Provvedimenti per i siti di controinformazione

Da Marta Saponaro
Da WITHE WOLF REVOKUTION:

Censura internet:l'offensiva politica e mediatica contro i siti di contro-informazione



Prefazione:
Il potere usuraio che domina la terra insieme e tramite i suoi luridi servi politici e mediatici,sferra l'ennesimo attacco ai siti di contro informazione liberi,che nel web e anche fuori dal web,stanno sempre più catalizzando le persone facendogli capire il grande inganno che viene celato dai vili scribbacchini mediatici e della stampa del sistema mercantile usuraio.
Questo stesso potere che prima si apprestava semplicemente ad ignorare o diffamare tali visioni tacciandoli come: "teorie del complotto",o paranoie che riguardavano poche persone,ora comincia a dare vera battaglia contro le stesse,che venivano sbeffegiate e derise solo un momento prima.
Questo solo dato di fatto basti per fare capire che questo potere demoniaco è agli sgoccioli e sta tremando di fronte a quella verità che sempre più persone apprendono e riescono a vedere nella realtà,nonostante  l'illusione e menzogna che gli è stata posta davanti agli occhi dai vili traditori mediatici che altro non sono che la loro becera propaganda che è parte del peggiore regime tirannico che la terra abbia mai visto; le loro mistificazioni cominciano a cedere di fronte alla pura forza della verità,come le tenebre vengono spazzate via dalla luce.
Invitiamo tutti coloro che sono impegnati in questa guerra a non cedere un millimetro,e anzi intensificare gli attacchi e combattere fino all'ultimo,perché la vittoria sarà per forza di cose nostra,questo potere sarà scardinato fin dalle sue fondamenta,questi fatti appena esposti sono la prova plateale di quello che andiamo dicendo da tempo,presto perderanno la testa completamente,gli sbagli aumenteranno in misura e degradazione,le menzogne saranno cosi palesemente false che non avranno più nessuna scusante neanche di fronte al dormiente, questo potere usuraio e le sue istituzioni schiaviste ci temono e fanno bene,perché il nostro potenziale è di alto contenuto corrosivo e distruttivo per loro e la loro società di dannati e zombi.
Siate compatti,uniti e agguerriti nella lotta,il mondo ci è stato derubato da questa infame cricca e i loro miserabili servi,e lo dobbiamo riprendere anche con la forza se necessario,essi non sono degni di vivere nelle nostre società,nel nostro mondo;
la distruzione in modo perentorio e totale che hanno apportato alla natura,il massacro di migliaia di specie animali,le guerre che fomentano e dirigono,i milioni di morti che provocano sono la prova che essi non sono degni di vivere,essi sono un virus da debelare insieme ai loro servi e leccapiedi.
E quando essi chiederanno pietà è il momento di affondare la lama con più forza e violenza,
l'ordine divino è combattere e distruggerli,e noi combatteremo e vinceremo.
Sappiano fin da ora,che i nostri dettami non sono parole dette a vanvera,ma solo previsioni di chi vede oltre l'oltre,e che quando arriverà la resa dei conti saremo crudeli e spietati,quando il branco di lupi si metterà in azione tremeranno i pilastri della terra,e chi di loro sfuggirà alla condanna ne subirà una ancor più grande.

Sicché: La verità attraversa sempre tre fasi: nella prima viene ridicolizzata; nella seconda ci si oppone violentemente; infine, la si accetta come ovvia.
 Noi siamo già alla seconda fase,ci apprestiamo ad arrivare alla terza.
white wolf

Negli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi contro i siti di contro informazione, accusati di veicolare tesi complottiste o semplicemente di dare false notizie. Questi attacchi provengono da diverse sfere, tanto politiche quanto mediatiche. Fra gli altri, possiamo citare le dichiarazioni del premier David Cameron, che assimila i cosiddetti siti “complottisti” al terrorismo facendo appello all’ONU affinché fossero trattati come tali, ma c’è stata anche la dichiarazione del presidente francese François Hollande,enell’occasione della commemorazione della liberazione di Auschwitz nel quale annunciava un “piano globale di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo” organizzato attorno a tre idee: la sicurezza, l’educazione e la “regolamentazione informatica”, prendendo cioè di mira le “tesi complottiste che si diffondono su internet e attraverso i social”. 
Il presidente francese ha anche fatto appello per la creazione di un “quadro giuridico” europeo e internazionale destinato a criminalizzare la diffusione di contenuti qualificati di “complottismo”. Si vede qui tutto il pericolo che corre la libertà di espressione, ma soprattutto la libertà di informazione, con l’utilizzo di una definizione giuridica così soggettiva e fluida come quella di “complottismo”, che si presta a ogni interpretazione e soprattutto ad una definizione a geometria variabile, al servizio di chi vorrebbe imporre una versione ufficiale della storia.  


