Cara Virginia, è Natale e dovremmo, crediamo, di essere tutti più buoni. Certo fra le panzane che ci vengono ammannite quotidianamente questa è una delle più grosse.
Perchè contemporaneamente è stata lanciata una Pubblicità Progresso (bada bene alla parola progresso) in cui si voleva evidenziare che le donne non possono esprimersi al 100%. Ed ecco in 48 ore la fine che ha fatto:
La pubblicità progresso con l’orrendo completamento della frase
Lo racconta la nostra amica ciabattinadx in questo pezzo: http://wp.me/p3FiXB-bg.
E l’aveva raccontato L’espresso: le frasi sono state completate nel giro di 48 ore, con un trionfo di violenza e volgarità che fa paura. Io mi sono veramente sentita male a vedere l’immagine che ho riportato qui sopra. Altre dicono “Dopo gli studi mi piacerebbe… battere”, “Vorrei che mio marito… picchiasse più forte”.
Faccio fatica a scrivere un commento, cara Virginia. Lo so che sono provocazioni. Ma un po’ io ho un problema con le provocazioni: ti mettono in un angolo, ti costringono a scegliere tra subire e reagire con l’impeto dell’emozione che ti hanno appena scatenato. Fanno presto a diventare prevaricazioni, le provocazioni.
Dice giustamente ciabattinadx che la volgarità, diventata universale, è diventata anche unisex. A giudicare da questi manifesti, tuttavia, l’oggetto della volgarità violenta non è tanto unisex…
Dammi il tuo conforto, Virginia!
Desolated Antonia
Cara A, difficile confortarti su questo tema. Non mi stupisco tuttavia del tenore: mi sono occupata di violenza alle donne in anni non sospetti, quando vigeva il detto “I panni sporchi si lavano in famiglia” e altri detti affini. All’epoca stavamo attente e attenti alle parole che come le azioni sono pesanti e lasciano il segno. Tuttavia noto che siamo tornati indietro, che c’è mancanza di memoria e ancor meno di modelli femminili che interagiscano. E torna l’idea del ruolo passivo della donna, come di un essere da castigare. Mi vien da dire dagli esempi: come parlano male gli uomini della propria sessualità!!
Allora si era ottimisti e si ironizzava sugli stereotipi. Te li ricordi due film non a caso americani?
Uno era “Dalle 9 alle 5 orario continuato”, che metteva al bando gli stereotipi sulle donne al lavoro e le idee del boss sulle stesse:
e l’altro era “Il club delle prime mogli”, dove le tre splendide antagoniste facevano uno sgangherato balletto sulle note di You don’t owe me, e ce l’avevano con i loro mariti.
V.