Può sembrare un caos, un impeto che come tale non è controllato, un frullato di suoni e di pensieri buttati lì, soprattutto ai primi ascolti. E può essere solo dal caos che può nascere qualcosa di fresco, che mette a soqquadro una nazione.
Con il passare del tempo si delinea un piano preciso, concreto, che da quella urgenza originaria fa scaturire uno stile che con il tempo si è delineato sempre di di più come unico. Già in questo primo disco i campionamenti raggiungono un numero elevato di sfacettature, di angoli e pieghe, e nonostante la loro eterogeneità si dimostrano in fin dei conti coerenti, fedeli a quella spinta propulsiva iniziale.
Funk, poesia, punk. Chitarre, sirene, battiti. Distorsioni, riverberi, politica. Un soul, nell'accezione letterale del termine, da strada, con le scarpe da ginnastica e il bomber, gli occhiali da sole e il berretto, e l'impegno nel cuore e nella testa. Questa è una spaccatura vera e propria nella società americana, una rivoluzione che è partita dalla fine degli anni sessanta ed è arrivata fino ai Public Enemy: un nemico pubblico di un sistema che sta per essere messo in crisi.
Balthazar Smith
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