Sono state belle vacanze. Ma, come tutte le cose belle, sono finite e hanno lasciato l'impressione di essere durate troppo poco.
Ci siamo riposati, ci siamo goduti per bene la casa nuova, abbiamo passato tanto tempo insieme.
Abbiamo diviso il nostro tempo tra noi stessi, le cose che amiamo fare, gli amici e i parenti.
Rispetto agli anni scorsi, in cui andavamo a Levanto, siamo usciti molto meno. Ma abbiamo speso meno soldi.
Abbiamo guardato serie TV e vecchi film, da soli e tutti insieme, io quasi sempre con un lavoro a maglia tra le mani.
Ho concluso un cardigan avviato prima di Natale, iniziato un maglioncino per Amelia, improvvisato un velocissimo scaldacollo per mia madre. Ho attaccato 13 bottoni al suddetto cardigan, mentre Amelia ripeteva le tabelline: la mia personale idea di inferno, altro che fratelli Winchester.
Ho atteso invano una lana vinta all'asta e spedita prima di Natale, arrivata oggi.
Per consolarmi, ho tinto della lana col legno di campeggio, ed ho ottenuto un viola episcopale e vari rosa variegati nei bagni successivi.
Ho fotografato tutto il fotografabile nei giorni e nei momenti di luce, ma negli ultimi giorni di luce non se n'è vista per niente. Stamattina credevo di aver sbagliato fuso orario, per dire.
E adesso tornare al lavoro è durissima. La pigrizia ha avuto il sopravvento, rimettermi nei ritmi di prima è come togliermi improvvisamente una droga.
Mi consolo pensando in prospettiva: cose da fare, gente da vedere, progetti da realizzare. Ma in questi giorni di strana quiete, in cui il tempo sembra immobile, vince l'umore nero.
Salvo poi pensare al sushi di ieri, il cui avanzo ho mangiato oggi in ufficio. O ai cartoni che condividiamo con i bambini in queste sere. O alle serie TV che sto scaricando e che mi faranno compagnia nei prossimi progetti di maglia.