PROGETTO NERRI – Piani UE e Big Farma per il governo della mente

Creato il 13 ottobre 2015 da Ilfattaccio @Ilfattaccio2

C’ERA UNA VOLTA UN MONDO DOVE IL CARATTERE, LA PERSONA E LA FORZA DI VOLONTA’ ERANO PROPULSORI NATURALI PER RAGGIUNGERE OGNI OBIETTIVO. Gli educatori cercavano di forgiare grandi uomini facendo leva sulla fatica e sul sacrificio, i ferri del mestiere per chiunque volesse distinguersi nella vita. Questo aveva anche un senso biologico: chi riusciva a farcela grazie alle sue qualità, aveva più possibilità di tramandare in maniera naturale i suoi geni, dando vita a una nuova generazione di uomini e donne che ereditavano, chi più chi meno, le stesse caratteristiche. Questa era la vera “eugenetica”: la possibilità per chiunque di “farcela” unicamente grazie a se stesso. Ma in una società sempre più plasmata ad uso e consumo degli interessi economici delle multinazionali, che usano la politica per trasformare i cittadini in una mandria di consumatori perfetti, la personalità è un valore negativo. The Matrix mostrava sterminate distese di corpi umani (vivi) utilizzati come combustibile per alimentare il sistema, mentre illusoriamente un software ricreava in loro la sensazione di vivere una vita normale, una vita dove il piacere fosse la norma e il dolore solo un ricordo lontano. Era il mito della caverna di Platone.

IL CONTE RICHARD KALERGI

IN “IDEALISMO PRATICO”, IL CONTE RICHARD KALERGI (considerato il padre fondatore dell’Europa Unita), parlava di molteplicità di individui in luogo della molteplicità delle razze (qui il mio recente intervento a La Gabbia, qui un approfondimento sulla figura del Conte). Questo, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto portare a una maggiore governabilità delle masse. Del resto, è il relativismo ad avere spezzato i legami e i valori che una volta cementavano i rapporti umani e li portavano a pretendere con forza diritti e rappresentanza in virtù di principi che andavano rispettati: la famiglia, la religione, l’identità culturale, l’identità politica, la sessualità intesa come valore. Tutte cose che i media e la nuova rappresentazione del cittadino modello di cui si fanno portatori hanno dissolto, creando quel tessuto sociale informe, anonimo e omogeneo necessario per imporre abitudini, gusti e bisogni funzionali al sistema produttivo e governativo. E adesso, l’Unione Europea investe 3,6 milioni di euro nella discussione per la definizione di regole accettabili sull’utilizzo della tecnologia per il miglioramento delle prestazioni neuro-cognitive. Stiamo parlando del progetto Nerri (Neuro-Enhancement responsible Research and Innovation). L’American Psychological Association l’ha definita un’industria da un miliardo di dollari soltanto negli Stati Uniti. Per farvi capire di cosa si tratta, non c’è niente di meglio che utilizzare le loro stesse parole.“L’ossitocina è un ormone secreto dall’ipotalamo che regola il comportamento materno e quello prosociale (ndr: “che è a favore della società in termini di promozione della solidarietà e dell’integrazione tra le diverse componenti“) e serve a incrementare la fiducia reciproca. Forse dovremmo chiederci se per risolvere i problemi di una società incentrata sull’individualismo dovremmo conseguire un miglioramento della moralità basato sull’ossitocina. Se questo è il caso, allora dovremmo sottolineare il bisogno di sviluppare maggiore conoscenza e l’importanza di rimuovere il velo di ipocrisia che circonda questi temi”.

