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Putin prende provveedimenti seri contro la corruzione, destinati però ad essere vanificati dalla sua politica estera

Creato il 15 febbraio 2013 da Matteo
Farabutti e ladri [1]agli arresti domiciliari
Il presidente ha finalmente trovato una risposta adeguata all'"atto Magnitskij", proibendo ai funzionari russi di avere conti e asset all'estero. Ma il futuro della privatizzazione russa è stato già determinato dai legislatori americani
12.02.2013
Martedì il presidente della Federazione Russa ha proposto alla Duma di Stato un disegno di legge federale che proibisce all'ampia nomenklatura di pubblici ufficiali di avere conti esteri e titoli di compagnie straniere sotto la minaccia di destituzione dalla carica.

A differenza della morbida, "liberale" legge sul controllo sui redditi è un atto duro, forte. E' evidente perfino dal preambolo: "Allo scopo di garantire la sicurezza nazionale, regolare l'attività lobbistica e aumentare l'efficacia della lotta alla corruzione si stabilisce per le persone che prendono per dovere d'ufficio decisioni che riguardano questioni di sovranità e sicurezza nazionale il divieto" di disporre di conti in banche estere e di possedere titoli di non residenti (tanto di stati, quanto di compagnie private).
La lista di persone su cui, come si è chiarito, grava il peso della sovranità russa è particolarmente ampia. Sono funzionari federali e regionali, membri del consiglio di amministrazione della Banca Centrale – in generale tutti i pubblici ufficiali designati dal presidente e dal governo, ma anche collaboratori di compagnie e corporazioni statali che hanno ottenuto i loro posti in modo analogo.
Inoltre la legge limita il diritto di possedere asset esteri dei loro coniugi e dei loro figli minorenni. Certo, un funzionario può avere non solo una moglie, ma anche, per esempio, una suocera, ma è importante ricordare che solo i vincoli del matrimonio formano rapporti giuridicamente significativi tra parenti, anche prossimi. Sia nella giurisdizione russa, sia in quelle straniere.
Si possono certamente gettare gli asset a dei prestanome, ma dov'è la garanzia che queste persone poi non li "privatizzino" (in questo senso è d'uopo ricordare l'epica causa tra Berezovskij [3] e Abramovič)?
E così i funzionari e i loro coniugi che hanno asset esteri (e chi non li ha?) saranno obbligati a chiudere i conti esteri e a vendere i titoli di non residenti nel giro di 3 mesi dall'entrata in vigore della legge, riportando in patria quanto accumulato. O a dare le dimissioni. Un periodo di tre mesi per liberarsi dalle eccedenze è dato anche a chi è intenzionato ad aspirare alla sostituzione di cariche statali.
A chi ancora dubita se tutto ciò sia serio merita far conoscenza con la lista delle motivazioni per lo svolgimento di una verifica nei confronti di chi decida di celare quanto ha guadagnato all'estero. Sono i dati delle forze dell'ordine, degli organi di potere esecutivo, tra cui quelli regionali, dei partiti politici, della Banca Centrale della Federazione Russa, di banche estere e organizzazioni internazionali, della Camera Sociale [4] e – bingo! – dei mezzi di informazione di massa panrussi. In generale tutto, tranne denunce anonime.
Nella verifica di tali informazioni sarà permesso coinvolgere le forze dell'ordine anche conducendo azioni operative e di ricerca e anche tenendo intime conversazioni con persone fisiche, tra cui non residenti e chiedere informazioni complementari ai "sospetti".In generale, se la legge sarà approvata in questa forma e inizierà a funzionare, ai funzionari toccherà effettivamente fare una scelta tra gli asset esteri e la verticale del potere.
Questa è già una risposta seria all'"atto Magnitskij": non volete fare entrare i nostri compagni? Ma neanche noi li lasciamo andare, perché senza soldi andare per loro non ha comunque senso.
Se la "anti-Magnitskij" "legge Dima Jakovlev" [5] ha lanciato la sfida alla parte attiva della società civile, il disegno di legge di Putin è già una seria sfida all'élite, che sarà costretta a dividersi in "nostri" e "altrui".
E' molto interessante come la accoglierà e cosa farà in risposta.

