La riforma, in breve
Il Ddl, in sostanza, stabilisce che i consigli e le giunte provinciali siano aboliti e sostituiti da assemblee di sindaci del territorio della vecchia provincia (non ci saranno quindi più elezioni, presidenti di provincia, giunte e assemblee provinciali). Le funzioni di questa nuova assemblea riguardano aree per cui in precedenza erano competenti le province, come le strade. Il Ddl prevede inoltre l’istituzione delle città metropolitane che si sostituiranno alle province dal primo gennaio 2014 e nuove regole per la fusione dei comuni. Nonostante circoli molto la parola “abolizione”, il Ddl Delrio non basta ad abolire le province, ma rivede funzioni e competenze degli enti provinciali in vista di una futura soppressione per la quale è necessaria una modifica della Costituzione.
Di fatto quindi vengono solo eliminate le ‘elezioni’ e le cariche elettive. Un risparmio davvero minimo. Neanche 80 milioni di euro.
Dei 10,2 miliardi di euro di spese la quasi totalità è finita nell’erogazione di servizi essenziali alla popolazione. Insomma, non spariranno abolendo le province, a meno di non voler abbandonare le strade provinciali a sé stesse (più di quanto non siano al momento) o bloccare la costruzione di istituti superiori e licei. Secondo l’Upi, le spese per gli organi istituzionali, cioè per far funzionare la macchina provinciale italiana, ammontano ad appena 78 milioni di euro. Questo è quanto si potrebbe effettivamente risparmiare dalla loro abolizione. (Affari)