“Proibito” di Tabitha Suzama. Attenzione…spoiler!

Creato il 19 gennaio 2015 da Soleeluna

Parliamo poco di di libri famosi nel nostro blog, ma questa è la seconda volta che un romanzo conosciuto attira tanto la mia attenzione da sentire l’irrefrenabile desiderio di condividere con voi il mio pensiero.

Partiamo da una domanda. Avete letto questo romanzo? Vi siete lasciati catturare dalla mole di commenti positivi o, al contrario, vi siete tirati indietro leggendo la trama?

Perché bisogna ammetterlo, l’amore trattato nel romanzo non è facile e nemmeno io, convinta di non avere alcun tipo di pregiudizio, ho trovato semplice leggere certi passaggi della storia fra Maya e suo fratello Lochan.

Ma vediamola insieme…

Lochan e Maya sono fratello e sorella. Lui ha 18 anni, è chiuso e solitario; lei ne ha 16, è sensibile e molto più matura di quello che la sua età richiederebbe. La loro ragione di vita, la loro preoccupazione più grande, è prendersi cura dei tre fratellini minori, allo sbando da quando il padre li ha lasciati e la madre si è abbandonata all’alcool. Sempre insieme, sempre vicini, sempre più complici. Un legame che rischia di trasformarsi in un dolce sentimento e una fatale attrazione.

Il romanzo parte con un colpo al cuore. Una famiglia devastata dall’abbandono del padre. Cinque fratelli che crescono senza l’aiuto di una madre. Questa è la parte che colpisce sicuramente di più, non tanto questo padre che si menziona un paio di volte in tutta la storia, ma la madre tanto assente e egoista da non accorgersi che i figli stanno crescendo da soli. Una donna che vorrebbe rincorrere gli anni della giovinezza che ormai le è sfuggita, che si rifugia nell’alcol per non doversi assumere alcuna responsabilità. Questa mamma che appare e scompare, che quando è presente sarebbe meglio non lo fosse, che non si preoccupa di sostenere nemmeno economicamente i propri figli, costringendo la più piccola a recarsi a scuola con uno zaino rattoppato o i buchi nella calzamaglie. Una donna che conscia del proprio fallimento, non esita a far ricadere le colpe sul figlio maggiore Lochan, mortificandolo, non prendendo mai le sue difese.

Ed è così che il ragazzo si occupa di questa famiglia, affrontando l’adolescenza difficile di Kit e la sua ribellione, incassando i colpi, anche quando fanno troppo male.

Lochan, bravissimo a scuola, ma che ha una grossa difficoltà a parlare con la gente. L’introspezione psicologica di questo personaggio è meravigliosa. Ogni volta che il ragazzo si blocca o ha una crisi di fronte ai compagni, il lettore non può fare a meno di provare empatia nei suoi confronti. Lochan non parla di fronte ai compagni, non lo fa perché probabilmente sa che se aprisse bocca, tutto il dolore che tiene chiuso nell’anima uscirebbe come un fiume in piena e lui non può permettere che l’acqua superi gli argini. Non può farlo perché significherebbe che la legge dividerebbe la sua famiglia, porterebbe lontano i suoi fratelli, l’unica cosa al mondo che gli fornisce la forza necessaria per non farsi abbattere.

Un ragazzo solitario che è dovuto crescere alla svelta, che deve farsi carico di responsabilità che non dovrebbero gravare sulle sue spalle. Sarebbe facile arrendersi, lasciare che gli assistenti sociali si prendano cura di tutti loro, donare una vera famiglia ai suoi fratelli e anche a se stesso, facile, ma straziante per chi ha già perso tutto e Lochan ricorda cosa significhi avere una famiglia unita, lo tiene a mente conservando una fotografia che li ritrae tutti insieme, prima che il padre li abbandonasse.

Ci si immedesima in questa triste storia perché l’autrice è in grado di farci vivere tutto con le sue parole, possiamo sentire l’odore di alcol della madre, possiamo percepire la sua assenza, soprattutto quando si parla dei figli più piccoli che ancora, per qualche pagina del libro, mostrano il bisogno delle sue attenzioni e del calore di un abbraccio. Lo percepiamo nell’indifferenza che mostra verso Kit, adolescente difficile che ci sbatte in faccia il suo disagio scegliendo strade sbagliate, prendendosela con l’unica persona che si prende cura di lui per paura di un altro abbandono.

L’introspezione psicologica di tutti i fratelli è talmente accurata che ogni loro azione o comportamento è fine allo svolgersi della vicenda. Ognuno di loro esce dalle righe per assomigliare a qualcuno che conosciamo. Basti soffermarsi sulla piccola Willa, sul suo essere grande e matura rinunciando alle attenzioni pur essendo la minore dei fratelli, senza mai lamentarsi. Quando si chiude il romanzo, ognuno di loro è una fitta al cuore che non ti permette davvero di staccarti dalle pagine del libro, vorresti riaprirlo e scoprire che il loro destino è stato diverso, che hanno vissuto un’infanzia serena e felice come meriterebbero tutti i bambini.

E poi c’è Maya, di poco più piccola del fratello maggiore. Una ragazza con la testa sulle spalle, che non mostra i problemi di socializzazione di Lochan. Maya, che vorrebbe essere baciata, ma che quando accade, si tira indietro.

