolo del Made in Italy, trainante per l’economia di interi territori al di là degli angusti confini amministrativi.
Per vincere sui mercati e nella nostra terra non serve il successo della singola impresa, ma un modello Goriziano vincente che faccia da apripista per tutti i produttori.
Per il vino del Goriziano ci vogliono anche gli interlocutori con dei progetti ad ampio respiro che dovrebbero spaziare dalla sinergia fra le varie Istituzioni Comunali, Provinciali e Regionali e le imprese passando anche dal miglioramento delle infrastrutture ricettive, perché da solo il vino non può più fare da traino per l’intera economia rurale.
Queste sono le problematiche emerse dopo vari contatti con le Aziende enologiche del territorio.
Un Grazie a Sirk per la gentile e proficua discussione.
M.Sc. BASIGLIO-RIBAUDO Ettore Guido
Dipartimento Cultura di Forza Italia