Pellicola dall’intento riconoscibile, che viene esibito in apertura di pellicola, Prossima fermata – Fruitvale Station (premiato all’ultimo Sundance Festival) riporta in auge la questione morale sul razzismo e sull’abuso di potere della polizia, tutto rigorosamente ripreso da uno smartphone.
La notte di capodanno del 2009 Oscar Grant sta rientrando a casa con la sua fidanzata e i suoi amici. Tuttavia alla fermata di Fruitvale Station viene prelevato dalla polizia e colpito a morte da un poliziotto che perde la testa. Ma la storia si riavvolge e riprende dalla mattina del 31 dicembre, il giorno del compleanno della madre.
Prossima fermata – Fruitvale Station racconta cronaca vera. E seppur ci sia una sequenza in apertura di pellicola che ricorda allo spettatore la veridicità della vicenda, lo stile registico di Ryan Coogler non lascia scampo, è premonitore, è volutamente oppressivo e interessato a mostrare qualsiasi attimo della quotidianità. Difatti si ha l’impressione che il film prepari lo spettatore a quell’ultima mezz’ora di sconsiderato “terrore”, pesando l’ultimo giorno di vita del protagonista, tra voglia di rivalsa e volontà di cambiar vita. Ma tutto ciò appare superficiale e banale: un ultimo momento di lucidità e di redenzione prima della morte, tra qualche soffocato singhiozzo e un barlume di felicità. E tutta questa operazione rende meno convincente l’intento moralizzatore del film nel mostrare la cruda realtà del preconcetto razziale.
Difatti pur essendo un prodotto indipendente, Prossima fermata – Fruitvale Station non riesce a farsi lucidamente anticonvenzionale, mettendo in mostra una costruzione narrativa compiuta, ma mai veramente trascinante. È questa l’impressione nei confronti di un prodotto che si perde nei meandri della provincia americana (baciata dal sole e desolante) e nell’attesa di un riscatto sociale, che preventivamente viene smorzato dalle sequenze iniziali.
La denuncia e l’analisi di un contesto che si nutre ancora di preconcetti sono elementi meritevoli e occupano una parte della pellicola. Tuttavia Prossima fermata – Fruitvale Station non raggiunge il cuore dello spettatore, è (terribilmente) abitudinario e ordinario. Tutto ciò nonostante il fatto che l’interpretazione di Michael B. Jordan, calato adeguatamente nella parte e portatore di una caratterizzazione contrappuntata da interessanti sfumature, sia meritevole di visione. In conclusione si può affermare che l’intento è buono e il soggetto pure, ma si respira quell’aria di convenzionalità, che spesso una produzione indipendente cerca di rifuggire, spingendosi oltre e lavorando sulle immagini per emozionare e realizzare un prodotto che si faccia empatico.
Uscita al cinema: 13 marzo 2014
Voto: **1/2