Interno Notte. Una stanza scarsamente illuminata. Una scrivania, qualche libro. Un silenzio opprimente viene disturbato soltanto dal fastidioso ululare della ventola di un vecchio computer acceso. In lontananza i lugubri rintocchi di una campana. Le due. Insonnia. Un pizzico di (in)sano tormento ed un libro da recensire. Sul monitor un pdf svela una dopo l’altra le pagine di un volume dal titolo curioso: Prossima fermata Trambusto.
Scritto da Luca Gallo e pubblicato da Intermezzi, il romanzo ci trascina nelle vite di tre ragazzi “particolari”: Tarek, Chioma e Lama. Vite vissute ai margini di una società che respinge il diverso e tutti coloro che ad essa non possono o non vogliono adattarsi. Tarek, figlio di un tunisino e di una donna italiana, vive un conflitto, comune a tanti nuovi italiani, tra il richiamo delle sue origini ed il desiderio di integrarsi nella sua nuova patria. Lama è invece cresciuto nella più classica delle famiglie difficili: madre con problemi di droga ed un padre violento che entra ed esce dal carcere. Il ragazzo comunque ha qualcosa di speciale: si è adattato al suo destino ma, allo stesso tempo, lontano da occhi indiscreti, ha scoperto e coltivato l’Arte, i libri, la buona musica. Chioma, al contrario, sembra avere tutto dalla vita: genitori ricchi, un percorso di studi già deciso ed un buon lavoro che lo aspetta. Una strada che però non sente sua e da cui cerca disperatamente di allontanarsi. Insomma, personaggi che, all’interno di una trama coinvolgente, avvertiamo come reali e per i quali è impossibile non provare empatia.
La storia raccontata forse potrà a qualcuno sembrare eccessivamente pervasa dai buoni sentimenti, quasi una favola, ma va detto che l’autore, pur conferendo a tutto il testo un tono leggero che mi ha fatto ripensare ai volumi di una celebre collana edita anni fa da Mondadori, Il giallo dei ragazzi, riesce a dipingere in modo vivido l’incancrenita società in cui nostro malgrado viviamo. Non manca nulla ad un quadro che più fosco non potrebbe essere: il marcio di tanta politica, il razzismo di squallidi tipi con «la cravatta verde lega in bella mostra», i combattimenti di cani organizzati da uomini crudeli e senza scrupoli, il lavoro nero. In mezzo, una sorta di utopia: Trambusto. Non una struttura detentiva, non una comunità di recupero, ma un luogo dove chi rischia di “perdersi” può essere aiutato a trovare la giusta via da percorrere. Un sogno pericoloso, per certi versi destabilizzante sullo sfondo di una Torino che sembra uscita da un vecchio poliziottesco. Non mancano i personaggi positivi (il commissario Vernazza oppure Rami, lo zio di Tarek), ma il mondo descritto nel libro resta una giungla in cui è difficile sopravvivere e su cui siamo invitati a fare più di una riflessione. Poi, è vero che la vicenda si conclude con un lieto fine che viene spontaneo definire hollywoodiano, ma del resto i richiami alla settima arte nel testo non sono pochi e dimostrano che in fin dei conti le ultime generazioni sono tutte cresciute con i medesimi riferimenti culturali (e sono testimonianza di un amore per il cinema che coinvolge sicuramente anche lo stesso Luca Gallo). Non vi sembri dunque strano che un ragazzo (perché ragazzi sono in fondo i protagonisti di questa storia) infarcisca i propri discorsi con continui riferimenti a prodotti cinematografici e televisivi piuttosto recenti e soprattutto a pellicole girate quando non era ancora nato («gli passò davanti agli occhi l’immagine di Scarface che si tuffa in una montagna di cocaina»): succede anche nella realtà!
Interno Giorno. Una luce fioca invade la stanza. Ancora la campana, stavolta però sembra più gioiosa. Le sei. La lettura è terminata da pochi minuti. Il PC, finalmente spento, ha smesso di lamentarsi. Sul taccuino una manciata di appunti mi guideranno nella scrittura dell’articolo. Apro la finestra. Le rose in giardino, rosse di passione, mi ricordano quelle labbra che almeno una volta avrei desiderato sfiorare con un bacio. Un caffè. Qualche foglio di carta ed una Bic. È tempo di scrivere!