Quanto costa l'"atto Magnitskij"

Esamineremo alcuni presupposti macroeconomici di tale comportamento dell'élite russa e pronosticheremo conseguenze di lungo periodo.

Uno dei compiti principali del mandato "intermedio" di Dmitrij Medvedev e del terzo mandato di Vladimir Putin era la graduale legalizzazione dei capitali accumulati dall'establishment politico e delle strutture armate nel processo di statalizzazione degli asset (a cominciare dal "caso JuKOS"). I risultati si sono espressi, per esempio, in qualche liberalizzazione dell'azione penale per reati economici e nella riduzione della pressione amministrativa sul mondo degli affari. Era stato programmato che dopo l'arrocco Putin continuasse su questa linea, ma ben più attivamente (ricordiamo i suo articoli "economici" pre-elettorali) e che inoltre sviluppasse una campagna anti-corruzione e conducesse la "de-offshorizzazione".
Hanno rotto la logica del processo i noti processi di politica interna e lo stesso "atto Magnitskij".In cosa è così terribile questo atto per l'élite russa? Nel fatto che sia stata dichiarata aperta la caccia globale agli asset di persone complici di crimini economici compiuti sul territorio della Russia. E' un precedente e un pallone sonda. Infatti se è capitato a Browder [6], con ancor maggiori motivazioni potrebbe capitare a gruppi di interesse legati, diciamo, agli azionisti della JuKOS.
Per esempio, ancora nel 2009 la "Yukos International" americana (la rappresenta Bruce Misamore) fece un'istanza alla Corte di Strasburgo, in cui chiedeva di riscuotere dal governo russo 100 miliardi di $ per le perdite causate dalla bancarotta della compagnia russa. La CEDU soddisferà a stento tali richieste, ma è necessaria Strasburgo, se adesso le questioni si possono risolvere a Washington tramite il Senato e il Congresso?
E infatti c'è anche la giustizia americana, che, come mostra la clamorosa storia della biblioteca di Schneerson [7], può prendere decisioni in favore degli istanti americani, ignorando tanto il concetto di sovranità russa, quanto la reazione negativa delle autorità degli USA.
Infine, se alle sanzioni americane si associasse neanche tutta l'Europa, ma anche solo la Gran Bretagna, sarebbe già una catastrofe. Perché la parte del leone degli asset dell'élite russa in un modo o in un altro è legato alla giurisdizione americana o alla giurisdizione britannica (offshore satelliti comprese).
In generale, a differenza del paese, il capitale russo da corruzione si è effettivamente trovato circondato da nemici.
Le uscite da questa situazione, forse, sono due, ma non esamineremo la possibilità di una reale punizione da parte delle forze dello stato russo di chi ha preso proprietà privata violando la legge. Resta un corso – verso l'isolazionismo, verso l'economia sovrana e per esso, evidentemente, andrà il paese.
Questo acquisisce tratti concreti nelle storie simmetriche del nuovo round di privatizzazione (combinata alla de-offshorizzazione) e della creazione dell'Agenzia Finanziaria Russa, che investirà fino a 2500 miliardi [8] dei fondi di riserva e del cumulo pensionistico della popolazione.

L'aereo della privatizzazione

Di per se l'idea dell'apertura del "salvadanaio" statale forse è tempestiva. L'economia del paese necessita disperatamente di investimenti, tra cui in progetti di infrastrutture e nella creazione di nuove grandi imprese, ma cosa qui, di interi cluster e i soldi dei fondi sovrani si adattano idealmente a questi scopi: ce ne sono tanti, sono convenienti, durano a lungo.
Ma l'uso di questi mezzi nell'ambito della "grande privatizzazione" è una decisione con il segno "meno". Perché significa il riscatto di asset statali con soldi statali (e i soldi dei futuri pensionati), tra l'altro a prezzi stabiliti a livello amministrativo (vedi "Novaja gazeta", n°15 – "Il Gosplan [9] va all'IPO".)

