Pusher - l'inizio

Creato il 17 ottobre 2014 da Lafirmacangiante
(Pusher di Nicholas Winding Refn, 1996)
La camera segue Frank (Kim Bodnia) costantemente, lo segue nello svolgersi quotidiano dei suoi loschi traffici, nelle sessioni di cazzeggio con il compare Tonny (Mads Mikkelsen), nei rari momenti di relax, nelle opportunità di guadagno, negli oscuri sobborghi della capitale danese, nei momenti di difficoltà, in quelli di tensione crescente e nell'attimo in cui tutto sembra andare in vacca. Il regista Nicholas Winding Refn ci scaraventa nella vita di Frank, uno spacciatore di Copenaghen che vive d'illegalità, giocando in maniera superba con le sensazioni, con le emozioni e con l'empatia che si crea tra spettatore e protagonista senza mai mostrarci il suo pusher come un eroe moderno ma esponendone la quotidianità in modo che ci si senta vicini a una comprensione di un mondo e di una maniera di vivere che fortunatamente molti di noi non conosceranno mai. E non dev'essere un bel vivere. Preso al di fuori del suo mestiere, Frank sembra quello che potenzialmente avrebbe potuto essere anche un tipo a posto al contrario del suo amico Tonny, prototipo del perfetto coglione. Ma chissà cosa, Refn non ce lo dice, lo ha fatto finire in un certo giro, in un ambiente fatto di fornitori e di clienti, di soci e di poliziotti, un ambiente dove l'amicizia e il semplice valore di una vita vengono messi da parte in un attimo in favore del profitto e di uno strano codice di rispetto che ammorba il paesaggio criminale.
Nonostante la regia di Refn guardi a un forte realismo non manca certo di stile, anzi. A supporto delle immagini la bella colonna sonora, tesa, coinvolgente ed energica si sposa con la fotografia all'apparenza molto poco artefatta. Nel complesso ne esce un film che potrebbe essere una delle opere giovanili di un Ritchie asciugato dell'ironia che lo contraddistingue e privo delle strizzatine d'occhio al pubblico che hanno reso così cool i suoi primi film. Ritchie gioca, costruisce e diverte, Refn colpisce e spaventa senza mai calare troppo la mano sull'efferatezza delle scene, mi aspettavo un film molto più violento e invece la violenza nasce da riflessioni, prese di coscienza e dalle angosce dei personaggi con le quali non si fatica a essere partecipi, emblematica la bella inquadratura finale.

Ottimo il cast, il protagonista Kim Bodnia che sembra essere entrato in sostituzione di un altro attore solo a riprese molto inoltrate, esprime il miscuglio tra quotidianità e momenti di rischio e tensione con naturalezza disarmante, un volto fantastico per la parte così come quello di Mikkelsen, il più noto del lotto, sempre sopra le righe. Ottime anche le interpretazioni del fornitore di droga Milo (Zlatko Buric) e del suo fido spezzaossa Radovan (Slavko Labovic) personaggi che avrebbero potuto facilmente risultare monodimensionali e sui quali è invece stato svolto un bel lavoro di costruzione.
Rimane da dire che questo è il primo episodio di una trilogia, questo L'inizio vede protagonista Frank, gli altri due film sono incentrati sulle figure di Milo (L'angelo della morte) e Tonny (Il sangue sulle mie mani).