Psicanalizzando Buffon

Creato il 09 giugno 2011 da Ilgrandemarziano
Ora mi pare chiaro che se uno, e non uno qualunque, bensì il portiere-capitano-storico della Nazionale di calcio, campione del mondo, se ne va in giro a snocciolare metafore ardite, credo che la faccenda meriti una breve riflessione. Facendo un passetto indietro per chi non ne fosse al corrente, ieri Buffon ha paragonato il clima da "giustizia sommaria" che si respirerebbe (il condizionale è mio) intorno all'ennesimo scandalo delle scommesse nel calcio e delle partite taroccate, con quello che si respirò a Piazzale Loreto, dove il 29 aprile 1945 i cadaveri di Benito Mussolini, Claretta Petacci, Alessandro Pavolini, Paolo Zerbino e Achille Starace furono appesi a testa in giù ed esposti al pubblico ludibrio, insieme ad altri corpi di altri esponenti fascisti.
Ebbene, innanzitutto credo che Buffon dovrebbe andare a informarsi su come andò davvero la storia, perché tecnicamente in Piazzale Loreto non ci fu alcuna esecuzione, in quanto Mussolini e gli altri furono portati lì già senza vita. In Piazzale Loreto dunque non si praticò alcun linciaggio. Quello semmai si praticò altrove. Ma ci fu il dileggio, il vilipendio, la condivisione pubblica della soddisfatta ammirazione dello spettacolo dei cadaveri, oltraggiati e ortaggiati. Al di là delle complesse ragioni politiche, sociali ed emotive che portarono a questo, su cui non voglio entrare, con ciò non è mia intenzione sminuire l'intrinseca atrocità della situazione. Era solo per dire che la metafora di Buffon non è del tutto pertinente.
Quello che però mi fa arricciare le antenne, è il pensiero della vocina interiore che ha suggerito a Buffon di utilizzare proprio questa similitudine. Insomma, è evidente che il portierone voleva intendere il significato della situazione in senso negativo, ovvero rispetto al fatto che soprattutto i media tendono a praticare una sorta di "giustizia sommaria" informativa a discapito dei giocatori di calcio che sembrano risultare coinvolti nello scandalo delle scommesse, ma sui quali ancora si sta indagando, ovvero ancora non si sa niente di preciso, come peraltro succede mediaticamente con qualsiasi altro "indagato" in qualsiasi altra situazione di natura criminosa (tranne Berlusconi, naturalmente).
Tuttavia non si deve dimenticare che le similitudini sono come le moltiplicazioni. In altre parole hanno la proprietà commutativa, ovvero cambiando l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Questo significa che, rispetto all'istinto che ha detto a Buffon di usare questa metafora, a parte gli accidenti cronologico-temporali del caso, si dovrebbe poter dire con piena cognizione di causa - e sempre negativamente - che Mussolini e gli altri in Piazzale Loreto sono stati trattati come lo furono i giocatori nello scandalo delle scommesse. Se dunque dalla prima prospettiva il trattamento riservato ai calciatori veniva distorto, assumendo i contorni di un'enormità disumana, nella seconda, essendo l'accento posto sui giocatori coinvolti nello scandalo, il mettere sullo stesso piano le famiglie di crimini legate alle scommesse, con quelle legate al regime fascista, non fa che minimizzare queste ultime concedendo loro un'illegittima derubricazione, fino a metterle sul piano della pura ipotesi, come per ora sono le altre.
Questo non fa che mettere in luce (una volta per tutte?) l'istinto di Gianluigi Buffon sull'argomento, ovvero quello che lui, nel suo intimo, pensa del fascismo. Dunque non mi pare di esagerare se dico che un'affermazione pubblica come questa dovrebbe essere sufficiente a espellerlo per sempre dalla Nazionale di calcio. Se poi ci aggiungiamo che, anche come portiere, ormai assomiglia più a un totano impastellato nell'olio bollente, il vero mistero è capire che cosa cazzo ci sta ancora a fare lì.

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