Il primo in assoluto ad essere sentito sarà Iaccarino. Era un ufficiale importante a bordo. Assistente del comandante, subito dopo l’urto venne inviato – come stabilito dai protocolli di sicurezza ed emergenza da osservare a bordo – a verificare di persona i locali motori. Iaccarino accertò che era tutto allagato, che i motori erano inservibili, che la nave era squarciata e imbarcava un’immensità d’acqua, che gli impianti non funzionavano. E già alle 22, circa un quarto d’ora dopo la collisione, comunicava dai ponti allagati, via telefono, questi dati precisi a Schettino e agli ufficiali di plancia. Dati, commentarono i periti nella relazione all’incidente probatorio, da cui Schettino avrebbe dovuto immediatamente desumere che la nave non sarebbe stata più galleggiabile e quindi avrebbe dovuto dare l’allarme generale e l’ordine di abbandono. Ma non lo fece subito, bensì molto più tardi. L’accusa, sentendo Iaccarino, metterà in evidenza questi aspetti. Dopo aver detto qual era la grave situazione «non ricevevamo nessuna comunicazione dal ponte – disse in un interrogatorio nel maggio 2012 Iaccarino – anche noi (ufficiali della nave, ndr) eravamo disorientati perché si faceva avanti l’idea fra di noi, ma che danno abbiamo fatto, cioè è completamente distrutta ‘sta nave…».
Iaccarino, 30 anni, di Sorrento (Napoli), col suo racconto potrebbe mettere in grande difficoltà Schettino fin dalle prime battute. Quindi si procederà, nelle udienze del 7 e 8 ottobre, col cartografo Simone Canessa e l’ufficiale in affiancamento a Ciro Ambrosio, vice di Schettino in plancia. Che diranno? Canessa tracciò la rotta sulle carte nautiche, un altro dei punti decisivi della vicenda, giacchè quelle sulla nave sarebbero state in una scala inadeguata a studiare accostate troppo vicine agli scogli. Ma Schettino dopo aver salpato da Civitavecchia ordinò la rotta che portò la Costa Concordia a sbattere a Le Scole. Prevista anche la deposizione dell’ufficiale in addestramento Salvatore Ursino: era in plancia per affinare il suo percorso di formazione come uno stagista, un tirocinante di terra; nell’impostazione gerarchica delle navi poteva solo assistere alle operazioni di plancia senza interloquire con gli altri ufficiali, però i pm confidano nella sua testimonianza per aggiungere elementi e dettagli a quanto già si conosce. Il successivo blocco di testi d’accusa, che forse potrebbero essere già sentiti anch’essi tra lunedì e martedì, comprende altri protagonisti di quella tragedia, sia pure con ruolo diverso. Sono «quelli della plancia», gente estranea alla guardia che però accompagnava Schettino sul ponte. Tra questi la ballerina moldava Domnica Cemortan, il maitre Antonello Tievoli che chiese a Schettino di avvicinarsi al Giglio; il cosiddetto commissario-eroe – ma poi condannato nei patteggiamenti per concorso in omicidio colposo – Manrico Giampedroni, direttore dell’hotel di bordo; Ciro Onorato, membro dell’equipaggio ma sul ponte di comando con Schettino. Dalla plancia fu raggiunto per telefono mentre era a casa sua a Grosseto per sapere se il fondale fosse sufficiente al passaggio della Concordia, anche il comandante in pensione di Costa, Mario Palombo.