Vi lascio questa testimonianza tratta da Avvenire del 27 ottobre, con l'avvertenza di evitare comunque le generalizzazioni, che ci fanno vedere il peggio tutto da una parte, e ci fanno invece dimenticare il bene che vi si può trovare, anche da quella parte.
Non parlate, state attenti e siate educati...». Ligia al dovere, la professoressa di lettere Anna Eugenio catechizza i suoi alunni prima di salire sulle tribune di Montecitorio e assistere alla seduta dell’Aula. Ma poi... «Grida, risse, cordoni di sicurezza, e non mi faccia ricordare quelle facce livide dei deputati, arrabbiate, guardi che mica scherzavano! Se avessero potuto picchiarsi seriamente l’avrebbero fatto... I ragazzi mi guardavano, ma io stessa non sapevo cosa dire», confessa la 'prof' qualche ora dopo, quando la rabbia ha ormai lasciato il posto a un’amara ironia. Sono le 18.30, la classi di terza media dell’Istituto comprensivo statale di Scanzano Jonico, Matera, sono quasi tornate a casa dopo la gita nella Capitale.
Al telefono l’insegnante ha come un pudore, non vorrebbe offendere troppo quelle istituzioni che, senza troppi scrupoli, hanno scandalizzato 58 alunni. «Pensi, avevamo fatto un lungo percorso di preparazione... Ho la cartellina qui, aspetti, la apro... allora, in ordine: cos’è la democrazia, il ruolo del Parlamento, l’iter delle leggi, il rispetto della legalità». Tutto in fumo, prof? «No no, per amor del cielo. Con i ragazzi ne abbiamo già parlato, io e le altre tre insegnanti abbiamo spiegato che queste cose possono capitare, sono uomini anche loro, ciò non toglie nulla al valore delle istituzioni». Si prof, ma dei tredicenni mica si bevono tutto... «Che devo dirle? Una ragazza sa cosa mi ha chiesto? Prof, anche noi quando litighiamo mettiamo in mezzo le mamme, le sorelle. Voi ci mettete le note sul registro, ma pure loro litigano per le mogli, non ha sentito?».
Non tutti i giovanotti hanno trovato lo spirito giusto per una battuta, e la difficile spiegazione del litigio a distanza Bossi-Fini non li convince. Nei commenti, racconta l’insegnante, vincono i delusi: «Che schifo, questi non rappresentano proprio nessuno, a me sembrano più bambini che adulti, e se diventare grandi è questo, allora meglio non crescere». C’è stato però un gesto riparatore. «Si, la presidente di turno Bindi li ha richiamati all’ordine, ha fatto notare la nostra presenza, ha chiesto di farci un applauso per riparare. Gli stessi che si stavano azzuffando si sono alzati in piedi e si sono girati verso di noi. È una contraddizione, gli alunni se ne sono accorti, ma noi abbiamo detto loro: 'Forse hanno capito l’errore, meglio così'. E poi, fuori, la presidente si è avvicinata e ha chiesto scusa a una ragazza per tutti». Bilancio finale? «Delusione, certo, ma anche la voglia di vedere il positivo. I ragazzi hanno visto il peggio, ma nella loro vita, se vogliono, hanno la possibilità di costruire qualcosa di migliore. Anch’io in pullman ero un po’ giù, ma uno di loro mi ha tirato su: 'Prof, quelli non capiscono niente, la democrazia la facciamo noi, non vi preoccupate'».