Si tratta in realtà, sotto pretesti morali falsi, di imporre la possibilità di una censura generalizzata ad ogni narrazione divergente nella sfera dell’informazione. I media finanziati, che da tempo hanno rinunciato al loro ruolo di contro potere e siedono allegramente sulla carta di Monaco, si sono fatti ancor di più ausiliari di una polizia politica e di questa offensiva governativa contro l’informazione dissidente.

Per prima fu la volta del giornale l’Express, che ha pubblicato un articolo di polizia politica con una recensione di tutti i siti internet considerati “complottisti” o “cospirazionisti” e facendo appello agli internauti affinché li denunciassero per aggiornare un “database” di quei siti. Più recentemente il settimanale Marianne si è lanciato in una analoga operazione di polizia politica, con un dossier sobriamente intitolato: “I folli del complotto”, dal quale si indovina subito la prospettiva giornalistica… 


L’Expres rilanciava il 4 marzo 2015 con un articolo che presentava i lavori fatti sul tema dalla fondazione Jean Jaurès e intitolato:ì “I Folli del complotto” “Il cospirazionismo, un estremismo politico influente”.
 
La fondazione Jean Jaurès è un think tank socialista che ha come missione ufficiale quella di “costruire un mondo più democratico, inventare le idee del domani e comprendere la storia sociale e operaia»”. 
La fondazione è direttamente affiliata al partito socialista, come dimostra la composizione del suo Consiglio di amministrazione. Il suo presidente, Henri Nallet, è stato ministro dell’agricoltura nei governi Fabius e Rocard fra 1985 e 1990, poi guardasigilli dal 1990 al 1992. Gérard Collomb, attuale sindaco di Lione, è allo stesso tempo membro della direzione. Troviamo anche pesi massimi del Partito Socialista del calibro di Jean-Marc Ayrault, Vincent Peillon o ancora François Rebsamen. 
Questo vuol dire che ogni comunicazione che proviene dalla fondazione Jean Jaurès non è per nulla obiettiva ma è commissionata direttamente dal Partito Socialista. Bisogna inoltre precisare che questa “fondazione” è stata riconosciuta di “utilità pubblica” e che riceve “finanziamenti pubblici che rappresentano la maggior parte del suo budget (63%)”. Fra i suoi mecenati figurano anche le principali imprese delle quali lo Stato è principale azionista, fra le quali EADS, EDF, GDF Suez, Orange, o ancora la Cassa Depositi… Sono precisazioni impostanti che i contribuenti sapranno apprezzare…
Il «rapporto» della fondazione Jean Jaurès ripreso da L’Express, che abbiamo ormai capito essere uno strumento di comunicazione politica, è stato commissionato a Rudy Reichstadt, autoproclamatosi esperto della «galassia complottista», animatore del sito“conspiracy watch” e militante sionista dei circoli neocon francesi, vicino a Caroline Fourest e a Bernard-Henri Levy. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista Le meilleur des mondes, animata dal gruppuscolo Le Cercle de l’Oratoire, fondato dopo gli attentati dell’11 settembre per lottare contro l’anti-americanismo e promuovere le tesi atlantiste. Ha altresì beneficiato di diverse tribune sul sito di Bernard-Henri Levy, La règle du jeu. Il suo percorso e la sua rete nella galassia neoconservatrice è stata dettagliatamente documentata dall’observatoire du néo-conservatisme
 

Il radical chic Rudy Reichstadt


Lo pseudo-rapporto di Rudy Reichstadt è dunque in primo luogo un oggetto di propaganda militante destinato a radicarsi come riferimento istituzionale nell’offensiva in atto contro la libertà di informazione, grazie al beneficio e all’autorevolezza conferito dalla fondazione Jean Jaurès.

Sotto la cappa di una sfilza di citazioni e di un linguaggio che si pretende “accademico”, l’autore compila il solito processo teso a squalificare la contro informazione facendone di tutt’erba un fascio sotto il comune denominatore del “complottismo”, del quale pretende anche di farne una analisi psicologica… Si viene così a sapere che il “complottista” si presenta “come un «cercatore di verità», un «resistente», perfino un «dissidente», membro di un’avanguardia illuminata, che indossa i panni di quello che non si fa prendere in giro, con il sentimento di superiorità proprio dell’iniziato, sempre un passo avanti agli altri e che sa leggere il dietro le quinte di ogni cosa”. 

