Prospettive. Omaggio di parole ad Helmut Newton

Creato il 14 maggio 2015 da Wsf

Helmut Newton è certamente uno dei più grandi fotografi del Novecento, per questo le sue inimitabili foto di moda, così come i nudi e i ritratti continuano ad essere esposti ancora oggi.
Helmut Newton, pseudonimo di Helmut Neustädter (Berlino, 31 ottobre 1920 – West Hollywood, 23 gennaio 2004), un fotografo di moda tedesco, naturalizzato australiano, famoso in particolare per i suoi studi sul nudo femminile.

DI SPALLE di Massimo Botturi

Si, mia cara, voltata e pensierosa
sei la magnolia glabra
l’ombra del sasso che uscì da terra e pose
le sue rotondità contro il cielo.
Qui, di spalle, più flebile respiro ti ascolto
come un pesce
sul fondo di una barca in ritorno
quasi cieca, quasi agonia del lusso d’amare
quasi rosa.
Amore caro
di spalle sei la nuda follia degli aviatori
che toccano col piede la notte
e dopo il mare; uscendo di carlinga
col vizio dei divini
degli angeli terreni e inconclusi.
Si, di spalle
sei la caciara grande e il silenzio, una partita
di dadi, morra e dopo destino.
Vieni dunque
come l’arcano e il seme nascosto
vieni in erba, in mille e poi cinquanta e più rivoli
fai l’acqua
e poi fai anche il vino di Cana. Fai peccati
tenendomi su te come l’argano dei porti
l’uccello dell’inverno che strozza, un partigiano
col fazzoletto rosso sul collo.
Vieni e siedi
perché di spalle sei cosa semplice, improvvisa
come una nevicata in pianura
l’eco azzurro, di ciò che cade e poi si rialza;
sei spuntata
come un errore mai da correggere
petrolio, un verde di marcite e di voglia di scappare.
Sei piede ligneo e gran scalatore
l’osso cavo, di certe provvigioni magrissime
sei cane
airone bianco di tangenziale
e altro ancora.

***

Creativo e visionario, Helmut Newton immaginava delle storie possibili o perverse, spesso irriverenti e sempre esuberanti. Storie che finiscono con il contaminare l’immaginario del visitatore inducendolo a interrogarsi sulla sua idea di seduzione e se essa sia o no un gioco concesso a tutti o solo un’arte appannaggio di pochi.
White Women/ Sleepless Nights/ Big Nudes non è una fotografia per bigotti ma per “voyeur” per coloro i quali non si lasciano intimidire dalle provocazioni del fotografo tedesco. Egli è il voyeur per eccellenza che spia attraverso il buco della serratura e sviluppa sulla pellicola realtà e fantasie recondite. Per capire appieno l’arte di Newton bisogna tener presente che le sue foto non sottendono alcun messaggio giacché tutto è stato mostrato e i sentimenti, insieme alle emozioni, restano fuori dalla sua ricerca di verità in cui tutto è volutamente freddo.

(Giuseppe Cetrangolo)

***

osserva come il raso blu dei guanti scivolando
descriva il rapimento sensuale
dei movimenti, come la mia bocca
cremisi allo specchio
rifletta il breve chiarore dei crepuscoli,
impara quanto la soglia che stai per varcare,
gemendo, affila il petto e arrenditi, inesorabilmente,
ai desideri indocili del cuore.

(Emilia Barbato)

***

L’aria oggi pulita.
In cerchio
respiro
sosto nel giorno.
Dentro
il vento
ha pettinato le nuvole
lasciando
scompigliati pensieri

(Afasia)

***

IL VOLO DELL’ANIMA di Marino Santalucia

Si dice che, il volo percuota l’anima
la renda libera dagli armenti terreni
dalle trincee scavate, da mani sterili.
E tu, tu amore mio
spiega le ali verso l’ignoto
sferra un crudo assalto
prima che la corrente impetuosa
devi la tua ascesa.

***

Cincin al miele
di saliva amara
per questa cappa nera
che ha sottratto note al riposo.
Pallide luci
si dissolvono
a fondo scena
nel viale della ragione persa
sull’orlo del bicchiere.
Eccessi fradici
di circoli e palpiti
infrangibili
che non battono ciglia
in letti sudati
tra canti di strada
ed emozioni di vetro.
Bocche di gomma
impastate d’ininterrotto
andirivieni tra porte
e sensi di granito.
Accesi facili
in un soffio lontano
impalpabile.
Vago sogno morbido
per attimi di carta velina
odora segugio
di rima fugace
e labbra friabili
per baci impossibili.
Accessi fragili.

(Afasia)

***

REPUTATE STIME IN STIMATE REPUTAZIONI di Andrea Borrelli

Non fatemene una croce
Se non sono qui ad apparecchiare
Tavole imbandite a decenza e sapone
Ché sia passibile io
A star insieme a voi
Nel seminar ragione
In volti seri paragone
Voti persi a cielo aperto
Come sia possibile che io
Non mi creda
Non è cosa rara
La maglia di fili slacciati
Penzolare dal lato brumoso
Del collo i segni violacei
Di strette molli veloci
Ai calli forti e biliosi
Bandire scenari di fortune mobili
Calessi in trucioli senza ruote
Digeriscono
Strade di Etere
Di là
Del Tempo
Dove non mi conoscono.

