Uomini con le treccine lunghe ed enormi cappelli di pelliccia , donne con le gonne fino alle caviglie. Tutti rigorosamente separati – davanti i maschi , sul retro le femmine – quando si sale sul bus municipale. Così dettano le usanze nel rione popolato dalla comunità tradizionalista degli ebrei hassidici.
Finora gli altri si sono adeguati , accettando anche la sospensione della linea B110 del venerdì sera fino alla domenica mattina , per non turbare la celebrazione del sabato ebraico. Ma per la prima volta una intrusa ha deciso di sfidare i costumi della comunità ultraortodossa.
Una donna newyorkese è salita sulla parte anteriore dei bus , provocando la rimostranze dei passeggeri. Il caso è finito su The New York World , la pubblicazione della scuola per giornalisti alla Columbia University. E’ dovuto intervenire il sindaco in persona. Michael Bloomberg ebreo non praticante non ha esitato un attimo “La segregazione di uomini e donne sugli autobus di New York non è consentita. Se qualcuno la pensa diversamente , che noleggi un pullman dove farà quel che gli pare”.
Negli Anni Cinquanta i neri fecero battaglie per superare l’apartheid sui mezzi di trasporto pubblici . A New York la faccenda è complicata . La faccenda che gestisce il servizio sulla linea B110 è privata. Però è titolare di una licenza di pubblico servizio , e quindi il suo presidente Marmurstein deve rispettare le regole della città che proibiscono qualsiasi discriminazione.
Ma che fare se la segregazione è condivisa? Se le donne hussidiche preferiscono stare sedute dietro , in modo che gli occhi degli uomini non si posano su di loro? La contestazione anti-apartheid per ora non turba gli ultraortodossi. Il servizio è ripreso come di consueto. In America a volte regna la regola del non metter naso negli affari del vicino.