Certo. Insieme a un gruppo di giovani appassionati di noir e polizieschi abbiamo iniziato a seguire con particolare interesse il lavoro di Massimo Carlotto. Tutti coltivavamo il desiderio di scrivere, ma soprattutto di imparare questo mestiere, ognuno affinando le proprie peculiarità e lavorando sui punti deboli. Massimo in qualche modo si è fatto carico della nostra formazione, che tutt’ora prosegue. Creare il Collettivo Sabot è stato il passo successivo. Come posso dirti, è come se ci avesse mostrato i suoi strumenti di lavoro, insegnandoci a usarli. Perdas de Fogu è stato come uno stage di lavoro in loco: un’esperienza formativa senza pari. Successivamente alcuni di noi sono entrati nel progetto Donne a perdere seguito da Massimo e da Colomba Rossi, che in seguito è diventata la direttrice della collana Sabot-Age che Massimo cura. C’è una sorta di continuità in questi progetti, ma sicuramente il denominatore comune è un’attenzione particolare per la qualità delle storie, la loro tenuta narrativa, e una sorta di legame con la realtà, di denuncia verso alcune zone scure della nostra società, proprio nello stile del noir mediterraneo con cui Carlotto ha fatto scuola.
• Quali sono le difficoltà della scrittura a più mani e quanto una simile esperienza può essere formativa per un autore?
Se si ha un atteggiamento professionale, quasi nessuna. Se l’obiettivo comune è la qualità della storia, si fa qualsiasi sacrificio pur di ottenerlo: si mette da parte il proprio ego, e ci si mette completamente a disposizione del progetto, modellando la propria scrittura, e cercando di apportare nella storia solo il meglio di se stessi. L’elemento formativo è quello della condivisione delle esperienze, dello scambio di tecniche narrative, e della contaminazione del proprio stile. Personalmente, è sempre stata un’esperienza sicuramente faticosa, ma sempre arricchente. Incrociare sensibilità diverse porta sempre a risultati interessanti.
Io penso che un buon libro trovi sempre in qualche modo la sua strada e il suo posto, a prescindere dal genere. A volte ci vuole parecchio tempo, e a volte circostanze avverse lo impediscono. Però basta anche solo un libraio o un lettore per cambiare il destino di un romanzo. Basta che un solo lettore/libraio si innamori di quel libro, e se è vero amore lo diffonderà nel suo piccolo. Se il libro è davvero valevole, i suoi amici, clienti o la sua rete di amici faranno lo stesso, e così via, ottenendo sicuramente attenzione e facendo parlare di sé. In questo il web, i gruppi di lettura, i social network, ma soprattutto i librai di razza aiutano. La conditio sine qua non è che il libro sia davvero bello: ben costruito, personaggi indimenticabili, e una storia che ti lascia qualcosa dentro. Il punto è che i libri così sono davvero rari. Però, a maggior ragione, se un lettore si imbatte in uno di questi libri, può davvero cambiare le carte in tavola. Noi come esseri umani subiamo il fascino delle cose belle e tendiamo a condividerle per parlarne e per capire attraverso lo scambio con gli altri qualcosa di più su noi stessi. Per riassumere, voglio credere che ci sia ancora spazio per i bei libri.
• Con un libro appena pubblicato immagino sarai in piena promozione. Sei un autore legato ai tour di presentazione o fai parte di quella scuola di scrittori che preferirebbe demandare tutto agli uffici stampa e ai loro comunicati? (personalmente farei volentieri parte dei secondi, però ammetto che, seppur muovendomi a fatica all'inizio, alla fine sono sempre felice di portare i miei libri tra la gente!)
Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Come direbbe Mazzeo, «se sei uno scrittore scrivi, non andare in giro a fare lo scemo». Diciamo che è così che mi sento quando sono in promozione, un po’ inadeguato e come di troppo. Ho troppo rispetto per le storie e i personaggi per mettermi davanti a loro, però devo anche dire che quando incontro i lettori quel senso di inadeguatezza crolla, soppiantato proprio dall’amore che entrambi abbiamo per quei personaggi che ci lega in un modo magico che non ti saprei spiegare. Quindi i tour promozionali - perlomeno per me - fanno parte del processo creativo perché ti caricano di quell’energia, quelle aspettative e quell’ “amore”, indispensabile poi per affrontare la pagina bianca.
Wow… solo un paio? Uhm… Uomini e topi di Steinbeck. Shella, di Andrew Vachss. Galveston, di Nick Pizzolato. E per lettori che non hanno paura di noir puri: L’oscura immensità della morte di Massimo Carlotto, La strada della violenza di Mauro Marcialis, e Rosso italiano di Massimo Rainer… Scusa, ho esagerato. Deformazione professionale da ex libraio.
• Niente, va benissimo così ;-) Adesso a cosa stai lavorando?
Al momento sono in fase di stesura finale del terzo romanzo della saga delle Pantere, e di un romanzo thriller extraserie. Cerco sempre di lavorare almeno su due progetti diversi… Poi sto preparando il tour e la promozione per un romanzo che uscirà fine Maggio per Rizzoli, scritto insieme a Ciro Auriemma e Stefano Cosmo del Collettivo Sabot. È un romanzo noir ambientato in Spagna a cui tengo molto con un personaggio di cui sono perdutamente innamorato. C’è anche un altro libro in uscita a Novembre, ma ora è prematuro parlarne.