Pro/vocazioni. Dieci domande a scrittori e poeti italiani. # 15 MARILU’ OLIVA

Creato il 16 settembre 2010 da Fabry2010

A cura di Franz Krauspenhaar

Dieci domande secche (o delle 100 pistole) a scrittori e poeti italiani. Sempre le stesse domande per tutti, non si scappa. Scrittori e poeti giovani e meno giovani, famosi e poco conosciuti. Domande provocatorie (forse) sulla vocazione letteraria. Uno spaccato, un ritratto, un modo di vederci più chiaro, uno spunto per approfondire una conoscenza. Uomini e donne che fanno della loro vita un romanzo non solo da continuare a vivere ma anche da continuare a scrivere. O sotto altre forme della scrittura, come la poesia. Un modo per essere al mondo ed esprimere non solo se stessi ma proprio questo mondo che noi siamo e allo stesso tempo ci contiene.

Sei una scrittrice. Chi te lo fa fare?

Non lo so chi me lo fa fare. Credo comunque che alla base ci sia una grande volontà comunicativa. Non ho ancora le idee chiare, sospetto che le origini di tale volontà risiedano in un bagaglio pericoloso di fantasia che non ho saputo governare in nessun altro modo se non scrivendo.

Amori e odi letterari. Per favore alla voce odi non citare solo gente defunta.

Più che di scrittori odiati io parlerei di scrittori inutili. Non citerò nessuno di loro, però. Per una questione diplomatica ma soprattutto per una questione di rispetto, perché il mio parere è soggettivo e li offenderei gratuitamente. Ce ne sono parecchi, a mio avviso, sconosciuti e noti. Quelli che continuano a scrivere da contratto per forza di inerzia, quelli che lo fanno solo per ammantarsi dello status di artista, quelli che riversano sulle pagine  forme esasperate di egocentrismo, snobismo, logorrea.

Alcuni libri sono scontati, prevedibili. Non penso che un artista debba a tutti i costi redimere l’umanità, per carità. Però non deve almeno contribuire a renderla più annoiata. O più stupida.

D’altro canto ci sono diversi bravi scrittori. Accade poi che, quando un libro avrebbe una portata significativa, finisce a volte inghiottito nei meccanismi della poca visibilità/vendita. Per fare un esempio cito un bellissimo romanzo, Io & Davide di Marcialis (2008, Piemme): sarebbe dovuto diventare un caso letterario per la gittata sovversiva che sta alla base della sua analisi impietosa alla televisione e alla devastazione conseguente. Proprio perché corrosivo e realistico, avrebbe dovuto girare tra i banchi di scuola superiore, tra i comodini di genitori e professori. Invece tra i banchi girava Moccia.

Di amori ne ho diversi, ti riporto i più grandi:

Márquez

Dante

Evangelisti

Bellonci

McCarthy

Nothomb

Quanto pensi di valere? Per favore rispondi non in scala da 1 a 10 ma con un discorso articolato.

Il valore di uno scrittore si misura dalla moltiplicazione tra due variabili: quanto trasmette (un quanto legato anche all’oggetto letterario) al lettore e come lo trasmette, ovvero potenza di trasmissione della scrittura moltiplicato per stile. Ad oggi penso di valere, ma non so dirti quanto. La mia paura è che col passare del tempo l’indignazione di partenza si attutisca: il magma letterario dovrebbe ribollire, essere rabbioso, essere sempre lì sul punto di eruttare o davvero scoppiare in colate laviche.

Cosa pensi dell’amore?

Considero sacro l’amore in senso lato. Ovvero non solo l’amore esclusivo verso un’altra persona o quello istintivo verso un figlio: nell’amore includo una solidarietà, un’attenzione verso l’altro intese in senso laico come espressioni più alte del vivere civile e come superamento dell’individualismo spastico in cui siamo anchilosati.

Pensi che Dio, che tu ci creda o no, è ancora “materiale letterario”?

Certo, soprattutto per chi non ci crede. Perché è proprio chi, come me, non ci crede che è continuamente calamitato dal segreto della vita e della morte di cui Dio e suo Figlio incarnano la più meravigliosa metafora. Al di là della materia sacra o profana, sono il mistero e il conflitto i grandi motori della letteratura.  Dio compie il miracolo perché condensa nella sua Entità questa duplice valenza: aziona il motore della vita e permette il conflitto di un Male inspiegabile. Un Male che, se non parte da lui  – come l’esegesi cerca di spiegarci da due millenni – è comunque in qualche modo da lui ammesso. Dio ha dato una licenza al Male, non importa se temporaneamente, non importa se le sue decisioni sono imperscrutabili e la vera giustizia è rimandata al Giudizio Universale, per ora sulla Terra funziona così: come questa discrasia terribile non potrebbe essere un richiamo per uno scrittore?

Sei invidiosa?

Trovo ridicola la demolizione ad oltranza cui viene sottoposta l’invidia. L’invidia è un sentimento spontaneo che nasce come risposta emotiva della nostra ambizione rispetto a una situazione che appartiene ad altri e che invece avremmo voluto nostra. È una risposta sana, purché non sconfini nell’invidia ossessiva, pervasiva. Se ci liberiamo di questo status degenerativo dell’invidia, il sentimento presenta aspetti simpatici: sprona al confronto, al miglioramento, ci fa misurare con i nostri limiti e, come dicevo sopra, è figlia dell’ambizione.

Io sono un’emicranica e ogni volta che ho mal di testa – ovvero 10 giorni al mese circa – sono invidiosa di tutti quelli che non ce l’hanno. Ciò non significa ovviamente che auguro loro mal di testa, piuttosto che vorrei stare bene come loro. Non sono invidiosa della bellezza, dei soldi e, in generale, di tutti gli status symbol dei nostri tempi. Sono invidiosa di chi non ha paure, di chi è libero, di chi sa cantare.

Preferisci una notte d’amore stupenda con il partner ideale o una maxirecensione di D’Orrico?

D’Orrico non me ne voglia. Scelgo la notte d’amore, no doubt.

Cosa pensi del Nobel della Letteratura a Bob Dylan? Sei favorevole o contraria?

Il corpus letterario e poetico di Dylan (45 anni di testi) autorizza alla candidatura del Nobel.

Da un punto di vista estetico ti sembra giusto che lo Strega l’abbia vinto Pennacchi e non l’Avallone?

Non ho ancora letto Pennacchi e né l’Avallone. Ma se proprio vuoi metterla sul piano estetico, nessuna delle due copertine mi piace.

Sì, intendo estetica declinata in vari modi… Progetti per il futuro?

Smettere di progettare, un giorno…

Marilù Oliva vive a Bologna, dove è nata. Insegna lettere alle superiori, scrive per riviste letterarie tra cui “Carmilla”, “Thriller Magazine”, “Sugarpulp”. Ha pubblicato saggi, biografie intellettuali (“Cent’anni di Marquez. Cent’anni di mondo”, Clueb 2010), oltre a racconti per antologie.

Ha scritto due romanzi:

“Tu la pagaràs!”, Elliot Edizioni (2010)

“Repetita”, Perdisa Pop (2009)



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