Provato per voi: Assassin’s Creed 4: Black Flag

Creato il 26 ottobre 2013 da Guideitech

Scrivo la sera dopo aver passato il pomeriggio fra gli stand del Gamesweek 2013 a Milano, dove ho potuto provare un po’ di titoli di cui ho già raccontato e altri di cui devo ancora accennare. Diciamo che sono stato immediatamente attratto dall’odore di caraibi e libertà che usciva da un padiglione e allora vado a presentarvi subito Assassin’s Creed 4: Black Flag! Il sottotitolo dell’articolo potrebbe essere “non si finisce mai di stupirsi”, perché in effetti per molti aspetti il gioco è stato una grandissima sorpresa, ma andiamo con ordine, va… Ho preso in mano il mio controller, visto che ho giocato su una Xbox one, e mi sono trovato subito al comando di un veliero su un mare azzurro e verde assolutamente tropicale. Per apprezzarlo appieno, il veliero era già munito di numerose features altrimenti guadagnabili in corso di gioco col sudore della fronte: siamo completi di equipaggio e cannoni abbastanza potenti da rivaleggiare con tutti i vascelli delle vicinanze.

La primissima cosa che si nota è il comportamento dell’acqua: molto vivace, con onde, spruzzi e gocce (pioveva sui caraibi quel giorno) che definirei imprevedibili. Siamo a mille miglia nautiche dal mare inteso come piatta distesa azzurra, come si è visto in tanti titoli del passato. La nave è esageratamente agile, necessità che inficia il realismo ma snellisce il gioco, che altrimenti sarebbe un simulatore di navi d’epoca. Viaggiamo di isola in isola in questi lussureggianti caraibi virtuali, sobbalzando su creste di schiuma bianca. Diciamo che, per quel poco che ho visto, parrebbe che gli sviluppatori non si siano fatti prendere dalla tentazione di usare elementi ripetuti nella costruzione degli ambienti. I tratti di costa si somigliano, per carità è ovvio, ma la tentazione di saltare giù dalla nave e farsi un giretto nella giungla viene una spiaggia sì e una no. Anche perché se si vogliono scoprire l’infinità di segreti che nasconde il gioco occorre veramente sfogare il proprio istinto di esplorazione; in questo capitolo, infatti, c’è l’atteso ritorno dei collezionabili e stavolta esaltati dall’immancabile caratteristica piratesca delle mappe del tesoro.

Però se la barca fosse un mero mezzo di trasporto sarebbe come sprecare il 90% della vita di un bucaniere. Tanto varrebbe mettere il fast travel da un’isola alla successiva e buonanotte. Ma, intelligentemente la Ubisoft ha sfruttato il contesto per metterci anche altro. Infatti a bordo del nostro veliero, incappiamo in una nave con la quale ingaggiamo un po’ di offensiva senza nemmeno testare le loro intenzioni. Viste le cattive condizioni del clima, ci ritroviamo praticamente uno addosso all’altro prima di renderci bene conto della necessità di combattere e allora facciamo partire subito una bordata dalla nostra prua contro la loro, per poi portarci al loro fianco e attaccare col grosso dei cannoni.

L’effetto è avvincente: lampi di luce dalla bocca dei cannoni emergono dai fumi della battaglia e si mescolano con i lampi della tempesta, mentre palle incatenate volano falciando gli uomini e sollevando schegge di legno. Sfoltito il ponte avversario (e anche il mio, perché sono scarso) si abborda la nave avversaria per vedere cosa si trova… La battaglia navale si è dimostrata uno spettacolare scontro tattico che però richiedeva un’abilità che non ho assolutamente nel gestire lo scontro a distanza. Ma una volta abbordata la situazione riprende la linea dei precedenti Assassin Creed: un contatore ci comunica quanti nemici restano sul ponte mentre le ciurme combattono; quando decidiamo di sfoderare le lame si salta sul ponte nemico e si finisce l’opera. Farsi avanti prima o dopo costa, a parte il mancato divertimento, la vita dell’equipaggio, che non è che sta a guardare durante gli abbordaggi.

Finito il mio tempo con ignominia, ho sbirciato abbondantemente i player sulle console vicino alla mia, facendo quattro chiacchere con un addetto stampa evidentemente stufo del fatto che tutti andassero e venissero senza chiedere nulla. Ho potuto constatare come la vita piratesca prosegua anche senza l’acqua sotto i piedi. Quando a un pirata viene il mal di mare può andare anche a terra, come sui piccoli atolli incontaminati ma anche su grandi isole, come Cuba, sulle quali sangue e Rum scorrono a fiumi. Si può viaggiare su tutta l’area delle Antille come in un open world senza ponti con caricamenti o salti di mappa in mappa. Oltre alle attività secondarie come la pesca e il crafting, resta la caccia all’uomo e il combattimento con un mix di lame e armi da fuoco a colpo singolo, fulcro del gioco nelle missioni principali, ma senza grandi innovazioni rispetto al titolo precedente.

Bisogna dire anche due parole sul protagonista: Edward Kenway, un emigrato britannico che guida il Jackdaw. Su questo veliero e sotto la guida di tanto lupo di mare sta una ciurma di uomini dei bassifondi caraibici tra cui spiccano l’ex schiavo Adewale, secondo per capacità e coraggio solo al capitano. Personaggi quasi sgangherati, saltimbanchi assassini, tutta un’altra linea verso la seria compostezza di Ezio Auditore o la selvaggia grazia di cacciatore indiano di Connor. Questi qua cercano la rissa e usano male parole contro i loro nemici, in una linea di realismo che ha tenuto la Ubisoft, ma che distacca ulteriormente il gioco da tutti i precedenti. Saremo insomma un fine stratega del mare che poggia i piedi sul tavolo e combatte tanto con l’arma bianca quanto con le bottiglie rotte (e con la stessa efficacia). Non saprei dire molto altro perché la versione mostrata, per evitare spoiler, era totalmente priva di cutscene e con questo il gameplay va perdersi completamente.

Si presenta a tutti gli effetti come un titolo molto intrigante, pieno di originalità ma anche distaccato dai precedenti. Il combattimento principe di Assassin’s Creed si perde un po’ in mezzo a tutte le altre vastissime dinamiche del gioco; il che potrebbe un po’ far storcere il naso a un giocatore purista, che si aspetti innovazione strettamente ancorata al passato glorioso. Come mi ha suggerito l’addetto stampa con cui ho discusso, più che un gioco in linea con la serie sembra una versione di lusso di Sid Meier’s Pirates, con in più la possibilità di combattimenti a colpi di lame celate. Insomma troppe novità tutte in un pezzo unico: se facevano un brand nuovo e parallelo probabilmente creavano un perfetto filone narrativo dal nulla.


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