Tra l'altro l'Agenzia Finanziaria Russa non sarà l'unico grande giocatore sul mercato di incetta degli asset statali. E' evidente che la possibile svendita apre la strada a quella stessa legalizzazione mai avvenuta delle rendite amministrative e di corruzione accumulate, ma già all'interno del paese. Nell'ambito della teoria dell'"aereo della privatizzazione" che proposi già tre anni fa (vedi "Novaja gazeta", n°20 del 2010). L'idea era che gli asset statali seri potessero essere venduti solo a "gente di Stato" a spese dei fondi accumulati da loro nelle offshore.

In cosa consistono i rischi dello schema con la partecipazione tanto di capitale offshore quanto statale? Nel fatto che il processo in entrambi i casi è controllato.
Cioè, se per un asset concreto si troverà un acquirente "concordato", l'Agenzia Finanziaria Russa (o i suoi agenti), con tutta probabilità, lo considereranno "non interessante" e questo andrà al prezzo concordato. Ma se questo sarà un asset non di profilo di una holding statale che ha bisogno di soldi, l'Agenzia Finanziaria Russa potrà comprarlo a caro prezzo, pagando il premio con fondi sovrani (che, a suo volta, potrà essere indirizzato anche al riscatto di asset "interessanti").
Tra l'altro i soldi statali depositati per le privatizzazioni non saranno già più investiti in progetti di infrastrutture o in altri che hanno un senso economico e cioè le reali perdite del paese saranno moltiplicate. Certo, discutere di somme precise finora è insensato, ma il loro ordine di grandezza è evidente – sono migliaia di miliardi di rubli [10].
Qui merita aggiungere anche il profitto che la Russia non otterrà dalla vendita dei propri asset al massimo prezzo di mercato. Questo prezzo per l'appunto si potrebbe ottenere con la quotazione alla borsa di New York o di Londra. La pratica mostra che le compagnie che si commerciano in Russia costano il 25-40% in meno delle loro analoghe nei posti guida. E' lo sconto per le caratteristiche negative della nostra giurisdizione (corruzione, mancata difesa del diritto di proprietà, legislazione di bassa qualità). Ma a Londra e a New York non possiamo andare per via di rischi giuridici inaccettabili. Cioè, al momento della vendita nel paese ad acquirenti quasi statali, tra cui anche offshore, lo stato non otterrà quello stesso 25-40% del prezzo massimo. E anche all'incetta con i soldi dell'Agenzia Finanziaria Russa, essenzialmente, non otterrà nulla perché è un passaggio di soldi da una tasca all'altra.

