Psicoanalisi, teoria della seduzione, Freud, Masson, Ferenczi

Da Bruno Corino @CorinoBruno

Prima o poi fare i conti con la psicoanalisi mi toccherà. Un confronto serrato tra l’etoanalisi e la psicoanalisi di stampo freudiano è inevitabile. E lo è per tante ragioni. Anzitutto per la “falsità” e l’“ingenuità” del modello freudiano. Ingenuità dovuta all’idea di poter fondare l’istanza dell’inconscio su delle rimozioni fantasmatiche. Pure fantasie. Come si fa a credere che l’inconscio sia il serbatoio di pensieri rimossi? Sì, è vero, più avanti Freud parlerà anche dei meccanismi inconsci di difesa, ma si tratta pur sempre di meccanismi messi in atto per difendere l’Io da pensieri inaccettabili dalla coscienza, che pertanto vengono respinti in un remoto cantuccio.Ma poi tutta quella questione delle “fissazioni” non risulta a pensarci bene un’assurdità? So già le argomentazioni che il dotto psicanalista metterebbe in campo: resistenze. Lasciamo perdere, tanto gli analisti sono talmente prevedibili che non vale neanche la pena di discuterne le argomentazioni. A volte mi domando come fanno persone dotate di buon senso a prestar fede all’edificio psicoanalitico? Com’è tranquillizzante il buon modello freudiano. Niente traumi reali, concreti, tangibili. Niente stupri, nessun abuso sessuale. Niente di tutto questo, ma soltanto fantasie legate a un fantomatico complesso di Edipo.Nell’Etiologia dell’Isteria (1896), Freud era arrivato alla conclusione che i sintomi nervosi erano da ricercare in «un’esperienza sessuale provata sul proprio corpo, di un vero e proprio rapporto sessuale (in senso lato)».Insomma, si trattava di veri e propri “abusi sessuali” o di “aggressioni”: «Questi episodi devono presentarsi come ricordi inconsci, e possono provocare e far perdurare i sintomi isterici solo in quanto e fin quando restino inconsci». In una precedente relazione, L’ereditarietà e l’etiologia delle nevrosi(1896), Freud era stato ancora più esplicito: in tredici casi di isteria aveva riscontrato che in nessuno mancava l’episodio di «un’esperienza precoce di rapporti sessuali con un’effettiva irritazione degli organi genitali, come conseguenza di un’aggressione sessuale effettuata da un’altra persona» (i corsivi sono nel testo). Si trattava, scrive Freud, o di un brutale attentato commesso da una persona adulta, oppure di un atto di seduzione meno brusca e repellente, ma mirante allo stesso fine. La genesi delle nevrosi era da cercare nei traumi subiti in un periodo dell’infanzia.Ma appena un anno dopo, Freud ritratterà. Jeffrey M. Masson nell’Assalto alla verità (1984) ha indagato le ragioni che hanno portato il padre della psicoanalisi a questa svolta decisiva. Nel 1998 la casa editrice Boringhieri pubblica, a cura di Alberto Rossati, quattro saggi di Freud riguardante i primi passi della nascita della psicoanalisi col titolo La seduzione sessuale infantile. Il saggio premesso dal curatore, Freud prima di Freud: la teoria della seduzione sessuale infantile alla luce del “ricordo di copertura”, è un vero caso di gesuitismo teorico. Anzitutto, il semplice fatto di parlare di “Teoria della seduzione” rivela quale mentalità perversa ci sia dietro queste enunciazioni teoriche. “Seduzione” è termine infelice, come nota Masson, «in quanto implica una forma di partecipazione da parte del bambino». La seduzione è una attività interattiva che richiede un reciproco consenso. Invece, i casi in questione indicano esplicitamente una violenza diretta contro un essere inerme. Perché non l’hanno definita come “Teoria degli abusi sessuali”?Negli ambienti psicoanalitici ufficiali si è sempre preferita l’altra locuzione. Meno compromettente, evidentemente, ed è stata considerata come un vero e proprio tabù. Strano – vero? – per una dottrina che si vanta di aver svelato il significato dei tabù nella cultura averlo imposto ai suoi soci! E chi non lo rispettava era fuori dalla Società psicoanalitica. Come accadde a Sándor Ferenczi (1873-1933) negli ultimi anni della sua vita. L’ultimo capitolo del libro di Masson, Lo strano caso dell’ultimo articolo di Ferenczi, rivela come «i grandi nomi della storia della psicoanalisi non fanno bella figura alla fredda luce di questi documenti».La rimozione della “teoria degli abusi sessuali” è stato il prezzo che la psicoanalisi ha dovuto pagare alla storia per vedersi riconosciuta e accettata. Finché gli abusi sessuali vengono scambiati per fantasie di menti malate, la loro denuncia non rappresenta alcuna minaccia per l’ordine costituito. Anzi, la dottrina psicoanalitica ha offerto una “copertura ideologica” a questi misfatti, fornendo agli autori che se ne sono macchiati un vero e proprio alibi. La psicoanalisi ha elaborato un intero apparato teorico per togliere ogni credibilità alle vittime traumatizzate da questi abusi.Anziché “demistificare” l’ordine sociale, la dottrina psicoanalitica ha avuto la funzione di allontanare tutti i sospetti che potessero disturbarne il sonno. Ha circoscritto i drammi dell’umanità nella mente del paziente, trasformandola in una sorta di teatro delle marionette, dove il paziente lotta contro il fantasma dei suoi desideri repressi. In questa versione, la psicoanalisi, come tecnica terapeutica, si rivelava un alleato inaspettato del buon padre di famiglia che mandava in cura dal dottor Freud la figlia della quale aveva abusato nel periodo più delicato della sua vita. Qualsiasi sentimento avrebbe espresso nei confronti del buon padre, Freud le avrebbe spiegato che era il prodotto dei suoi fantasmatici e ambivalenti desideri. In ciò che raccontava non c’era nulla di vero. Si trattava soltanto di fantasie, attraverso le quali tutta l’umanità, in un periodo dell’esistenza, doveva necessariamente passare. Si trattava di convincere le vittime che le scene di abuso erano il prodotto di allucinazioni.Rimossa la “teoria degli abusi sessuali”, per Freud fu facile definire il bambino un “perverso poliformo”. Come scriverà nei Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905), il bambino «è predisposto al pervertimento». Cosicché, Freud fornisce un altro alibi agli stupratori: se essi vengono fatti oggetto di violenza sessuale, la colpa è soprattutto delle vittime che provocano i loro carnefici. Come suggerisce un allievo di Freud, Karl Abraham, «i bambini in generale hanno una costituzione idonea a provocare traumi sessuali», addirittura ci sono certi bambini che desiderino essere sedotti: «Tale idea può essere espressa con maggior precisione. Possiamo dire che i bambini appartenenti a tale categoria rivelano un desiderio abnorme di ottenere piacere sessuale, e in conseguenza di ciò subiscono traumi sessuali». Credo che qualsiasi stupratore sia disposto a sottoscrivere le parole dello stimato psicoanalista di formazione freudiana! Sono le medesime argomentazioni che si usano quando si vuole giustificare un qualsiasi stupro: si tenta a colpevolizzare la vittima, anziché il carnefice. È la vittima che con i suoi atteggiamenti ha provocato lo stupro.

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