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Putin: “Se Silvio fosse gay... “. Se la nonna avesse le pale... Se LettaLetta non fosse Jo Condor... Se...

Creato il 20 settembre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Putin: “Se Silvio fosse gay... “. Se la nonna avesse le pale... Se LettaLetta non fosse Jo Condor... Se...Con i se e con i ma non si fanno le frittelle”, diceva nostra nonna che se avesse avuto le pale sarebbe stato un elicottero. Invece la nostra civiltà italica è piena proprio di se e di ma, una continua indecisione, un continuo condizionale spesso usato al posto del congiuntivo (il presente invece lo usiamo sempre, incapaci di declinare correttamente l'imperfetto o il passato remoto). Noi non sappiamo cosa diavolo i gay abbiano ma potuto combinare a Putin, perché l'odio che lo Zar ha nei confronti degli omosessuali è pari, se non superiore, a quello che prova nei confronti dei giornalisti indipendenti. Però, siccome in Russia i gay sono sicuramente più numerosi dei giornalisti liberi in una libera stampa, applicare il metodo “Politkovskaja” è improponibile, e non sempre un colpo di pistola in faccia risolve i problemi. Allora si mette mano alla legge e si proibisce domineddio ricalcando le orme dei texani che nel loro codice penale hanno ancora il reato di “sodomia”. In effetti le offese storiche, dai tempi del potere temporale erano: “sodomiti” e “ebrei”. Un sodomita-ebreo poi, era il massimo dell'abiezione tanto che Hitler si inventò le camere a gas e alla fine ne approfittò per fumizzare anche gli etero. Ma torniamo a Vlady. “Silvio – ha detto – è attaccato da tutte le parti perché non è gay, se lo fosse nessuno lo toccherebbe”. Non abbiamo capito se la battuta da macho vero, da campione di arti marziali sterminatore di ceceni, fosse riferita al fatto che la lobby gay è “intoccabile” perché potente ed economicamente molto forte o se, com'è più facile immaginare, toccare un gay porta con sé una naturale repulsione. Resta il fatto che, qualunque sia l'intendimento dello Zar, parlare di diritti civili in Russia e come parlare di adozione di un bambino nero da parte di un socio emerito del KKK: un assurdo in termini. Ma lo avete visto ieri Silvio all'inaugurazione del suo mausoleo romano-nuova sede di Forza Italia? Pensate, quegli stessi loculi sono stati per anni il regno di Giulio Andreotti, la sede dei maneggi più cool della repubblica, il luogo degli incontri al vertice con Salvo Lima, Franco Evangelisti (“a fra' che te serve?”), Cirino Pomicino, qualche cardinale e un pugno di giornalisti compiacenti tutti pronti ad applaudire le inarrivabili battute del divo Giulio. Ci chiediamo cosa sia cambiato da allora, e ci rendiamo conto che la differenza era una sola, Giulio si circondava di uomini, da misogino qual era le presenze femminili lo inibivano. Silvio è il perfetto contrario, fosse per lui gli uomini del suo partito li terrebbe volentieri nello scantinato. LettaLetta non è Jo Condor e, per dirla tutta, nessuno lo ha mai creduto. Il fatto è che il premier, dopo il Fonzie riscoperto da Matteo Renzi, si sente in dovere di inseguire il suo rivale sul versante del vintage, un pizzico di mordernariato per non ammettere spudoratamente di essere un fan sfegatato del punk melodico dei Blink 182, troppo giovanile porco boia, il ceto medio moderato potrebbe avere un sussulto di esistenza in vita. Allora si lascia andare ai ricordi della sua infanzia che, a questo punto, dobbiamo presumere l'abbia trascorsa sui libri e guardando la Tv dei Ragazzi dopo i compiti. D'altronde, con un cotanto zio!

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