Pronto un nuovo attacco Usa in Libia. Dall’Italia

Creato il 15 maggio 2013 da Informazionescorretta

Secondo gli accordi nessun attacco potrebbe mai partire dall’Italia, ma lo sappiamo siamo colonia.

Gli Stati Uniti starebbero pensando di lanciare un nuovo attacco militare in Libia dalla stazione aeronavale di Sigonella. Cinquecento marines sono stati trasferiti nei giorni scorsi in Sicilia dalla base di Rota in Spagna. Gli uomini fanno parte della Marine Air Ground Task Force (MAGTF), la forza speciale costituita nel 1989 per garantire al Corpo dei Marines flessibilità e rapidità d’azione nei differenti scacchieri di guerra internazionali.

L’unità di Rota è stata attivata dal Pentagono solo un paio di mesi fa per sostenere il Comando Usa in Africa (Africom) nell’addestramento e la formazione delle forze armate dei partner continentali e intervenire rapidamente in Africa in caso di crisi. La decisione di dar vita alla nuova task force è stata presa nel settembre 2012 dopo l’attentato terroristico contro il consolato Usa di Bengasi in cui persero la vita quattro funzionari tra cui l’ambasciatore in Libia, Christopher Stevens.

Secondo il portavoce del Pentagono George Little, i marines potranno intervenire da Sigonella in tempi rapidissimi nel caso di nuovi attacchi al personale diplomatico o ai cittadini Usa presenti in Libia per “effettuarne eventualmente l’evacuazione”. “Siamo preparati a rispondere se necessario, se le condizioni peggiorassero o se venissimo chiamati” ha aggiunto Little. Qualche giorno fa il Dipartimento di Stato ha ridotto sensibilmente lo staff dell’ambasciata di Tripoli, ordinando di contro il rafforzamento del dispositivo gestito in loco da una dozzina di militari Usa. Inoltre sono stati invitati i cittadini statunitensi a viaggiare a Tripoli solo per necessità improcrastinabili ed evitare in assoluto Bengazi o altre località in Libia. Washington parla di “crescente clima d’instabilità e violenza” e di “deterioramento delle condizioni di sicurezza”. Così è stato decretato lo stato d’allerta per gli special operations team di stanza a Stoccarda (Germana) e per la task force dei marines in Spagna che prima del trasferimento a Sigonella, il 19 aprile scorso aveva raggiunto da Rota la base aerea di Morón de la Frontera. Il 3 e 4 aprile, i Comandi delle forze navali Usa in Europa e Africa e della VI Flotta avevano pure ospitato a Napoli i responsabili della neo-costituita marina militare libica e del corpo della guardiacoste per discutere di “sicurezza marittima” e “cooperazione strategica”.

Insieme ai marines sono giunti a Sigonella pure otto velivoli da trasporto e assalto anfibio Bell Boeing CV-22 “Osprey” (falco pescatore). Si tratta dei controversi “convertiplani” (bi-turboelica in grado di atterrare e decollare come un elicottero e volare come un normale aereo), costo unitario 129 milioni di dollari circa, in grado di trasportare fino a 24 soldati del tutto equipaggiati, alla velocità di 509 Km all’ora. Numerosi esperti militari hanno ripetutamente messo sotto accusa l’”Osprey” per le sue scarse condizioni di sicurezza in volo. Da quando è divenuto operativo, il velivolo è stato al centro di numerosi incidenti e una trentina tra contractor e militari sono morti durante test ed esercitazioni. Quando nel 2000 un velivolo in forza all’US Navy cadde negli Stati Uniti causando la morte di 23 marines il Pentagono pensò di abbandonare il programma ma sotto il pressing della potente lobby dei costruttori, esso fu presto riavviato e gli “Osprey” furono destinati alla guerra in Iraq e Afghanistan. Nella primavera dello scorso anno due “Osprey” si sono schiantati al suolo, il primo durante un’esercitazione militare in Marocco (morti due marines) e il secondo in Florida. Per l’alto rischio di incidenti e l’insostenibile rumore emesso dal velivolo durante le operazioni di decollo e atterraggio, migliaia di cittadini giapponesi hanno dato vita a numerose manifestazioni di protesta contro la decisione di dislocare 12 convertiplani nella grande base aerea Usa di Okinawa.

Il Corpo dei marines ha progressivamente ampliato il proprio impegno di contrasto, congiuntamente ad Africom, delle milizie islamiche operanti nelle regioni settentrionali del continente. Nel 2011, nello specifico, fu creata proprio a Sigonella una forza speciale di pronto intervento del tutto simile a quella di Rota, la Special Purpose Marine Air Ground Task Force (SPMAGTF-13). Gli uomini sono impegnati periodicamente come consiglieri e formatori degli eserciti africani o in attività di supporto logistico e “gestione di tattiche anti-terrorismo”. “La task force di stanza a Sigonella ha come compiti prioritari la fornitura d’intelligence e l’addestramento dei militari africani che combattono i gruppi terroristici in Maghreb e Corno d’Africa o svolgono attività di peacekeeping in Somalia”, ha dichiarato il maggiore Dave Winnacker, responsabile del gruppo dei marines. La SPMAGTF-13 include componenti navali, terrestri ed aeree caratterizzate da notevole flessibilità; conta su circa 200 marines organizzati in team aviotrasportabili dai grandi velivoli KC-130. Con i 500 uomini giunti dalla Spagna, Sigonella accresce ancora di più il ruolo di gendarme armato del Mediterraneo e del continente africano.

Dal blog di Antonio Mazzeo


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