Proposta Ministro Balduzzi: tassa di 3 centesimi su bevande gassate

Creato il 12 maggio 2012 da Paopasc @questdecisione
Dopo che già l'aveva fatto la Francia anche l'Italia pensa (per ora pensa solo) di introdurre una tassa sulle bevande gassate tipo coca e aranciata, per dissuadere dal consumo di bibite caloriche zuccherate (cosiddetto cibo spazzatura). Si tratterebbe, eventualmente, di 3 centesimi ogni lattina o bottiglia da 33 cl. Così si apprende da quanto il Ministro dice a Radio Anch'io [l'intera trasmissione è disponibile qui] dove Balduzzi parla non solo di tasse sulle bevande analcoliche ma anche di spesa sanitaria, liberalizzazione dei farmaci, dipendenza dal gioco d'azzardo, amianto e così via.Ricordo, nell'articolo citato sopra, che la reazione dei produttori di bibite gassate fu immediata e molto decisa: le bibite  sarebbero diventate il capro espiatorio, che si sarebbe trattato di un accanimento, che l'apporto calorico delle bibite rappresenta solo il 3,5% della dieta e così via. Roba da straziarsi di lacrime. Il 3% adottato dai francesi è circa i 3 centesimi ipotizzati dall'Italia: infatti, queste bibite, più o meno, costano intorno a 1 euro a lattina.
Consumo in Francia. Due osservazioni, sia sui francesi che sulle ipotesi italiane. Se, come dicono loro, le bibite consumate in media ammontano al 3,5% delle calorie, e ipotizzando un consumo medio di 1600 kcal al giorno, quante lattine consuma in media un qualsiasi essere umano?Secondo il sito calorie.it (ebbene sì, non ho sotto mano una lattina) mediamente una lattina di 33 cl apporta 120 kcal (la differenza tra un prodotto e l'altro è notevole, andando grosso modo da 37 kcal per 10 cl a 62 kcal per 10 cl, ma per i nostri scopi va bene l'approssimazione adottata). Il 3,5% di apporto calorico da bibite, secondo l'associazione dei produttori francesi (vedremo che quelli italiani sostengono che in Italia è invece il 2%) sarebbe dunque circa 56 kcal, pari a mezza lattina. Arrotondiamo a 60 kcal, che tanto non cambia molto: mediamente, ogni consumatore spenderebbe circa 1,5 centesimi in più al giorno, cioè mezza lattina, secondo queste ipotesi. Con tutto il rispetto che uno può avere per il denaro e l'avversione  per le tasse, non sembra una cosa da stracciarsi le vesti, decisamente. Del resto, non sembra nemmeno un buon sistema dissuasivo, stante la pochezza della cifra. Vedremo meglio in seguito che questo consumo medio non ci dice molto sulla realtà dei fatti che probabilmente vede un consumo molto più diversificato e asimmetrico.Consumo in Italia. Il Corriere, che riporta le parole del Ministro Balduzzi, scrive che, eventualmente,  si aspettano 250 milioni l'anno da questa piccola tassa di 3 centesimi. Non so verificare l'esattezza di questa cifra ma, probabilmente, discende dalla conoscenza del consumo annuo di bibite gassate. Dividendo questi 250 milioni per 3 centesimi abbiamo, grosso modo, il consumo di lattine annuo in Italia: fanno 8,3 miliardi di lattine l'anno. Diviso per 60 milioni di italiani (sì, lo so siamo, un po' di meno) fanno circa 138 lattine l'anno per italiano, ovvero una lattina ogni 2,5-3 giorni, oppure ancora un terzo di lattina al giorno. Il che ci riporta ai dati: un terzo di lattina corrisponde a 10 cl che corrisponde a 40 kcal che è, circa, il 2% del consumo calorico medio.Reazioni dei produttori.Tutto torna. Ora, ascoltando la reazione di produttori e associazioni dei consumatori all'eventuale introduzione di questa tassa, sembra quasi che il Ministro abbia promesso la tortura per chi beve queste bevande:
«È una tassa ipocrita - spiega il presidente Carlo Rienzi -. Con la scusa della corretta alimentazione e dello scopo sanitario, il governo vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando il costo delle bibite gassate. In sostanza, per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani. Non si capisce poi perché tassare solo le bibite gassate lasciando fuori altri prodotti alimentari che fanno altrettanto male alla salute, come merendine o patatine fritte»
 Dura anche la reazione di Assobibe, l'associazione italiana dei produttori di bevande analcoliche, secondo cui è «insensato prendere di mira una sola categoria di prodotti alimentari: le bevande gasate in Italia contribuiscono meno del 2% all'apporto calorico giornaliero.
Federalimentare parla di «misura iniqua, ingiustificata e pericolosa». [Corriere cit.]
Mi sembrano reazioni eccessive, scomposte. Se la media è giusta, e sembra giusta,  il famoso esborso è ancora meno di quello francese: 1 centesimo al giorno. Stando così le cose, la tassa non è nè disincentivante nè iniqua: è ininfluente. Però le cose potrebbero non stare così. Il consumo medio forse ci inganna: io, per esempio, consumo bevande analcoliche molto ma molto sotto la media, il che significa che c'è qualcuno che ne consuma molte di più. Ora la cosa comincia a frasi più interessante. Magari un'altra volta mi  metterò a cercare le statistiche sui consumatori di bevande gassate ora mi basta fare qualche conto della serva. Ipotizzando che qualche forte consumatore beva 2 o 3 lattine al giorno egli avrebbe un esborso supplementare dai 6 ai 9 centesimi, secondo me ancora incapace di dissuadere, però potremmo notare che in quel caso l'apporto calorico non sarebbe più così basso, rappresentando più di un quinto dell'apporto calorico medio e che un qualche sistema di dissuasione potrebbe essere benvenuto.Per concludere: ogni nuova tassa è una ferita, su questo non c'è dubbio. Considerando l'esempio dei tabacchi però, non sembra che l'aumento dei costi riduca di molto i consumi, almeno negli ultimi 10 anni in cui i consumatori risultano stabili [fonte ARS Toscana].Si potrebbe immaginare dunque che l'effetto deterrente sui consumi di bibite dovuto all'aumento dei costi non ci sia, similmente a quanto avvenuto negli ultimi 10 anni per i tabacchi. In questo caso, come ipotizzavo l'altra volta per i francesi, si tratterebbe di un mero metodo per fare cassa. Questa seconda ipotesi, non sostenuta dall'effetto dissuasivo, sarebbe poco sostenibile. Secondo me, se il Ministro Balduzzi riesce a fornire dati scientifici a supporto dell'effetto dissuasivo dell'aumento di 3 centesimi a lattina sul consumo di bevande caloriche, ebbene l'aumento è giustificato, altrimenti no. Un'ultima cosa su associazioni di consumatori e produttori: va bene criticare, ma bisognerebbe avere il senso della misura.

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