C’ERA UNA VOLTA UN MONDO DOVE IL CARATTERE, LA PERSONA E LA FORZA DI VOLONTA’ ERANO PROPULSORI NATURALI PER RAGGIUNGERE OGNI OBIETTIVO. Gli educatori cercavano di forgiare grandi uomini facendo leva sulla fatica e sul sacrificio, i ferri del mestiere per chiunque volesse distinguersi nella vita. Questo aveva anche un senso biologico: chi riusciva a farcela grazie alle sue qualità, aveva più possibilità di tramandare in maniera naturale i suoi geni, dando vita a una nuova generazione di uomini e donne che ereditavano, chi più chi meno, le stesse caratteristiche. Questa era la vera “eugenetica”: la possibilità per chiunque di “farcela” unicamente grazie a se stesso. Ma in una società sempre più plasmata ad uso e consumo degli interessi economici delle multinazionali, che usano la politica per trasformare i cittadini in una mandria di consumatori perfetti, la personalità è un valore negativo. The Matrix mostrava sterminate distese di corpi umani (vivi) utilizzati come combustibile per alimentare il sistema, mentre illusoriamente un software ricreava in loro la sensazione di vivere una vita normale, una vita dove il piacere fosse la norma e il dolore solo un ricordo lontano. Era il mito della caverna di Platone.
IN “IDEALISMO PRATICO”, IL CONTE RICHARD KALERGI (considerato il padre fondatore dell’Europa Unita), parlava di molteplicità di individui in luogo della molteplicità delle razze (qui il mio recente intervento a La Gabbia, qui un approfondimento sulla figura del Conte). Questo, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto portare a una maggiore governabilità delle masse. Del resto, è il relativismo ad avere spezzato i legami e i valori che una volta cementavano i rapporti umani e li portavano a pretendere con forza diritti e rappresentanza in virtù di principi che andavano rispettati: la famiglia, la religione, l’identità culturale, l’identità politica, la sessualità intesa come valore. Tutte cose che i media e la nuova rappresentazione del cittadino modello di cui si fanno portatori hanno dissolto, creando quel tessuto sociale informe, anonimo e omogeneo necessario per imporre abitudini, gusti e bisogni funzionali al sistema produttivo e governativo. E adesso, l’Unione Europea investe 3,6 milioni di euro nella discussione per la definizione di regole accettabili sull’utilizzo della tecnologia per il miglioramento delle prestazioni neuro-cognitive. Stiamo parlando del progetto Nerri (Neuro-Enhancement responsible Research and Innovation). L’American Psychological Association l’ha definita un’industria da un miliardo di dollari soltanto negli Stati Uniti. Per farvi capire di cosa si tratta, non c’è niente di meglio che utilizzare le loro stesse parole.“L’ossitocina è un ormone secreto dall’ipotalamo che regola il comportamento materno e quello prosociale (ndr: “che è a favore della società in termini di promozione della solidarietà e dell’integrazione tra le diverse componenti“) e serve a incrementare la fiducia reciproca. Forse dovremmo chiederci se per risolvere i problemi di una società incentrata sull’individualismo dovremmo conseguire un miglioramento della moralità basato sull’ossitocina. Se questo è il caso, allora dovremmo sottolineare il bisogno di sviluppare maggiore conoscenza e l’importanza di rimuovere il velo di ipocrisia che circonda questi temi”.
E ancora…
“C’è bisogno di lenire gli stati di sofferenza? Può una pillola essere vista come un metodo non coercitivo di passare una notte intera a studiare sui libri? Esiste una differenza tra “barare” (ovvero passare un esame grazie agli effetti di una droga) e “migliorare”? I sistemi sanitari nazionali dovrebbero pagare questi farmaci per tutti?”. Parliamo di un progetto voluto dalla Commissione Europea, nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione. La Commissione Europea, tanto per capirci, non solo si può considerare il vero e proprio Governo della UE, composto interamente da non eletti, ma è l’erede naturale dei primi commissari, sempre non eletti, voluti proprio da Kalergi con il Trattato di Parigi che istituiva la CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, sulla quale sarebbe nata la UE così come noi la conosciamo oggi, espressamente (almeno sul piano nominale) voluta per vincolare reciprocamente Francia e Germania in modo che non potessero più farsi la guerra. Loro sostengono che Nerri serva a normare il settore per renderlo controllabile, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti in un ampio dibattito, compresa l’opinione pubblica. A ben vedere, tuttavia, non c’è da essere così ottimisti. Tra i partner che coordinano il progetto figura, ad esempio, la London School of Economics and Political Science, quella dove Franco Frattini, Commissario Europeo, teneva lezioni già nel 2007 sui progetti in corso della Commissione circa la composizione demografica dei popoli europei, che avrebbero dovuto mescolarsi etnicamente e geneticamente ai popoli africani e mediorientali grazie all’immigrazione selettiva (non c’è niente di male nell’incrocio delle razze, se questo avviene spontaneamente, ma la sua pianificazione senza un consenso democratico è più simile ai deliri di un piccolo demiurgo che ai doveri di una classe politica).
A ruota, viene intervistato Anders Sandberg, filosofo della corrente transumanista, che non accetta la morte.
“Così lei desidera essere ibernato e che la sua mente venga ricaricata su un computer?”
“Sì, questo mi renderebbe felice“.
Intanto, Agnes Allansdottir, la ricercatrice sociale dell’Università di Siena che per la fondazione Toscana Life Sciences partecipa al progetto UE Nerri, sta ultimando la pubblicazione scientifica sulla percezione che gli italiani hanno del Neuro-Potenziamento.
Agnes Allansdottir
A l’Espresso ha dichiarato che gli italiani hanno paura di essere obbligati dal datore di lavoro a utilizzare device tecnologici o farmaci per essere più performanti. In alcune professioni l’uso di pillole che aumentano l’attenzione è già caldeggiato. Piloti, turnisti, addetti agli altiforni, chirurghi che lavorano 18 ore di fila, militari, sono gli esempi che più suscitano apprensione.
Eccola, in questo video, sostenere che riguardo alla ricerca in campo genetico ci siano paesi ancora scettici, ma che questo tuttavia non significa per forza che l’opinione pubblica sia contraria: potrebbe semplicemente avere bisogno di essere meglio informata. Ecco, presto saremo tutti meglio informati. E scommetto che, dopo valanghe di libri, articoli e programmi tv di corretta informazione, chiederemo a gran voce di poter acquistare smart drugs per i nostri figli o piccoli apparecchietti tecnologici da applicare dietro all’orecchio che producono onde positive e ci consentano di vivere una vita serena, equilibrata e, possibilmente, di non sporcare e di non dare fastidio.
*Claudio Messora
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http://ilfattaccio.org