Non dev’essere stato facile nemmeno per l’autrice, credo, trattare l’amore che nasce fra Lochan e Maya, perché di vero incesto si parla, un incesto consenziente e quasi cercato. Lochan e Maya si baciano e scoprono che il loro legame non è tanto forte solo per le difficoltà famigliari che li legano, ma anche perché i loro cuori battono all’unisono. Non sono solo migliori amici, come vorrebbero credere, ma vorrebbero essere amanti. La loro relazione porta i due ragazzi a vedere le cose da un punto di vista diverso, se da un lato Lochan sembra sbloccarsi di fronte alla gente, dall’altro questo rapporto che lui capisce essere sbagliato, sotto ogni punto di vista, aggrava la sua malinconia.

Ama Maya, ma non vorrebbe farlo, capisce che continuando la loro relazione non metteranno in pericolo solo se stessi, ma anche i loro fratelli e come può, lui che ha vissuto solo per difenderli, rischiare di danneggiarli per seguire il suo cuore?

Parlo sempre dal punto di vista maschile perché sinceramente Maya non mi ha colpito particolarmente, anzi…spesso mi è sembrato facesse la parte della seduttrice.

I due ragazzi si allontanano per poi capire che questo li fa stare ancora peggio dell’accettare i sentimenti che provano uno per l’altro. Stanno attenti, si nascondono, limitano i momenti di intimità alla notte e si promettono di non passare mai il “limite”. Non faranno l’amore perché perfino Lochan lo trova mostruoso e ripugnante, almeno fino a un certo punto della storia.

Mostruoso, ripugnante, illegale…sono tanti gli epiteti con cui lui parla di questo amore. Nonostante questo non può farne a meno ed è Maya che lo mette di fronte a una realtà che gli farà veder ele cose da una prospettiva diversa. Lei che parla di pregiudizi che vanno abbattuti.

Pregiudizi. Bene, il punto focale della questione che mi sono posta alla fine di questo romanzo è riposta in questa parola.

L’enciclopedia Treccani definisce così il pregiudizio: “Idea, opinione concepita sulla base di convinzioni personali e prevenzioni generali, senza una conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, tale da condizionare fortemente la valutazione, e da indurre quindi in errore.”

Quindi posso pensare che sia un pregiudizio sostenere che una persona sia antipatica senza in realtà conoscerla. Credo che sia un pregiudizio pensare che una relazione fra un uomo molto maturo e una donna più giovane, abbia sempre secondi fini, e così via…

Ma sull’incesto esiste davvero un pregiudizio? Si può pensare che sia una forma di amore “normale”?

La mia risposta è no, non si può. Un amore normale è quello con molta differenze di età fra le parti, lo è quello fra persone dello stesso sesso, ma non mi sento moralista a confermare con assoluta certezza che l’amore fra due fratelli non lo sia. Secondo me questo è un grosso limite del romanzo. Avrei preferito che l’autrice trovasse un altro modo per descrivere questo amore “proibito”, poteva romanzare qualsiasi situazione o scusa, fingere che uno dei due non sia stato figlio naturale, non lo so, qualsiasi cosa, ma non questo.

E’ anche vero che raccontando in maniera differente questa relazione, non avremmo avuto fra le mani lo stesso libro.

Maya e Lochan alla fine si apparterranno, forse quest’episodio e ciò che seguirà è trattato in maniera un pochino frettolosa. Ci sono dei punti che, alla fine del libro, sembrano scritti tanto per chiudere la storia, senza spiegare al lettore come siano accadute. Maya ruba la chiave di casa alla madre perché, nel remoto caso volesse tornare, non potrebbe entrare senza, eppure lei ci riesce e li sorprende. Kit, che doveva essere in gita scolastica, la gita tanto attesa, è fuori di casa con le valige mentre arrestano Lochan e Maya che non ha accusato il fratello, ma ha confessato di essere consenziente, si trova ad accudire i fratelli senza che nessuno le faccia una domanda. Peccato per queste piccole imprecisioni perché “PROIBITO” è un romanzo bellissimo.

Vincitore esce comunque Lochan, capace di sacrificare tutto, anche la vita per proteggere fino all’ultimo la sua famiglia. La sua breve permanenza in carcere, i suoi pensieri, il suo ultimo gesto, programmato e studiato, le sue sensazioni, sono tutte ferite che il lettore si porterà dietro anche una volta chiuso il libro.

E’ un pugno allo stomaco questo romanzo, un colpo che ti resta impresso nell’anima ed è così che l’incesto, così scandaloso e immorale, passa in secondo piano per lasciare il ricordo di una storia cupa, di dolore e sofferenze, ma anche di voglia di riscatto e speranza.

Se alla mia domanda a inizio articolo avete risposto che non l’avete letto per la sua trama particolare, vi consiglio di rivedere le vostre idee e di leggere questo romanzo fra le righe, perché io ho avuto la sensazione che avesse molto da insegnare.

Questo è un successo meritato. Un romanzo che, una volta finito, non si avrà la certezza di aver voltato l’ultima pagina perché Lochan e i suoi fratelli continueranno a tenervi compagnia.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :