PSC: da dove cominciamo?

Creato il 26 gennaio 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

PSC: la città e i cittadini
da  http://www.fidentino.com/ 

PSC? Da dove cominciamo? Cominciamo con il dire che  PSC non è una formula magica, è l’acronimo di Piano strutturale comunale, lo strumento di pianificazione urbanistica generale che delinea a grandi linee le sceltestrategiche e strutturali di assetto e sviluppo del territorio fidentino per tutelarne l’integrità fisica e ambientale e l’identità culturale.   
Dopo l'incontro per la presentazione del gruppo di professionisti incaricato a "ridisegnare" la città, si può ben dire  che le premesse per far bene ci sono tutte, per questo ci permettiamo alcune riflessioni...
Prima: tutti gli interventi hanno richiamato la scelta di un "PSC partecipato". La questione sarà sul come svincolarsi, visti i precedenti,  dal simulacro del "partecipazionismo" e trovare tempi, modi e luoghi per consentire, anche al singolo cittadino, di intervenire nei processi formativi delle scelte strategiche con la consapevolezza che le scelte stesse non sono mai cosa compiuta -definitiva, chiavi in mano- ma sempre parziali, ed è questa parzialità l'evento più avanzato della coscienza collettiva. 

Seconda: come di norma, anche il PSC fidentino si nutre in partenza di rilevazioni statistiche del fabbisogno (case, servizi, attività) sulle quali di solito si eseguano proiezioni un pò più in basso o un pò più in alto. L’urbanistica si è spesso autodefinita, immotivatamente, come disciplina scientifica, come la matematica, capace di costruire modelli astratti perfetti, ma non in grado di tenere nella debita considerazione i limiti umani né le enormi capacità non razionali di auto-organizzazione delle società in quanto semplicemente incomprensibili. Oggi si può affermare che se nessuno di noi è in grado di pianificare la propria imprevedibile, e tutt’altro che perfetta,  vita per qualche giorno, nessuno lo potrà, per tutta la popolazione di una città, per 10 anni. Dunque attenzione, Gabrielli ce lo ha insegnato:la città immaginata, pianificata  e disegnata non è quella realizzata. Terza: L'eredità, purtroppo, è quella di scelte urbanistiche espansive che, da anni, episodicamente, a casaccio, giustificandosi con il "fare cassa" attraverso gli oneri di urbanizzazione, si sono alimentate di nuove varianti,  senza la bussola di una idea portante che, con la necessaria prudenza, delineasse le scelte strategiche e strutturali di assetto e sviluppo,  ma anche quelle di tutela del territorio fidentino,  definendo un limes oltre il quale non si costruisce. Il tutto sapendo che nessuno - qui, oggi - ha la sfera di cristallo, anche alla luce del fallimento ormai riconosciuto della pianificazione “impositiva” dell'urbanistica, che pretendeva di raggiungere, tramite la ragione e con 8 anni d’anticipo (tanto ci vuole perché un piano veda la luce), obiettivi prefissati calcolati da pochi presunti lettori da sfera di cristallo su calcoli del fabbisogno di 2 anni precedenti.

Se mancherà la necessaria flessibilità,  il Piano  nascerebbe già morto, perché nel frattempo la realtà se ne va dove ritiene giusto andare (come è già accaduto per il vecchio PRG), obbligando lo strumento Psc a trasformarsi da rigidamente ordinatorio (sulla carta) a terra i conquista attraverso l'adozione delle varianti, realizzando “abusi di necessità”,  quando non prestigitazioni di varia natura.