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partecipanti cliccando sulla scritta qui sopra.
Buona lettura!
Nata a Bolzano, ma vive in quel di Mantova, lavora come editor freelance. Allevata a mitologia, libretti d’opera e trame di romanzi, ha sviluppato presto una passione per le storie e la Storia, coltivata nel corso di studi non del tutto letterari – Liceo Classico, Relazioni Internazionali, Studi di Guerra.Nel 2004 ha pubblicato il suo primo romanzo storico, vincitore del “Premio Ateneo Ostigliese”, Lo Specchio Convesso. Il secondo romanzo, Gl’Insorti di Strada Nuova, mescola vicende storiche e lettori contemporanei, in uno studio in forma narrativa di questa strana creatura, l’uomo che legge. Infine Somnium Hannibalis. L’ultimo dei Barca, la cenere e il sangue, da voce ad Annibale Barca, il nemico per eccellenza della Roma repubblicana, rinarrando la Seconda Guerra Punica attraverso i suoi occhi di esule amareggiato e sconfitto.Nel frattempo, Chiara ha vinto il premio nazionale “Per Voce Sola” con il monologo Branwell, e si è aggiudicata una manciata di onorevoli menzioni, premi speciali della giuria e un terzo posto in altrettanti premi letterari nazionali e internazionali.Al momento, lavora a un romanzo ambientato durante l’assedio di Costantinopoli, tiene conversazioni e laboratori storico-letterari su e giù per la provincia e segue la preparazione dell’adattamento teatrale di Somnium Hannibalis, a cura del gruppo Hic Sunt Histriones di Ostiglia.Nel tempo libero legge e bada a Senza Errori di Stumpa, il suo blog di libri, letture, scrittura e amenità assortite.
L'opinione di Chiara
Storie Diverse
Altre esigenze, altri mezzi, altro modo di raccontare. Non c’è nulla da fare: il libro e il film sono… diversi. Anche quando raccontano la stessa storia. Soprattutto quando raccontano la stessa storia, mi verrebbe da dire. O forse il punto è proprio questo: magari il libro e il film hanno lo stesso titolo e personaggi con gli stessi nomi – ma non sempre raccontano davvero la stessa storia.
Però, per renderlo cinematografico, gli sceneggiatori hanno dovuto amputare Morality Play proprio di quegli aspetti che ne fanno un libro straordinario. Hanno fatto un buon lavoro, l'arco narrativo del film è più solido, e se al romanzo resta la superiorità di una magnifica, originale e potente metafora della conoscenza che il film sacrifica alla trama gialla, è anche vero che Morality Play non si prestava poi troppo ad essere ridotto per lo schermo. Alla fin fine, lo sceneggiatore Mark Mills ha raccontato un'altra storia, con un significato diverso e gente diversa. Ma questo è un caso felice, perché The Reckoning resta un buon film di per sé, e in qualche modo riesce a non tradire l’atmosfera – se non lo spirito – del libro.
E lo ripeto: non è come se non mi rendessi conto delle diverse necessità del mezzo diverso, ma ci sono operazioni di adattamento verso cui sono più tollerante. Tradire il significato di una storia e le intenzioni di un autore in favore delle idee del regista o per ansia da politically correct non è tra queste.
Con questo non vorrei dare l’impressione di schierarmi sempre dal lato del libro per partito preso. Al contrario, non ho difficoltà ad ammettere che ci sono libri cui la trasposizione cinematografica fa un mondo di bene.
Vogliamo parlare di Lawrence d’Arabia? Il libro di Lawrence, The Revolt in the Desert, è una meravigliosa storia raccontata piuttosto male. Ci sono voluti Lean, Bolt, Young e Jarre per portarla in vita, riempiendola di bellezza visiva, di ricchezza psicologica, di ferocia e di atmosfera. E per una volta, libro e film raccontano persino la stessa storia… Ma d’altra parte è vero che il libro si presta ad essere sceneggiato. La storia non poggia sulle complicate implicazioni intellettuali di Morality Play, non ha la struttura intricata di Canone Inverso, e si direbbe che Robert Bolt e i suoi produttori ritenessero il pubblico abbastanza adulto per sopportare la natura autodistruttiva di Lawrence.
Quindi forse la differenza tra ciò che raccontano i libri e ciò che raccontano i film è destinata a ridursi e scomparire. Nel frattempo, e per tutto ciò che è venuto prima, credo di voler considerare il libro e il film che ne viene tratto come due storie diverse – sorprendendomi delle eccezioni e irritandomi oltre ogni dire quando gli sceneggiatori stravolgono il libro per motivi che non hanno nulla a che fare con le esigenze narrative del mezzo cinematografico. __________________________________________________* Esito un po’ a citare a questo proposito Patricia Finney: non credo davvero che scriva i suoi Carey Mysteries sotto questo genere di vincolo, ma fin dal primo impatto ho pensato che sarebbero deliziosa materia cinematografica. Ogni tanto cerco d’immaginare un attore adatto all’ineffabile Sergente Dodd, e non arrivo mai a una conclusione soddisfacente…