A salvarlo sarebbe stata una guardia penitenziaria del Gom, il gruppo operativo speciale del Dap. E il suo legale, Rosalba Di Gregorio, chiede adesso che venga aperta al più presto un'inchiesta «per capire cosa realmente» sia accaduto in cella. «Che cosa ci faceva un sacchetto di plastica dentro la cella del mio assistito - si chiede il legale - è stato un tentativo di suicidio o qualcosa di diverso? Dobbiamo pensare che qualcuno lo voleva eliminare?».
«Appena pochi giorni fa gli psichiatri della perizia hanno ritenuto che Provenzano fosse compatibile con la detenzione e i risultati si vedono...», aggiunge l'avvocato. Inoltre, il legale lamenta che la famiglia di Provenzano non sarebbe stata avvertita di quanto accaduto. «Ho sentito il figlio Angelo che non sapeva nulla e neppure io sapevo niente,eppure sono il suo legale», aggiunge. Ma da fonti del Dap fanno sapere che Provenzano non avrebbe tentato il suicidio, sarebbe stata piuttosto una simulazione.
Questa mattina il suo legale chiederà al Presidente della Corte d'assise d'appello di Palermo, presieduta da Biagio Insacco, nel corso di un processo per omicidio che vede imputato lo stesso Provenzano, se «dopo il gesto eclatante di ieri davvero si ritiene che Provenzano sia compatibile con la detenzione in carcere», come annuncia Rosalba Di Gregorio all'Adnkronos.
Ieri sera anche il sindacato di polizia penitenziaria Osapp è intervenuto sulla vicenda sottolineando che il tentativo di suicidio del boss «è stato sventato solo grazie alla solerzia degli uomini del Gom della polizia penitenziaria, la sola, ormai, rimasta a fronteggiare la disfatta del sistema carcerario italiano».
Giovanna Maggiani Chelli , presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, è convinta che Provenzano si sia «messo un sacchetto in testa per fare un atto eclatante. Infatti non è morto, per fortuna».
«In questi ultimi tempi -denuncia- troppi i tentativi per Bernardo Provenzano di farlo uscire dal 41 bis per dare così la stura all'atto finale dell'abolizione di questo regime inviso alla mafia, ma tanto necessario per macellai e affaristi come sono i boss di »cosa nostra«.
Volete che vi dica quanti di noi hanno pensato di buttarsi in Arno dopo la strage di via dei Georgofili? Quasi tutti, e per alcuni il pericolo esiste ancora, eppure i Gom che si precipitano non li vediamo mai. Quindi -conclude- tutto sommato Provenzano sta meglio di noi».
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