E ancora…
“C’è bisogno di lenire gli stati di sofferenza? Può una pillola essere vista come un metodo non coercitivo di passare una notte intera a studiare sui libri? Esiste una differenza tra “barare” (ovvero passare un esame grazie agli effetti di una droga) e “migliorare”? I sistemi sanitari nazionali dovrebbero pagare questi farmaci per tutti?”. Parliamo di un progetto voluto dalla Commissione Europea, nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione. La Commissione Europea, tanto per capirci, non solo si può considerare il vero e proprio Governo della UE, composto interamente da non eletti, ma è l’erede naturale dei primi commissari, sempre non eletti, voluti proprio da Kalergi con il Trattato di Parigi che istituiva la CECA, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, sulla quale sarebbe nata la UE così come noi la conosciamo oggi, espressamente (almeno sul piano nominale) voluta per vincolare reciprocamente Francia e Germania in modo che non potessero più farsi la guerra. Loro sostengono che Nerri serva a normare il settore per renderlo controllabile, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti in un ampio dibattito, compresa l’opinione pubblica. A ben vedere, tuttavia, non c’è da essere così ottimisti. Tra i partner che coordinano il progetto figura, ad esempio, la London School of Economics and Political Science, quella dove Franco Frattini, Commissario Europeo, teneva lezioni già nel 2007 sui progetti in corso della Commissione circa la composizione demografica dei popoli europei, che avrebbero dovuto mescolarsi etnicamente e geneticamente ai popoli africani e mediorientali grazie all’immigrazione selettiva (non c’è niente di male nell’incrocio delle razze, se questo avviene spontaneamente, ma la sua pianificazione senza un consenso democratico è più simile ai deliri di un piccolo demiurgo che ai doveri di una classe politica).

MA SOPRATUTTO, SEMPRE TRA I PARTNER (QUESTA VOLTA ITALIANI), compaiono il Toscana Life Sciences e la Sissa. La prima è una fondazione senese dell’area “Torre Fiorentina”, dove oggi importanti multinazionali dei vaccini scelgono strategicamente di localizzare le loro principali attività di ricerca e sviluppo (loro stessi lo sottolineano sul sito). Questo fa supporre che la longa manu di Big Pharma potrebbe indurre valutazioni poco obiettive circa la necessità di adottare questo o quel dispositivo tecnologico di miglioramento neuro-cognitivo. La seconda è la scuola internazionale superiore di studi avanzati, dove attualmente campeggiano articoli come “Don’t look at me like that or I’ll swerve“, uno studio dove si riporta che “Un viso con un’espressione emotivamente carica, specie se l’emozione è la rabbia, può influire sul corso delle nostre azioni. L’effetto distraente è potenzialmente pericoloso in alcune situazioni (la guida per esempio)“. Viene da chiedersi se presto potremmo indurre espressioni facciali adeguate alle circostanze attraverso la somministrazioni di smart drugs che consentano di adeguarsi ai parametri di legge (che loro concorreranno a formulare).

FANTASCIENZA? MACCHE’. Per arrivare all’essere umano auspicabile, come nel film La donna perfetta con Nicole Kidman, dove le mogli venivano sostituite da creature robotiche in tutto e per tutto assomiglianti all’immagine che il sistema dava della compagna ideale, forse ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma in vendita ci sono già elettrostimolatori transcranici che fungono da neurostimolatori per chi soffre di deficit di attenzione, come Foc.Us (e ricordate quanti bambini siano stati letteralmente avvelenati in america per curare proprio il deficit di attenzione, quello che attraverso la modifica arbitraria di alcuni parametri era stato appositamente inserito nel novero delle malattie riconsosciute). Oppure Thync, il triangolino di plastica che, applicato sulla testa, serve a indurre (con tanto di app per smartphone) uno stato di benessere o di maggiore energia. Un massaggio sul collo – dicono -, una secchiata di acqua fredda, un bacio da qualcuno che ti ama, sono tutti segnali nervosi che inducono il cervello a cambiare il nostro stato d’animo. Quindi – sottinteso – perché non farlo artificialmente? A chi si ispirano tutte queste ricerche? In uno dei filmati presentati sul sito del progetti Nerri per alimentare la discussione, si vede un vecchio esperimento dove a un cane viene mozzata la testa, che viene tuttavia mantenuto in vita da un sistema di pompaggio del sangue, mentre uno scienziato gli stuzzica i baffi del muso per provocare a quel che resta della bestiola il desiderio di muovere la bocca e afferrare l’oggetto che lo disturba.