Il flusso di corruzione

C'è anche un altro aspetto dell'attività economica russa, legato al tema del movimento transnazionale di capitali, solo non in entrata, ma in uscita.
Non si tratta del famigerato "flusso" e non è già più nel contesto del "cattivo clima di investimenti" mediato da un "regime sanguinario" (anche se il clima è cattivo e ci sono questioni sul regime).
Cominciamo dal fatto che lo stesso indice "esportazione netta di capitali da parte del settore privato" calcolato dalla nostra Banca Centrale è unico a livello mondiale perché nessuno calcola più così. Il resto dell'umanità usa l'indice "Private Capital Flows" (metodo della Banca Mondiale). In russo si traduce esattamente allo stesso modo, ma ha un'altra struttura e di conseguenza tutt'altri risultati. Per esempio, secondo i conti del 2011 la Banca Centrale ha registrato una "esportazione netta di capitali da parte del settore privato" dell'ordine di 80,5 miliardi di dollari, ma con il "Private Capital Flows" la Banca Mondiale ha valutato "il tutto" 32,3 miliardi di dollari (è perfino strano che la nostra propaganda trascuri questo fatto).
Dov'è la differenza? Come hanno chiarito gli esperti del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti e la Ernst&Young, la nostra Banca Centrale riferisce all'esportazione di capitali articoli come "puri errori e omissioni", spese per l'acquisizione di velivoli, pagamenti da parte di "filiali" di banche estere alle compagnie principali e strutturazione di operazioni offshore.
Con le offshore è particolarmente interessante perché, dal punto di vista del piccolo borghese russo, si presentano anch'esse come un flusso di capitali nella forma più pura. Tuttavia, secondo i calcoli del Fondo Russo per gli Investimenti Diretti e di Ernst& Young, nel periodo 2007-2011 gli investimenti diretti dalla Russia nelle zone offshore (complessivamente 135,6 miliardi di dollari) sono praticamente pari al movimento di capitali in direzione opposta (133 miliardi di dollari). E se volerà l'"aereo della privatizzazione", otterremo anche un puro afflusso. Cioè, le offshore, certo, sono per la fuga dalle tasse e per la copertura dei beneficiari, ma non per il flusso di capitali.
Ecco così che dietro al "meno" delle posizioni indicate l'indice "esportazione netta di capitali da parte del settore privato", secondo la versione della Banca Centrale, nel 2011 è ammontato a 40,8 miliardi di dollari, di cui 32,8 sono capitati nella riga "Operazioni dubbie" (faremo notare che questa cifra è straordinariamente vicina ai dati della Banca Mondiale).
Non è il fatto che tutte le operazioni che la Banca Centrale riferisce come "dubbie" abbiano natura di corruzione, ma è evidente che, per esempio, quei 230 milioni di dollari che nell'ambito di un'indagine alternativa sul "caso Magnitskij" sono ora cercati dalle autorità di alcuni paesi europei abbiano chiaramente arricchito questa statistica.
Ecco il "cattivo" flusso di capitali con cui merita effettivamente lottare. Il problema è che ha un carattere transnazionale, cioè è indispensabile interagire con l'intelligence finanziaria e le forze dell'ordine dei paesi europei e degli USA. Ma adesso siamo in guerra fredda con loro. E ciò significa che al nostro governo, anche se ne avesse tanta voglia, non riuscirà porre una barriera all'esportazione di redditi da corruzione. E anche queste sono perdite dirette per il paese, misurabili, come vediamo, in decine di miliardi di dollari l'anno, che difficilmente si riuscirà a ridurre per via della nostra reazione all'"atto Magnitskij".
Andrej Poluchin, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/56710.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Partito dei farabutti e dei ladri" è detto dall'opposizione "Russia Unita", il partito-Stato della Russia di Putin.
[2] Nome dato alle sanzioni contro la Russia emanate dagli USA in seguito alla morte in carcere dell'avvocato russo della compagnia di consultng americana "Firestone Duncan" Sergej Leonidovič Magnitskij.
[3] Boris Abramovič Berezovskij, faccendiere russo rifugiato in Gran Bretagna.
[4] Organo intermedio tra la società civile e il potere politico privo di poteri reali.
[5] La legge che proibisce l'adozione di bambini russi da parte di statunitensi, intitolata a Dmitrij (Dima) Jakovlev, bambino russo morto per negligenza dei genitori adottivi americani.
[6] Bill Browder, direttore della finanziaria "Hermitage Capital Management", accusato di frodi fiscali in Russia.
[7] Un tribunale di Washington ha condannato lo stato russo a pagare 50.000 dollari per ogni giorno di mancata consegna agli ebrei americani del movimento Chabad-Lubavitch dei libri del loro terzo leader, il rabbino Menachem Mendel Schneerson (1789-1866), conservati nella biblioteca nazionale di Mosca.
[8] Oltre 61,7 miliardi di euro.
[9] GOSudarstvennyj PLAN (Piano Statale), l'istituto sovietico per la pianificazione economica.
[10] Mille miliardi di rubli sono circa 24,7 miliardi di euro.

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