***

Intensa illusione
di lieve carezza
per rifrazione acquea
fugace ai fianchi
sulla lattea ora lunata.
Lieti affioramenti
i bianchi ritorni
nei lenti giorni neri.
È carotidea gemma
l’azione pulsante
con momenti
di intesa
e idea
disciplinata
a fiumi
su palmi
sussurri in fogli
d’orchidea.
Tra le siepi a cespi
molli germogli
ad intagli di lilium.

(Afasia)

***

NESSUNO CONOSCERA’ IL SANGUE di Ilaria Pamio

“Eccomi! in ginocchio
a render linde le piastrelle
di questo pavimento gelido
come credo ormai sia l’acqua della vasca.

Non m’impressiona la vista
del suo sangue. Lui m’impressionava.
E io lo avevo avvertito
non toccarmi mai più”.

11 Aprile 2015, h. 13.03

***

Ti tallono
a ridosso di un oscuro nesso
nel bisbiglio sconnesso del bosco
cigolante ritrovo del sasso che srotola in basso.
Sei nel cipiglio del falco fauci di lupo coll’uncino pennuto di upupa.
Sei incalzato malleolo sulla suola dall’alto tacco che pedina un assolo di spillo.
Sei trucco, e squillo omesso, nel taccheggio d’un passo
che resta fermo nel plesso
del candido abisso
ed è solo
adesso.

(Afasia)

***

LO CHAFFEUR di Ilaria Pamio

“Lo chaffeur m’ha lasciata
al luogo del nostro appuntamento.

Ho fatto il tragitto vestita
di soli tacchi e una mantella.

Ora che lui se n’è andato
l’ho usata come scudo, per coprire i vetri dell’auto,
chè nessuno possa vederci.

Sono qui, pronta ad aspettarti:
quando arriverai entreremo
e faremo l’amore”.

11 apr. 15, h. 13.15

***

[ la maschera di cera ] di Rosaria Iuliucci

La tua visione mi racchiude in tante cose , in pose che mi accartocciano fino alla massima esposizione di ciò che sono , sopraffatta da una irragionevole combinazione di fiati sostenuti a fatica dalla fame e dalle caparbie agitazioni che il tuo corpo sotto di me riproduce .
Sono una carne tesa , un ripetersi d’ombra , una maschera di cera , una ruggine acerba .
Un’ animale preda illuminata dalla temperanza della tua mente capovolta , una melodia vorace ringhiante fra i denti che mastica ogni spigolo delle tue ossa , un canto dolorante per la mia razza fiera .
Dopo di te sono un detrito di pelle sopravvissuto , un inverno danneggiato dalle interperie del gelo , spianato oltre le attese . Polvere che scarnifica lenta la fronte dirottando ogni memoria , ogni voglia silenziosa .
E poi resto immobile a guardati ferito e fiero , ignobile.
Sono come un veleno che disconosce il tuo sangue , una follia che si appresta a incedere fertile di ogni voce che ti spezza nel mio nome .

***

E più di tutto l’aria.
Ricordo di armonia, libertà di essere, volgersi altrove, volare.
E nell’ascendere impennare tra onde rimasticando fughe, modellando nuvole.
Nuvole diverse dal tuo volere.
Volo, di veloce volo, piede e confine di vela.
Sandali senza volto
di là dal suolo
dissolto nell’infinito.
Irrompere di me velo dei sogni
verso, e rima, di cielo
lontano dalla notte
la notte della tua mano.
Lontano approdare.
E più di tutto le mani, le mie,
senza legami.

(Afasia)

***

AmicheXsempre di Alba Gnazi

Infine ci sedemmo
al sole interrato tra muro e
gradino, attente
a toccarci con le gambe, a che
le ombre versassero radici
tra i corridoi dei corpi svelati dal
sudore di mani
afferrate tra gli schianti
di futuri pudori
(non ti conoscerò: per averti conosciuto
come nessun altro)

A non risponderci mai del tutto,
intatte e fisse come i primi disegni
nei bordi,
con la voglia
già densa in bocca e in petto
di fuggire a nasconderci
l’una nell’altra,
sconsiderate sibille
convocate da quel tramonto
raccolto tra testa e spalle
– e più niente, nelle pieghe adulte
intraviste ne
lo specchio e negli occhi dell’altra,
più niente
ci sarebbe riuscito
altrettanto vero.

***

ormai è sempre non essere.

un tremore saltato per aria e semi
irrecuperabili che fanno polvere di tutto
il respiro

certi sguardi
che non entrano più negli occhi
mostrano come il sogno ci realizzò
nell’ enorme scompostezza
delle ombre ai piedi dell’altare
imperdonabile d’averci sfondato la fede
poi la tua città continua
a vedere il mare evaderci per venature
illegittime e scavare
la consistenza del corpo dove
il corpo ha dissolto ogni forma
resta la grafia
delle gambe a decifrare
la lontananza necessaria per ritrovare un senso
alle parole

(Sylvia Pallaracci)

***

Amo le forme sinuose d’un corpo senza genere,
orfano di etichette e colori d’ogni sorta;
la pura bellezza d’un volto fissato nell’etere,
chiaro contrasto ad una visione distorta.
Il mondo vuole parametri fissi e regole certe,
occhi sperduti in un mare di nulla,
di nomi pomposi e immagini incerte,
e che nel vuoto dei corpi si culla.
Nel luminare del bianco il nero delinea la vita,
quella vera, che nell’ambiguità si ribella ardita.

[Daniela Montella]


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