Procreazione assistita: 2 italiani su 3 sono favorevoli

Creato il 21 luglio 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Il dato viene da uno studio SWG, realizzato su un campione di mille cittadini italiani (uomini e donne), che mostra come i nostri connazionali abbiano un atteggiamento sempre più aperto e liberale nei confronti della procreazione assistita.

Di: Redazione

I risultati dell’indagine SWG registrano anche una scarsa conoscenza dell’argomento da parte degli italiani: se da un lato la maggior parte degli intervistati ha sentito parlare di PMA, dall’altro il 72% ha affermato di sentirsi poco o per niente informato sull’argomento.

Negli ultimi mesi, in Italia, si sta assistendo a un mutamento epocale in materia di PMA, segnato da un’apertura sempre crescente sul piano sia legislativo, sia culturale. Nel mese di maggio, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha presentato il Piano Nazionale per la Fertilità e recentemente sono state ufficializzate le nuove linee guida sulla PMA. Un percorso che è stato segnato fortemente dalla modifica della Legge 40, che prima di fatto vietava la fecondazione eterologa. Di pari passo, dal punto di vista culturale, gli italiani mostrano un atteggiamento piuttosto aperto nei confronti della procreazione assistita: il 68% degli intervistati si è espresso favorevolmente in merito alle tecniche di PMA, percentuale che sale se si considera la popolazione più giovane (79%). Per l’84% degli italiani poi la procreazione assistita è considerata un vero e proprio progresso per tutte quelle copie infertili; un dato che accomuna uomini e donne di tutte le regioni italiane, indipendentemente dall’età.

Lo studio ha mostrato come sia ancora molto diffusa una certa disinformazione sul tema, che talvolta condiziona le risposte degli intervistati. Alcuni hanno sollevato dubbi di natura etica rispetto alla scelta di avvalersi della procreazione medicalmente assistita e alle sue tecniche. La metà del campione ha affermato che scegliere la procreazione medicalmente assistita rappresenta per loro una decisione difficile da prendere, una percentuale che arriva al 56% nel Sud Italia. Inoltre, quasi il 50% degli intervistati teme che le tecniche impiegate portino a una selezione degli embrioni a cui sono contrari per ragioni etiche. Oggi, le strutture all’estero costituiscono ancora un punto di riferimento per chi voglia coronare il sogno di diventare madre: i principali motivi per scegliere una struttura fuori dall’Italia sono legati agli aspetti legislativi e burocratici (si pensa che all’estero le procedure e le formalità siano più semplici da espletare e meno limitanti). Inoltre, il 36% del campione crede che nel nostro Paese manchino strutture con un’esperienza  consolidata in fatto di procreazione assistita.

Fonte: “Libero”