Si vede come l’autore dia al personaggio sincretico e semplificato del “complottista”, dotato di una realtà unica e omogenea facilmente identificabile, malcelate intenzioni e motivazioni psicologiche che consisterebbero in un “senso di superiorità” che il nostro abile cacciatore di complotti avrebbe così ben decriptato. 
L’autore si contraddice da solo affermando più avanti che “la coerenza interna alla teoria del complotto è secondaria, viene sempre prima l’idea che «ci raccontino menzogne» e che «la verità stia altrove»”. Se dunque non c’è una “coerenza interna” ma una successione di possibili spiegazioni, talvolta contraddittorie, tutto ciò esclude proprio i pretesi moventi egocentrici proposti da Rudy Reichstadt e ci porta alla posizione del “cercatore di verità”, vicino al procedimento scientifico che procede per ipotesi e consiste esattamente nel rimettere in discussione modelli esplicativi e testarne di nuovi se i primi si rivelano, in fin dei conti, infondati o inefficaci.



Dopo la psicologia spiccia, imbellettata di scientificità, viene quindi la tesi politica, che costituisce il vero scopo di tutto lo studio. Secondo Reichstadt “risolvendo tutti i problemi nel calderone del complottismo, questa tattica eminentemente politica puzza di regimi autoritari e di leader populisti, dal momento che trasforma ogni oppositore in un «agente straniero» e ogni detrattore in un cospiratore”. 
Il “complottismo” non apparterrebbe solo ad egocentrici animati da volontà di potenza, ma sarebbe in primo luogo manovrato da “regimi autoritari”. Troviamo qui la consueta accusa mossa da una pletora di media contro tutti coloro che sono refrattari alla narrativa occidentale in merito al conflitto ucraino, assimilati a “utili idioti” di Vladimir Putin, specialmente in questo memorabile editoriale di Jean-Marc Bougureau ne Le Nouvel Observateur. 

Questa visione paranoica di una manipolazione dei “complottisti” da parte di altri “cospiratori”, se può apparire affascinante ad alcuni spiriti usi a ridurre la complessità del reale attribuendole cause intenzionali semplificatorie, costituisce a sua volta una teoria del complotto, fatto che la rende – in questo caso – non solo del tutto inefficace, ma anche ridicola, tale da far sorgere profondi dubbi sulle qualità intellettuali di chi la promuove.
 

La riduzione dell’informazione alternativa ad una “galassia complottista” omogenea rappresenta l’altro procedimento manipolatorio usato da Rudy Reichstag, destinato a realizzare un amalgama disqualificante. L’imposizione dei termini “complottista” e “galassia complottista” per definire una realtà sfaccettata e dai diversi orientamenti politici, che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, passando dai gruppi anarchici o monarchici, serve a semplificare un soggetto per poi attribuirgli i panni squalificanti o criminali di una delle sue componenti. Non è senza sorprese che lo studio di Rudy Reichstadt giunge infine al suo obiettivo, vale a dire il “crimine dell’antisionismo”, che collega tutta la “galassia complottista” e che – ovviamente – fa riferimento in maniera sottintesa all’antisemitismo, come ha suggerito il Primo Ministro Manuel Vallsé nel corso di un question time al governo dichiarando che dietro “l’antisionismo di facciata” si cela “l’odio per gli ebrei”. 
L’ultimo atto dell’argomentazione di Rudy Reichstadt, che procede per assimilazioni e semplificazioni, consiste nel fare un “revisionismo in tempo reale” della “galassia complottista”, conclusione che comprende il vero scopo di tutto il rapporto, vale a dire attribuire alla “galassia complottista” una qualifica criminale, assimilata ad una forma di revisionismo e facendo appello ad un’azione penale. La conclusione dello studio è sotto questo aspetto senza equivoci, se non fosse che anch’essa propone una visione del tutto “complottista”, a tratti paranoide, della “galassia complottista”, fatto che squalifica tutto lo studio nonostante la patina di scientificità. 
 “E’ alla costruzione di questa narrativa, di questa realtà “altra”, che lavorano incessabilmente i teorici del complotto e i loro “compagni del dubbio”, stimolati dalle inedite possibilità offerte dalle tecnologie digitali applicate all’informazione e alla comunicazione. Coltivando un’ossessione antisionista, che ha molti aspetti affini all’antisemitismo, e sostituendo le reali minacce con le quali ci dobbiamo confrontare in maniera concreta con quelle, chimeriche, del “grande complotto”, questi mercenari della disinformazione non fanno altro che distrarre la nostra attenzione e assopire la nostra vigilanza. In questo modo esonerano veri criminali dalla responsabilità delle loro azioni”.
 
La “galassia complottista” viene perciò considerata come una zona popolata da “teorici del complotto” che lavorano alla costruzione di una realtà parallela al servizio di interessi stranieri, in compagnia dei loro “compagni di dubbio”, con un riferimento allo stalinismo, definiti come “mercenari”, ovvero professionisti remunerati per conto di una potenza straniera… Non saprei come altro consigliare a Rudy di smetterla di diffondere simili teorie complottiste a proposito della “galassia complottista”: da qui all’antisemitismo, lo dovrebbe sapere, non c’è che un passo. 

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