Psicanalisti Secondo uno studio Usa citato dal New York Post, dal 2003 ad oggi l’età media dei 3.109 analisti membri dell’American Psychoanalytic Association è salita di 4 anni, arrivando a quota 66. Significa che stanno diventando più vecchi, perché diminuiscono i giovani interessati a seguire le loro orme professionali. Ciò accade per un motivo molto pratico: stanno sparendo i pazienti. Tra il 1950 e il 1960, infatti, ogni terapista americano vedeva in media fra 8 e 10 clienti al giorno. Ora sono scesi a 2,75, quando va bene, perché molti di loro non hanno neppure un paziente da seguire. Lo studio citato dal Post sostiene che la crisi, almeno inAmerica, è frutto di vari fattori. Da una parte, la psicanalisi non ha mantenuto le promesse sul piano della capacità di risolvere i problemi dei pazienti, spesso vincolati a cicli infiniti di sedute che non hanno mai un punto d’arrivo. Dall’altra, la nostra società sempre più individualistica è diventata difficile da trattare, e le alternative alla riflessione sul lettino si sono moltiplicate, valide o infodate che siano. Secondo Sebastian Zimmermann, noto psichiatra dell’Upper West Side di Manhattan, «oggi viviamo nell’era del narcisismo. Pensiamo di essere così unici, speciali, di sapere tutto, ci scattiamo i selfie. Questo è un mondo molto diverso da quello con cui aveva a che fare Freud. I narcisisti sono le persone più difficili da trattare. Generalmente non vengono mai in cura di loro spontanea volontà. Tutti gli altri sono il problema, mai loro». Secondo Zimmermann, «la gente che oggi va alle classi di yoga, o ai ritiri di meditazione, era quella che un tempo veniva in analisi». Adesso invece persino l’iPhone è diventato una minaccia che allontana dal lettino, non perché offra la stessa possibilità di riflettere su se stessi, ma perché ci travolge con la sua continua richiesta di attenzione, e quindi ci distrae dai problemi che invece dovremmo discutere con uno «strizzacervelli». (Mastrolilli, Sta)
Psicanalisti: stanno sparendo i pazienti, da una ricerca citata dal New York Post, 4 Marzo 2015
Creato il 04 marzo 2015 da Paolo Ferrario @PFerrarioPossono interessarti anche questi articoli :
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