PSC: riassunto delle note politiche di un anno

Creato il 28 dicembre 2010 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

PSC? Da dove cominciamo? Questione di metodo...Prima cosa: svincolarsi dal simulacro del "partecipazionismo", una sorta di meccanismo assemblearistico attivato e enfatizzato dalla precedente Amministrazione di sinistra. In realtà, un "partecipazionismo" pochissimo partecipato, anche perché c'era ben poco a cui contribuire, partecipare visto che l'Amministrazione stessa si limitava a comunicare il già deciso. Per non farla lunga, questione di metodo, occorre ridare, senza pregiudizi ideologici, anche al singolo l'opportunità di intervenire nei processi formativi delle scelte (le decisioni sono di competenza degli eletti in Consiglio comunale) dove ognuno dovrebbe avere la consapevolezza che le scelte stesse, come le leggi o i decreti, nascono e si alimentano dei contenuti della cultura del proprio tempo, non sono mai compiute -definitive, chiavi in mano- ma sempre parziali, ed è questa parzialità l'evento più avanzato della coscienza collettiva.
Seconda cosa: normalmente, tutti i PSC sono stati finora costruiti sulla base di rilevazioni statistiche del fabbisogno (case, servizi, attività) sulle quali si eseguivano proiezioni un pò più in basso o un pò più in alto. L’urbanistica si è spesso autodefinita, immotivatamente, come disciplina scientifica, come la matematica, capace di costruire modelli astratti perfetti, ma non in grado di tenere nella debita considerazione i limiti umani né le enormi capacità non razionali di auto-organizzazione delle società in quanto semplicemente incomprensibili. Oggi si può affermare che se nessuno di noi è in grado di pianificare la propria imprevedibile e tutt’altro che perfetta vita per qualche giorno, nessun demiurgo lo potrà, per tutta la popolazione di una città, per 10 anni.Il Psc non è una formula magica, è l’acronimo di Piano strutturale comunale, lo strumento di pianificazione urbanistica generale che delinea a grandi linee le scelte strategiche e strutturali di assetto e sviluppo del territorio fidentino per tutelarne l’integrità fisica e ambientale e l’identità culturale. Bene, era ora, ma c'è un rischio. Il rischio è quello di trovarsi di fronte al già visto, cioè alla vecchia recita, apparentemente senza soggetto, che ha avuto come conclusione le dimissioni del sindaco Cerri. Lo sa bene il sindaco Mario Cantini: non esistono vie indolori, gli interessi e le aspettative sono miscela esplosiva e consigliano prudenza ma anche determinazione nel governare percorsi e decisioni. L'eredità, purtroppo, è quella di una politica urbanistica espansiva che, da anni, episodicamente, a casaccio, giustificandosi con il "fare cassa" attraverso gli oneri di urbanizzazione, si nutre di nuove varianti senza una politica urbanistica generale che, con la necessaria prudenza, delinei le scelte strategiche e strutturali di assetto e sviluppo, ma anche quelle di tutela del territorio fidentino, definendo un limes oltre il quale non si costruisce, Il tutto sapendo che nessuno - qui, oggi- ha la sfera di cristallo, anche alla luce del fallimento ormai riconosciuto della pianificazione “impositiva” dell'urbanistica, che pretendeva di raggiungere, tramite la ragione e con 8 anni d’anticipo (tanto ci vuole perché un piano veda la luce), obiettivi prefissati calcolati da pochi presunti lettori da sfera di cristallo su calcoli del fabbisogno di 2 anni precedenti.Così il Piano nascerebbe già morto, perché nel frattempo la realtà se ne va dove ritiene giusto andare, obbligando lo strumento ad adottare centinaia di varianti, realizzando “abusi di necessità”, quando non corruttele di varia natura.Noi crediamo, che per l'incarico per la stesura del Psc, occorra trovare una soluzione di forte personalità che, senza umiliare nessuno, sappia gestire le cose in modo da far ritornare alla politica le decisioni della politica, così ai tecnici il compito di renderle operanti.Realisticamente, molti ostacoli si frappongono, le tentazioni sono tante.A futura memoria, lasciamo la parola a Ignazio Silone: "La libertà è la possibilità di dubitare, di commettere un errore, la possibilità di dire "no!" a qualsiasi autorità letteraria, filosofica, religiosa, sociale ed incluso politica"(Carduccio Parizzi)


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