Sul Tower Bridge, al centro esatto del fortunale, una vecchia Bentley blu scuro attraversava con qualche incertezza le acque rigonfie del Tamigi diretta alla sponda nord. Aveva gli abbaglianti accesi e i tergicristalli che lavoravano alla massima velocità sotto l’accecante cortina di pioggia.
Seduto nervosamente sul grande sedile posteriore in pelle c’era una ragazzo di quattordici anni con la carnagione olivastra, i capelli neri e ricci e occhi intelligenti e coraggiosi. Il ragazzo portava l’uniforme di scuola: giacca blu, pantaloni neri e scarpe di pelle piuttosto malconce. Accanto a lui la sua vecchia cartella, colma di libri e quaderni. Nella targhetta consunta era impresso a lettere dorate il nome, Jake Djones.
I grandi occhi castani di Jake esaminavano le due figure oltre il vetro, sul sedile anteriore. A sinistra era seduto un signore alto e sdegnoso, con un serioso completo nero e un cappello a cilindro, a destra l’autista in uniforme. I due confabulavano sottovoce, ma Jake non avrebbe comunque potuto sentire cosa si dicevano per via del vetro.
Mezz’ora prima i due sconosciuti lo avevano rapito.»
Curiosi? Stay Tuned!