A ruota, viene intervistato Anders Sandberg, filosofo della corrente transumanista, che non accetta la morte.
“Così lei desidera essere ibernato e che la sua mente venga ricaricata su un computer?”
“Sì, questo mi renderebbe felice“.

SANDBERG E’ UN NEUROSCIENZIATO COMPUTAZIONALE. Uno di quelli che lavorano al miglioramento delle performance cognitive. A guidare la ricerca nel settore c’è anche gente così. Novelli dottor Frankenstein che vorrebbero avere il permesso di ridurre l’intera umanità a una sterminata distesa di cadaveri da cui estrarre pezzi da riassemblare e ricomporre a piacimento, per soddisfare la loro perversione mentale di avere il controllo sulla vita e sulla morte, temendo soprattutto quest’ultima. Secondo una ricerca degli psichiatri Gian Maria Galeazzi e Marcella Pighi dell’Università di Modena, in Italia l’86,8 per cento dei giovani ha fatto uso di stimolatori cognitivi almeno una volta nella vita, ma più che altro parliamo di caffè e di bevande contenenti caffeina. Solo il 2% fa uso di amfetamine e nootropi (smart drugs). Ma attenzione: oltre il 60% di loro assumerebbe sostanze che migliorano le prestazioni cognitive (“cognitive enhancer”) se fossero prive di effetti collaterali. Capite bene quale vasto parco di mucche da mungere questo settore possa diventare. E la Commissione Europea, che nella sua narrazione ama dipingersi come attenta ai valori umani, all’etica, alla solidarietà, cosa fa? Finanzia un progetto di discussione sul tema con 3 milioni e mezzo di euro, affidandolo a un consorzio di partner legati a Big Pharma, che dovrebbe arrivare a stilare le linee guida dalle quali usciranno le regolamentazioni e le direttive europee. Quale sarà il tenore del dibattito alimentato nell’opinione pubblica, secondo voi? Metteranno l’accento sulla necessità di “restare umani” (per citare Vittorio Arrigoni), facendo leva su “carattere, personalità e forza di volontà“, oppure insisteranno su un modello fisiologico della mente, vista come un mero apparato funzionale, il cervello, e non come sede di valori e identità trascendenti che definiscono la persona (o, per i credenti, l’anima)? La domanda, ovviamente, è retorica.
Intanto, Agnes Allansdottir, la ricercatrice sociale dell’Università di Siena che per la fondazione Toscana Life Sciences partecipa al progetto UE Nerri, sta ultimando la pubblicazione scientifica sulla percezione che gli italiani hanno del Neuro-Potenziamento.

Agnes Allansdottir
A l’Espresso ha dichiarato che gli italiani hanno paura di essere obbligati dal datore di lavoro a utilizzare device tecnologici o farmaci per essere più performanti. In alcune professioni l’uso di pillole che aumentano l’attenzione è già caldeggiato. Piloti, turnisti, addetti agli altiforni, chirurghi che lavorano 18 ore di fila, militari, sono gli esempi che più suscitano apprensione.
Eccola, in questo video, sostenere che riguardo alla ricerca in campo genetico ci siano paesi ancora scettici, ma che questo tuttavia non significa per forza che l’opinione pubblica sia contraria: potrebbe semplicemente avere bisogno di essere meglio informata. Ecco, presto saremo tutti meglio informati. E scommetto che, dopo valanghe di libri, articoli e programmi tv di corretta informazione, chiederemo a gran voce di poter acquistare smart drugs per i nostri figli o piccoli apparecchietti tecnologici da applicare dietro all’orecchio che producono onde positive e ci consentano di vivere una vita serena, equilibrata e, possibilmente, di non sporcare e di non dare fastidio.

*Claudio Messora

>Fonte< 
Redatto da Pjmanc http://ilfattaccio.org