Promemoria per Pina Picierno: lavoratori e padroni non vanno a braccetto

Creato il 30 settembre 2014 da Alessandromenabue
Quando l'acume incontra la Picierno arrossisce e cambia strada. Di Pina Ciriaca - scuri capelli ed espressione sovente disgustata, manco avesse sempre uno specchio davanti - si è parlato spesso su questo blog, tanto che c'è chi suggerisce che, dietro all'animosità di facciata, chi scrive coltiverebbe una bruciante passione per la neo europarlamentare: da Andrea Scanzi a Marco Travaglio sono tanti i corteggiatori della bella Pina, ben più affascinanti ed illustri del sottoscritto che, davanti a siffatta concorrenza, di speranze potrebbe coltivarne ben poche. Se parlo ancora di Ciriaca è perchè la sua è una figura a suo modo emblematica del microcosmo di impalpabili domestici renzini. In un mondo ideale la sua figura sarebbe marginale perfino in un consesso di shampiste: sventuratamente la realtà è quella che è, dunque accade spesso di guardare la televisione ed imbattersi nella servente del principe Matteo intenta a dispensare perle di dabbenaggine. L'ultima gemma risale a ieri sera quando Ciriaca, ospite a Otto e Mezzo, ha commentato l'intervento del fu Lider Maximo in direzione Pd: "Mi ha colpito molto il passaggio di D'alema, quando parla di padroni e lavoratori mettendoli in opposizione. E' una rappresentazione di un mondo che non esiste più; si tratta di un mondo che esisteva negli anni '70, nel mondo di oggi i datori di lavoro si spezzano la schiena assieme ai loro dipendenti". Probabilmente nell'ovattato mondo della Picierno i lavoratori varcano la soglia delle aziende a braccetto con i loro principali cantando Penso Positivo: le cose vanno un filo diversamente ma è comprensibile che Giuseppina detta Pina abbia uno scarso polso della realtà del lavoro dipendente, essendo lei entrata nel Pd subito dopo la laurea. Se oggi ci sono meno dissidi tra titolari e dipendenti, cara Picierno, è perchè di questi ultimi ce ne sono sempre meno grazie alla crescente disoccupazione che il governo Renzi, nei suoi primi sette mesi di rutilanti slogan, non ha fatto nulla per arginare. Chi oggi ha la fortuna di avere un impiego sa benissimo che, contrariamente agli anni '70 tanto vituperati dalla De Mita girl, qualora dovesse perderlo potrebbe impiegare mesi - se non anni - per trovarne un altro; dunque il dipendente oggi diventa automaticamente più ricattabile di un tempo e non ha alcun interesse a turbare il rapporto con il proprio titolare. Capisco che per la Picierno, presa dall'ansia rottamatrice di Renzi, il termine "padroni" risulti vetusto: purtroppo fuori da Matteolandia questa resta ancora la definizione più calzante. E non sarà falciando ulteriormente le tutele che si aiuterà il mondo del lavoro, dipendente o imprenditoriale che sia, questo è in grado di capirlo perfino il primo Zanda che passa per Palazzo Madama. Sorge un dubbio: sarà mica che ci si incaponisce sulla questione dell'articolo 18, un tempo considerata esiziale dallo stesso Renzi, per distogliere l'attenzione da tutte le cose non fatte, da tutti gli annunci rimasti a librarsi nel limbo degli antani? Non sarà che Renzi si sta scoprendo drammaticamente inadeguato per affrontare le vere emergenze del paese e la butta in caciara nella speranza che la sua inconsistenza venga scoperta il più tardi possibile? Se le cose stanno così può dormire sonni tranquilli: se Scalfari ha impiegato mesi per comprendere lo stato dell'arte, con Sorgi, Zucconi e Pigi Battista è in una botte di ferro per almeno un paio di legislature. Ancora: è credibile che un governo presieduto da chi non manca di scambiare pubbliche effusioni con Marchionne abbia come faro l'interesse dei lavoratori? Infine: possibile che a causa di questa nuova classe politica ciarliera e incompetente ci si ritrovi nella frustrante posizione di dover dare ragione addirittura a D'Alema?

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