(Promised Land)
Gus Van Sant, 2012 (USA), 106’
uscita italiana: 14 febbraio 2013
voto su C.C.
La sceneggiatura, affidata in modo sospetto al duo di protagonisti Damon-Krasinski, viene fuori come un compitino da classe di scrittura: banale, prevedibile ed incoerente. Steve, presentato come spietato squalo pronto ad ingannare con qualsiasi mezzo (anche il “travestimento” sociale) pur di strappare un dollaro in meno sul prezzo, è inevitabilmente destinato a sciogliersi tra le braccia di una newyorkese capitata per sbaglio in provincia (Rosemarie DeWitt) e, non serve manco dirlo, tutti sappiamo che prima dei titoli di coda si troverà a fare la proverbiale cosa giusta almeno per una volta. Peccato, perché proprio sul finale la storia sembra assecondare una svolta sorprendente, di quelle che potrebbero gettare una luce tutta diversa sull’intera faccenda, ma Van Sant e colleghi non hanno il coraggio di seguirla fino in fondo, adagiandosi su una conclusione incoerente, ben poco verosimile e forzatamente bucolica.
Il cineasta americano, che aveva interessato tutti con la gioventù dei suoi più recenti Paranoid Park e Restless, appare intrappolato in una storia monocorde, dalla quale è impossibile trarre il minimo pathos; così l’unico punto di riferimento diventano le buone interpretazioni dei protagonisti, ciascuno provvisto di un personaggio ritagliato su misura.
Nessuno sembra però tenere conto dello sfortunato spettatore.
Occasione persa.