Ho sempre temuto la solitudine.
Forse perché per i primi quindici/sedici anni nella mia vita non ho avuto molte persone con le quali condividere le cose.
O forse perché sono figlia unica e la solitudine la vedo quasi come una condanna a priori, come la normale forma che assumerà la mia esistenza.
Temo la solitudine dunque e cerco sempre, come posso, di sfuggirle.
I problemi arrivano quando lei mi si presenta sotto forme nuove, forme che io non sono pronta a combattere.
Ci si può sentire soli anche in mezzo alla gente, ho scoperto. E credo sia la forma di solitudine più disperata.
Come si sopravvive all'intimo dolore di non appartenere davvero a niente?
Mi sento come senza radici e senza appigli, come fossi destinata a vagare in eterno cercando la compagnia di gente alla quale non sono disposta a mostrare nulla di me.