La foto non c'entra niente è che scrivere questo post mi ha fatto venire sonno
Sandro Brusco e Michele Boldrin di NoiseFromAmerica hanno pubblicato oggi un lunghissimo e interessante post sul perché il Partito Democratico non sia lo strumento migliore per fermare il declino italiano.È gente esperta, da prendere con le pinze, quindi bisogna fare attenzione a pungolarli, c'è caso rizzino il pelo come gli istrici. Ma io ci provo, non del dettaglio perché il loro pezzo è estenuante. Evidenzio alcuni passaggi che mi gettano nello sconforto, non tanto perché non sono “liberista” come loro, quanto perché vorrei che loro precisassero certe cose e non le lasciassero nel vago delle soluzioni magiche che sembrerebbero alla nostra portata e invece no.Premessa: non entro nel merito della loro critica al PD (il quale partito è il soggetto del loro post), ma solo su alcuni passaggi che mi lasciano interdetto.Essi dicono«la politica si fa, anzitutto, con la selezione delle classi dirigenti.»Ma chi seleziona chi? Per esempio: loro, che sono competenti, dati i loro studi e ricerche, che sono dunque, dal loro punto di vista ben selezionati per rendere più efficiente questo sistema economico borghese, perché non entrano nell'agone e vanno a fare politica?*Per lo meno Monti - loro caposcuola e maestro in un certo senso - seppur non giovanissimo, s'è sporcato le mani e, pur non risolvendo niente (anche a causa del fatto che deve governare con l'avallo di una maggioranza spuria), qualcosa fa, poco e male, ma fa. E lui è stato selezionato da cosa? Dalla Bocconi, dal Fondo Monetario internazionale, dalla Comunità Europea, dal Corriere della Sera? Chi seleziona chi? Come già mostrarono i greci, in democrazia la migliore selezione si avrebbe attraverso il sorteggio. Chi non è capace di governare come finora siamo stati governati?
Altra frase, conseguente a quella sopra,
«L'idea che la mobilità sociale sia frutto di mercati concorrenziali è da sempre completamente assente da quell'apparato teorico: non a caso molti di voi si scontrano quotidianamente con un muro tutte le volte che sostengono l'opportunità di rendere il mercato del lavoro meno rigido per permettere ai capaci di andare avanti e progredire economicamente facendo così progredire il paese con loro»«Permettere ai capaci di andare avanti e progredire economicamente facendo così progredire il paese con loro». Trovo questa frase aberrante e quasi eugenetica. Trattasi di selezione della razza e, in Italia e non solo, tale selezione è già stata fatta. A dirlo è non un veterocomunista ma bensì un giuslavorista a loro concettualmente vicino: Pietro Ichino che titola un suo editoriale «Perché non è bene che il padre lasci il posto in azienda al figlio». Il problema è che tali economisti non hanno ancora capito che rendere il mercato di lavoro meno rigido varrà non tanto per selezionare i davvero meritevoli ai piani alti, ma per selezionare e sfoltire coloro che fanno un lavoro ai piani bassi in cui non ci vuole alcuna meritocrazia per farlo, lo fai e basta, perché non hai altre alternative alla fame. Lavorare otto ore alla catena di montaggio di qualsiasi attività è una rottura di palle che ti rende la vita flessibile abbastanza per dire ai vari Marchionne del mondo: «Vieni giù un po' testadicazzo, facciamo a cambio un semestre e poi vediamo se io non sono capace di fare schifo da un punto di vista del mercato come fai tu. Vieni, sii davvero flessibile».
Altro passaggio ancora, questo:
«Le privatizzazioni vennero fatte, è inutile nasconderlo, sotto la spinta dell'urgenza di far cassa per fronteggiare una situazione assai critica del debito pubblico. Vennero infatti subite perché, mentre la motivazione era far cassa, l'impulso intellettuale veniva dall'esterno dei partiti che sono poi confluiti nel PD: era il prodotto di alcuni "tecnici" prestati alla politica, il cui nome non crediamo serva fare. Il futuro PD subì le privatizzazioni, non le gestì né le fece proprie. Non ci fu, infatti, alcuna spinta convinta alla liberalizzazione di quelle industrie perché non c'era la capacità di intendere a cosa serviva privatizzare e in che senso liberalizzare, ossia rendere concorrenziali i mercati, possa servire per generare crescita economica e mobilità sociale (il fatto che la destra lo capisse anche meno non è una scusante).»Non amo generalizzare, ma così a colpo d'occhio non credo affatto che liberalizzare significhi rendere concorrenziali i mercati. Né tantomeno le liberalizzazioni consentano mobilità sociale. Se infatti si guardano le liberalizzazioni effettuate e quanti nella società ne abbiano tratto beneficio tanto da essersi mossi socialmente, il quadro appare molto sconfortante. E non solo in Italia.
Inoltre:
«La cultura del gruppo dirigente [del PD] è pessima ed è andata deteriorandosi, ma alla fine, come ci insegnava il tizio di Treviri, la cultura è parte della sovrastruttura. Se il PD comunque rappresentasse le forze sane e produttive del paese, la mediocrità del suo gruppo dirigente farebbe relativamente pochi danni. E qui è dove veramente ti chiediamo di pensare e riflettere. Chi e cosa rappresenta, oggi, la sinistra italiana? Cerca una risposta onesta ed evita che l'amore per vecchie bandiere offuschi l'analisi. Mettiamola cosi': secondo te, ideologie e cretinate sovrastrutturali a parte, chi produce più valore aggiunto in Italia? I gruppi sociali che il PD rappresenta con le sue proposte politiche ATTUALI o il resto? Lo sappiamo, questa domanda è un po' un colpo basso, ma è importante.»Ribadisco: io non sono affatto l'avvocato d'ufficio del PD, ci mancherebbe. Ma scrivere «se il PD rappresentasse le forze sane del paese» presuppone che:a) esistano forze sane, e se uno lo sa che esistono, male non sarebbe stato specificarle;b) le presunte forze sane che non votano PD o non votano - e passi - o votano qualcun altro. Chi? La Lega, il Pdl, Beppe Grillo? E votando tali partiti o movimenti sarebbero forze sane?E poi: «chi produce valore aggiunto»? Sarebbe stato d'uopo che i due esperti lo avessero specificato, anche se è facile intuire chi: la piccola e media industria, le partite iva, gli autonomi. Gli operai no. I dipendenti pubblici, peste li colga. Vero, tante storture lo stato italiano ha consentito e consente e fanno bene i nostri a specificarlo ogni volta. Ma, come altre volte mi pare di aver scritto, essi pensano davvero che se l'Italia avesse un grado di onestà e civiltà pubblica pari a un paese scandinavo le cose economicamente andrebbero meglio? Lo so, fa rabbia anche a me che ci siano dei tromboni di stato che prendono uno sproposito di stipendio e non si sa perché ma continuano a prenderlo. Ma chi avrà mai la forza politica di abbassare lo stipendio dei boiardi di Stato?Infine: il valore aggiunto. Se Brusco e Boldrin avessero letto davvero il tizio di Treviri farebbero meno gli spiritosi e direbbero chi veramente aggiunge valore alla produzione. Ma qui lascio il testimone a chi è più esperto di me, Olympe de Gouges, per esempio.
*Ah, sì pare che stiano creando un movimento... ma allora, anziché sul PD, si concentrino su di sé.