Ci sono pazienti che raccontano di come la loro vita sia influenzata da pensieri ricorrenti di cui è difficile se non difficilissimo liberarsene. I pensieri possono essere di tipo diverso ma quasi sempre sono accompagnati da un senso di preoccupazione, da un forte desidero a non pensare e dal blocco di importanti attività, comportamenti e relazioni, prima vissuti regolarmente.
“Elena, dice che la sua preoccupazione è quella di poter fare del male a qualcuno, in particolare a chi è più fragile o delicato come bambini, anziani, etc. Se incontra un bambino e si relaziona con esso poi passa il resto della giornata a pensare se in qualche modo può avergli fatto del male, magari involontariamente. Questo inghippo psicologico, non si allevia con il tempo ma si rinforza tanto che Elena non riesce più ad occuparsi di quanto stava facendo e si sente costretta a telefonare al marito per chiedere conferme e rassicurazioni”
“Marco è costantemente turbato da pensieri che riguardano la sua salute. Ogni segnale del suo corpo rappresenta una minaccia per sé stesso e sicuramente nasconde un problema più ampio. Per questo motivo, Marco, trascorre la maggior parte del suo tempo in camera sua, da solo con i suoi pensieri. Ormai non vede quasi più gli amici ed ha smesso di recarsi al lavoro”
L’effetto che deriva, dal rimuginare continuo, è quello di una chiusura nei confronti degli altri e nel blocco della normale evoluzione della vita del singolo soggetto. La cosa più importante è continuare a pensare perdendo di vista tutto il resto. Il pensiero ossessivo è nella maggior parte dei casi una difesa personale nei confronti di un disagio più profondo, talvolta angosciante, comunque difficile da affrontare e per questo nascosto dal flusso continuo dei pensieri.
“Elena e suo marito Dario sono una coppia a “bassa temperatura” lui freddo e distaccato, lei “moglie perfetta” in superficie ma fragile e insicura nel profondo. Entrambi si trovano a dover affrontare il problema della sterilità che impedisce loro unirsi in una famiglia. I temperamenti di entrambi non li aiutano a condividere il problema né a darsi sostegno a vicenda. Ci pensa allora Elena, che sviluppa, in modo maldestro, una strategia per avere il marito più vicino a sé e allo stesso tempo trova il modo per poter parlare di bambini e della loro/sua fragilità”
“Marco pensa che nella sua vita non ha usato al meglio le sue capacità. Da sempre è stato un bambino passivo o ora un adulto che ha delegato le sue scelte a mamma e papà. Si ritrova oggi con dei progetti, dei desideri e delle passioni che fino a prima non aveva mai sentito o immaginato. Cambiare le carte in tavola è dunque complicato perché significa ribellarsi alla guida benevola dei genitori e ricominciare tutto da capo. Marco, pensa di non farcela, di non avere abbastanza energia per farlo così si sente spossato, stanco e inappetente e da lì iniziano le sue preoccupazioni”
Due storie completamente diverse ma con in comune un profondo disagio. La sensazione di non avere le capacità per affrontarlo è presente in entrambi i casi e i due protagonisti trovano, inconsciamente, delle scappatoie, dei modi possibili ma disfunzionali per affrontare e “parlare” del problema. La comprensione di cosa si nasconda dietro al pensiero ossessivo non è mai immediata ma va ricercata con un lavoro impegnativo di associazioni tra fatti e pensieri. Quando la persona impara a guardare il vero problema, piuttosto che a quello fittizio, allora inizia il processo di guarigione e di liberazione dai pensieri ossessivi.
Dott.ssa Katjuscia Manganiello – Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino Marche Studio di Psicologia e Psicoterapia – via Guido Postumo, 8 / 61121 Pesaro Urbino Marche