Il romanzo di esordio di Marco Cubeddu, intitolato “Come una bomba a mano sul cuore” (Mondadori), tanto per cominciare, è molto più di un semplice esordio. L’inizio è un inizio dalla fine, dalla scena in cui l’amata del protagonista Alessandro Spera viene uccisa insieme a altre diciassette persone. Lo stesso cognome scelto per il protagonista, Spera, costituisce un refrain, un inno alla speranza che si concretizza nelle sue azioni disperate, un po’ all’opposto del Guglielmo Speranza che ne “Gli esami non finiscono mai” di De Filippo si trovava ad affrontare anche lui ‘prove’ della vita prima di coronare il suo sogno d’amore.
A distanza dai fatti tremendi occorsi dieci anni prima, Spera raccoglie le sue memorie in un volume, che consegna al suo avvocato, un memoir e allo stesso tempo un auto-da-fè, senza che il lettore se ne accorga, dato che il risultato è una road novel del tempo e dello spazio.
Si comincia quindi a ritroso, partendo dalla formazione del carattere di Alessandro, dove il romanzo di Cubeddu costituisce la dimostrazione del fatto che i bambini, in potenza, sono assassini e futuri criminali incalliti, finché qualcosa nella loro crescita non fa sublimare la cattiveria incanalandola in attività produttive, magari fantasiose come la scrittura, anche quando votata all’opportunismo e inframezzata da crudeltà, allucinogeni, droghe pesanti e droghe pesantissime, come accade a Alessandro. E se il nostro bambino decidesse di procrastinare il suo passaggio alla maturità, perfezionando nel sadismo la ribalta sul mondo? Va detto che il merito di tutto ciò va ascritto alla quieta connivenza di un padre, fumatore semiprofessionista di pipa tirolese, che poco ha fatto per sostenere l’azione educatrice della madre di Alessandro Spera, che per di più si trasforma nell’archetipo di madre che lui seminerà nei suoi romanzi.
In un centinaio di pagine il futuro scrittore, dopo avere abbandonato ogni speranza di irregimentarsi nel sistema dell’istruzione e in quello della società, e dopo essersi introdotto nei peggiori ambienti della sua città, diventa una mente criminale votata alla scrittura e all’amore, passando dagli anni novanta ai duemila, dall’adolescenza alla maturità. Soltanto il lavoro di pompiere e lo sport, con la cura del suo fisico e la pratica del mondo suburbano, fanno in modo che Alessandro sia capace di farsi scivolare addosso le incostanze dell’amore. Sarebbe un peccato fornire troppi particolari perché la scrittura di Cubeddu è rapida, seminata di particolari, la vicenda incalzante, e vale la pena di leggere questo frammento, anche perché offre una visione inedita di quel romanzo di formazione tanto inseguito dallo stesso Spera anche nella sua vita di personaggio.
Basta questo a collocare il testo, ad esempio, sulla linea che da “Due di due” di Andrea De Carlo arriva a “Bastogne” di Enrico Brizzi, passando per il meno conosciuto ma altrettanto rutilante “Sognavo di essere Bukowski” di Gino Armuzzi, e che dagli anni novanta, anche in questa seconda decade del millennio, rinnova la posta di un esordire forte, quello di Cubeddu, incisivo, incalzante, pulp, a tutti gli effetti un film che non sarà mai filmato perché la storia d’amore in esso narrata è eterea, evanescente, poesia pura. Un discorso a parte, per il divertimento e la malinconia, meritano le descrizioni degli scrittori, vere o fittizie, e delle aspirazioni coltivate da Alessandro, molto di striscio, nel loro mondo. Carlo Lucarelli, Alessandro Baricco, Dario Voltolini e, su tutti, Antonio Franchini, sono figure di passaggio, epifanie messe su un piedistallo dagli scrittorucoli che non capiscono, come capisce Spera, che la scrittura va vissuta e non mimata. I problemi, per chi non lo ha ancora capito, arrivano quando Spera si imbatte nelle due sorelle che gli cambieranno la vita, Benedetta e Mel InWonderland. Il ragazzo si innamorerà perdutamente di Mel e come accade in ogni storia di amore non corrisposto, quando uno dei due amanti scrive, il risultato sarà sublime. Così è per Spera, che in pochi anni brucia le tappe di una carriera letteraria folgorante, fino a diventare uno sceneggiatore di serie televisive hollywoodiane, ovviamente strapagato.
C’è qualcosa però che non va, tra i due, Mel infatti, malgrado il suo passare con leggerezza attraverso il mondo, è attratta dalle certezze, mentre Spera, che il mondo lo attraversa come un proiettile zen, non può offrire altra certezza che il suo amore infinito e, per l’appunto, disperato. Soltanto arrivati alla fine della lettura potremo sapere se questa storia finirà come è cominciata. L’esordio di Cubeddu è dirompente, e oltre a offrire un rapido spaccato dei nostri ultimi venti anni, visti con gli occhi di un adolescente e poi di un ragazzo, ci consegna una storia d’amore e morte dalla linearità quasi classica. L’autore inoltre, nonostante le assicurazioni finali, sembra somigliare molto al suo personaggio, e questo è un segno di sincerità.
Marco Cubeddu – “C.U.B.A.M.S.C. Come Una Bomba A Mano Sul Cuore” – Mondadori