Sapere che per il prossimo futuro saremo governati anche da Totò Cuffaro e da Francesco Storace ci mette dentro una strana eccitazione che potremmo definire “violenta”. Certo è che l’idea del “cambio di campo” vista come un tradimento dell’elettorato che ha Berlusconi, è quantomeno schizofrenica. Secondo il Capo, infatti, quelli di Fli hanno tradito la gente che li ha votati mentre gli Udc, gli Mpa e i destrorsi, fino a ieri oppositori che diventano maggioranza, rientrano nel normale gioco della politica. Forse, come ha sottolineato Casini, Berlusconi non si rende conto che in questo modo legittima eventuali ribaltoni dovessero esserci qualora il 28 settembre il suo governo cadesse. Come potrebbe parlare di tradimento dell’elettorato chi ha fatto entrare nel suo esercito di guitti, frati cercatori e mendicanti di poltrone vari? Ma per lui, si sa, tutto è lecito e anche quando non lo è Ghedini e Alfano provvedono a farlo diventare estirpando il male alla radice: o abrogano la legge o la modificano. Per tutta l’estate, o almeno da quando il dissidio con Fini è diventato insanabile, il Cavaliere ha tentato in tutti i modi di allargare la sua maggioranza offrendo di tutto a tutti ma non tirando fuori neppure un euro dalle sue tasche. Questa è l’unica ragione per la quale fa finta di offendersi quando qualcuno tira in ballo la definizione di “campagna acquisti” per descrivere la politica messa in atto dai suoi per raggiungere l’agognata cifra di 316 deputati. L’ingaggio degli eventuali “cattolici moderati che si avvicinano a noi” saranno infatti pagati dallo Stato sotto forma di ministeri e sottosegretariati e soprattutto, con il bonus della rielezione assicurata quando si tornerà alle urne. Non è una notizia che questa estate Berlusconi abbia trascorso molte ore al telefono con Pierferdinando Casini pregandolo di entrare a far parte della maggioranza nonostante il diktat di Bossi. E non è una notizia che Casini abbia sempre (apparentemente), opposto dinieghi a un suo eventuale impegno in una maggioranza con Bossi ma, nonostante tutto, a noi la rilassatezza di Cesa (“queste fughe ci rafforzeranno”) e l’aplomb di Casini a cui è scappato solo un “demenziale” riferito alla campagna acquisti del Capo che gli ha segato la metà dei suoi deputati, non ci convincono. I democristiani, per loro natura e definizione, sono persone che la sanno lunga e che grazie alla loro immensa capacità di restare a galla, stravolgendo a volte le regole stesse della fisica, riescono a superare indenni maremoti e uragani, tempeste e alluvioni trovando sempre un punto d’appoggio che li sorregga. Essendo in possesso della capacità camaleontica di trasformarsi sempre in qualcosa d’altro, navigano ormai da decenni in qualsiasi mare, sotto qualsiasi bandiera, agli ordini del primo comandante che gli assicuri la sopravvivenza e la pagnotta. Non ci sconvolgerebbe più di tanto sapere un giorno che Totò Cuffaro, Saverio Romano e compagnia cantando, fossero d’accordo con Casini e abbiano deciso di mettere la loro faccia a un tradimento preventivato e concordato. L’Udc, d'altronde, ci ha abituati a tutto e se questo sospetto dovesse rivelarsi fondato, Berlusconi si ritroverebbe una maggioranza con dentro uomini (sic!) dell’Udc ma senza Casini, per la felicità di Bossi che la smetterebbe di insultarlo a ogni piè sospinto. E mentre troviamo naturale l’ingresso della Destra di Storace nella maggioranza, già traghettato a suo tempo dalla Santanché-Santanmé-Santantutti, quello degli Udc potrebbe davvero essere la conseguenza dell’ennesimo gioco sporco di Casini e dei suoi “survivors”, la nuova band pop del panorama demential-trash della politica italiana. Non di meno, Berlusconi ci ha provato con tutti quelli che riteneva potessero essere attratti, allettati dalle sue lusinghe. Non passa giorno infatti che i giornali riportino le dichiarazioni di quanti siano stati adescati dalle sirene del berlusconismo. L’ultimo in ordine di tempo è un certo David Favia, deputato Idv delle Marche, dal passato ballerino come molti degli esponenti di spicco del partito di Di Pietro. Quello che in molti definiscono il capataz marchigiano dell’Idv ha infatti alle sue spalle una lunga militanza in Forza Italia, un recente passato nell’Udeur e il presente (sembra) nell’Italia del Valori. I berluscones, a sua detta, lo hanno contattato addirittura a Vasto, ridente località abruzzese dove in questi giorni si è svolta la festa dell’Idv. Il povero Favia stava assistendo a un musical comodamente seduto in prima fila, quando ha squillato il suo cellulare (come si fa a tenerlo acceso durante uno spettacolo non l’abbiamo mai capito). Dall’altro capo del telefono c’era un diavoletto tentatore che gli ha detto: “Se lasci Di Pietro ti faccio conoscere Berlusconi”, come se la conoscenza di Silvio fosse già di per sé un premio per il tradimento. Che fine farà Favia non lo sappiamo, quello che sappiamo è che restando con Di Pietro si confermerebbe un leader locale, con Silvio sarebbe uno dei tanti con qualche prebenda in più. Questa storia dei tanti ex Udeur nell’Idv è la riprova che la politica in Italia è davvero un immenso mercato delle vacche. Basta essere padroni di tessere e voti e ogni porta si spalanca fino al punto che l’essere stati con Clemente Mastella diventa motivo d’orgoglio e non di fuga precipitosa alla toilette. E poi ce la prendiamo sempre con il Pd! (A proposito, ma dov’è? Cosa fa? Dove va? E soprattutto a cosa diavolo sta pensando?).